06/11/2018

Ashtanga yoga, una meditazione in movimento

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 06/11/2018 Aggiornato il 15/12/2018

È uno stile dinamico, adatto a chi non vuole rinunciare al movimento, che insegna a porre molta attenzione a gesti e respirazione, ad ascoltare se stesse e, di conseguenza, insegna a concentrarsi meglio

ashtanga yoga

Le proposte di corsi di yoga sono molto ricche e sfaccettate: di questa disciplina, completa e tanto benefica, ogni scuola sottolinea aspetti diversi. Alcuni stili sono più tranquilli e statici, altri più dinamici.

Siete iperattive e piene di vitalità? L’insegnante Elena De Martin vi suggerisce di provare l’Ashtanga yoga, che definisce “la madre di tutte le pratiche dinamiche”.

L’Ashtanga yoga è una meditazione in movimento che presuppone uno stato di grande concentrazione, mentre le sequenze di gesti fluiscono.

Gesti fluidi e coordinati

In questo stile yogico tradizionale i movimenti fluiscono l’uno nell’altro (tecnicamente questo concatenarsi si chiama Vinyasa), ma il focus del lavoro è la grande e particolare attenzione alla coordinazione fra gesto e respiro. Ogni movimento infatti deve concludersi e inserirsi perfettamente in un atto respiratorio.

Questo comporta una costante e profonda concentrazione, che mette i praticanti in continuo contatto con se stessi: è necessario che l’attenzione sia piena e totale, non c’è spazio per distrarsi né per guardare cosa facciano i vicini, anche perché l’Ashtanga yoga prevede che gli occhi, durante le sequenze, siano sempre posati su precisi punti.

Benefici per il corpo e la mente

Poiché l’esercizio fisico può essere anche molto intenso, il corpo si rinforza e si modella, quindi i vantaggi fitness sono innegabili, ma l’aspetto più importante è proprio il continuo autoascolto, condizione necessaria per riuscire a combinare correttamente movimento e respiro: questo lavoro, se fatto correttamente, fa sentire pieni di energia e di vitalità.

Se ne ha percezione fin dalle prime lezioni e anche i neofiti se ne accorgono (e si innamorano della pratica): bastano davvero pochi movimenti, anche solo un saluto al sole, per stare con se stessi, incontrare se stessi, imparare ad accettarsi e a trovare le risorse per superare le proprie difficoltà.

La curiosità

Ciò che più colpisce entrando in una classe, è il suono che i presenti producono: la respirazione tipica dell’Ashtanga yoga, chiamata ujjayi pranayama, è infatti eseguita creando una leggera contrazione all’altezza della glottide, una specie di filtro, di restringimento che provoca un suono al passaggio dell’aria.

Questa respirazione, simile a un leggerissimo russare, contribuisce al riscaldamento del corpo, perché l’aria rimane più a lungo all’interno delle vie respiratorie prima di essere espirata, e lo rende perciò più flessibile, sciolto e pronto agli asana. Ma ha anche la capacità di trasportare e accompagnare il gruppo con un suono che si amplifica grazie all’“effetto coro” e che trasmette energia positiva.