Osteopatia: stop ai falsi miti
Benché sia in crescita il numero delle persone che in questa disciplina cercano (e trovano) sollievo ai loro problemi, senza l’uso di farmaci, bisogna ancora chiarirne molti aspetti
A breve l’osteopatia sarà una professione sanitaria autonoma, riconosciuta anche dal punto di vista normativo, perché è in dirittura d’arrivo l’iter legislativo iniziato con la legge del 2018 volta a definire con chiarezza e trasparenza non solo l’identità dell’osteopata, ma anche la sua formazione e il suo percorso di studi. In concomitanza con questo traguardo, il ROI (Registro Osteopati d’Italia) ha diffuso sui social una campagna informativa, con alcuni video che chiariscono meglio le idee ai potenziali fruitori di questa forma terapeutica.
Sono ancore troppo numerosi i falsi miti sulla professione osteopatica, spesso alimentati dalla disinformazione.
I 4 errori più diffusi
Abbiamo parlato con Paola Sciomachen, osteopata e Presidente del ROI, delle false credenze sull’osteopatia in generale, sulle modalità di trattamento dei pazienti e sui disturbi che trovano beneficio, a qualsiasi età, grazie alle manualità osteopatiche. Ecco i 4 errori più diffusi.
- L’idea che l’osteopata procuri dolore fisico durante i trattamenti è forse la più dura da scardinare. Molti pensano infatti che vengano messe in atto tecniche che “fanno scrocchiare” le articolazioni e che possono far male a chi le riceve. Al contrario, l’approccio osteopatico non prevede in alcun modo l’impiego della forza che provoca dolore: l’operatore attinge a un’ampia rosa di manovre e di tecniche, adattandole non solo alle esigenze ma anche al fisico di chi viene trattato: non a caso, questa disciplina si rivolge a tutti, a qualsiasi età, inclusi i bambini e i neonati.
- Strettamente collegata alla precedente, vive anche la falsa convinzione che gli osteopati siano tutti omaccioni grossi e nerboruti. Forse 30-35 anni fa, quando questa professione ha cominciato ad affacciarsi nel nostro Paese, c’era una prevalenza di osteopati uomini, mentre oggi quasi la metà degli operatori sono donne. Tradotto in pratica: non serve la forza fisica per praticare manovre osteopatiche, tant’è vero che una donna osteopata, magari esile e gracile, può trattare con successo pazienti di sesso maschile e di corporatura anche molto massiccia. La presenza di tante donne osteopate può far sentire maggiormente a proprio agio le pazienti donne, che si sentono più libere di affrontare i loro problemi con un’interlocutrice del loro stesso sesso: non dimentichiamo che l’osteopatia cura anche svariati disturbi ginecologici (come la dismenorrea) e che per alcune è difficile confidarsi su questi temi con un uomo.
- L’osteopatia non dà beneficio solo in caso di disturbi muscolo-scheletrici, come dolori localizzati, posture sbilanciate e invalidanti o problemi di funzionalità articolare. Gli studi condotti hanno provato la sua efficacia anche in una serie di fastidi come disturbi respiratori, gastrico-intestinali, nelle cefalee e nei disturbi della sfera femminile.
- Molte donne, in particolare, non sanno quanto i trattamenti manipolativi osteopatici possano rivelarsi utili nella gravidanza e nel post-partum. Durante l’attesa accompagnano i cambiamenti del corpo e della postura, prevenendo tanti fastidi comunissimi (come l’affaticamento e il dolore lombare), e preparano al parto lavorando anche sul tono del pavimento pelvico. Analogamente, dopo la nascita del bambino, facilitano il recupero fisico generale, ripristinano il giusto tono del pavimento pelvico e quindi favoriscono anche la ripresa di una equilibrata funzionalità viscerale. Non solo: con l’osteopatia si curano con buoni risultati anche i bebé piccolissimi, ad esempio in caso di torcicollo, rigurgiti legati a difficoltà digestive o alterazioni del ritmo sonno-veglia.
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