17/06/2024

Larissa Iapichino: cadere serve per rialzarsi e crescere

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 17/06/2024 Aggiornato il 17/06/2024

La giovane campionessa, figlia d’arte grintosa e determinata, racconta i suoi grandi successi nel salto in lungo, i record, le conquiste e i momenti bui. Da cui si risorge più forti

ok CREDIT Gabriele Seghizzi - Red Bull Content Pool

«Quando da piccola mi veniva chiesto cosa vuoi fare da grande, non ho mai risposto “l’atleta“. Avere due sportivi in casa era già abbastanza». Inizia così la videointervista a Larissa Iapichino per la serie “Zeta”, che è online sui siti di RedBull ed Eurosport e che approfondisce sogni, paure, vittorie e difficoltà di un gruppo di giovani atleti della “generazione zeta”. Larissa, fuoriclasse del salto in lungo 22enne e già plurimedagliata, è figlia d’arte: la mamma, Fiona May, è stata anche lei lunghista (con due medaglie d’argento mondiali e due olimpiche), mentre il papà, Gianni Iapichino, è stato astista e, adesso, è il suo allenatore.

La campionessa è detentrice del record italiano assoluto indoor (6,97 m) e, nel 2019, aveva già conquistato anche il record mondiale juniores indoor.

Il proprio posto nel mondo

Il racconto di Larissa comincia con un flash-back a quando era piccola e già famosissima per un noto spot pubblicitario di cui era protagonista con la mamma: ricorda l’imbarazzo che provò la volta in cui un gruppo di ragazzini, che la conosceva per quello spot, la avvicinò. Perché questa giovane atleta, che quando salta ha tutti gli occhi addosso («ma in quel momento non ci penso»), fuori dalla pista di atletica non ama avere i riflettori puntati su di sé.

La determinazione, la fermezza e la competitività sono qualità-chiave di Iapichino fin da bambina. Quando si sentiva dire «diventerai brava come i tuoi genitori» voleva dimostrare che avrebbe potuto fare altro. Non voleva entrare nel mondo dell’atletica, infatti il primo sport in cui si è impegnata è stato la ginnastica artistica. Non eccelleva, ma riconosce che le ha insegnato tanto. Poi, dopo avere assistito a un meeting internazionale di atletica, è scattata la scintilla. «E dopo il primo allenamento ho capito che quello era il mio posto nel mondo», ricorda. Quando iniziò a fare le gare di corsa voleva scontrarsi con i maschi, per batterli. E questo la dice lunga sulla sua grinta da vera agonista.

Serve anche sbagliare

In una vita cominciata sotto le luci della ribalta, anche prima dei risultati in gara, le pressioni che Larissa avrebbe potuto subire sono sempre state una preoccupazione per mamma Fiona: forse anche per questo il papà si è dato molto da fare per infondere tranquillità nella sua giovanissima promessa e gli inizi, come lei ricorda in un passaggio dell’intervista, non sono stati fonte di stress: «Non ci pensavo, mi focalizzavo sul fare esperienze, l’atletica era un gioco fatto di gioia e divertimento». Le pressioni sono arrivate in seguito («dopo il record del 2020 sentivo di non essere ancora pronta») e non sono mancati i momenti bui: «Infortuni, mancate partecipazioni a gare importanti, critiche… mi sentivo arrabbiata e non ero più io» ricorda Larissa. Ma con grande maturità ed equilibrio sottolinea che anche questo le è stato utile: «Cadere mi serve per rialzarmi e crescere».

Come le montagne russe

Il punto di svolta è arrivato agli Europei indoor di Istanbul del 2023 (con un argento e il record italiano), che Iapichino definisce «un’emozione enorme, “un momento simbolico» dove ha preso in mano la sua vita. Da allora la campionessa sente di avere spiccato il volo: «Sono Larissa e sto piano piano creando il mio spazio nel mondo dei miei genitori» afferma. È un percorso fatto di batoste e di gioie, ma è bello così, come le montagne russe, altrimenti si rischierebbe la noia.