13/02/2018

La cistite

La cistite, impropriamente detta “classica” per distinguerla dalla forma “interstiziale”, è l’infiammazione della vescica, causata dall’aggressione di particolari microrganismi che possono raggiungerla attraverso l’uretra.

È un disturbo che colpisce prevalentemente le donne, spesso più volte nel corso della vita. La ragione è semplice: il corpo femminile è anatomicamente più esposto agli agenti infettivi, che raggiungono la vescica attraverso l’uretra più corta, che sbocca all’introito vulvo-vaginale, in un orifizio che si chiama meato uretrale esterno. 

La cistite non deve essere presa troppo alla leggera o, peggio, trascurata, non solo per il fastidio che provoca, ma anche e soprattutto perché potrebbe aprire la strada a complicazioni che interessano le alte vie urinarie, cioè gli ureteri e i reni. 

I sintomi

I sintomi con cui si manifesta la cistite sono talmente specifici da non lasciare dubbi sulla diagnosi.

Possono comparire separatamente o tutti insieme in base alle situazioni. Questo vale anche per l’intensità del fastidio che può variare da persona a persona o anche, nello stesso soggetto, da un episodio all’altro. Ecco i disturbi tipici più comuni:

frequente stimolo a urinare (pollachiuria);

diminuzione della quantità di urina emessa;

sensazione di fastidio e bruciore durate la minzione (disuria);

presenza di sangue nelle urine (ematuria);

senso di pesantezza nella zona del pube;

presenza di globuli bianchi, di batteri o di virus nelle urine.

Le cause

Nella stragrande maggioranza dei casi (circa il 90-95%) la causa della cistite è rappresentata da particolari batteri, tra i quali è l’Escherichia coli,  il più frequentemente implicato.

Si tratta di un batterio che di norma si trova nell’intestino, dove non provoca alcun problema, presente in abbondanza anche nelle feci.

Tre le donne giovani, nel 10%-15% dei casi è invece responsabile lo Stafilococco saprofitico, mentre lo Stafilococco aureo è spesso causa di infezioni nelle persone con calcoli renali, oppure a cui è stato applicato nella vescica il catetere, una sonda sottile che preleva l’urina direttamente.

Può accadere, però, che la cistite non sia dovuta a un batterio, ma ad altri microrganismi come determinati virus, in particolare alcuni ceppi di Adenovirus e di Herpes virus, o funghi aggressivi, come la Candida albicans. 

Quest’ultima, molto spesso, complica le cistiti nelle persone diabetiche o che per lungo tempo hanno avuto la necessità di convivere con il catetere.

Che cosa succede nella vescica

Nella stragrande maggioranza dei casi i germi raggiungono la vescica, attraverso l’uretra, dall’esterno. Provengono per esempio, dalla zona anale, in cui può annidarsi l’Escherichia coli, batterio presente nell’intestino e contenuto nelle feci.

Di norma, però, batteri e funghi non hanno modo di proliferare e quindi di diventare aggressivi perché sono rapidamente neutralizzati ed espulsi.

Questo avviene principalmente grazie al transito dell’urina che da un lato possiede potenti proprietà battericide e dall’altro, nel momento in cui è espulsa, determina un vero e proprio lavaggio della vescica, trasportando all’esterno gli eventuali germi presenti.

La proprietà battericida dell’urina è garantita dalla presenza dell’urea, una sostanza di scarto che per sua caratteristica chimica inibisce la moltiplicazione dei batteri.

La vescica è protetta anche dalle difese naturali dell’organismo che producono anticorpi preziosi per contrastare eventuali agenti infettivi.

Gli uomini possono inoltre contare anche sull’azione battericida delle secrezioni prodotte dalla prostata, la ghiandola situata nella parte alta dell’uretra che partecipa alla formazione del liquido seminale.

Perché compare l’infezione

In linea teorica, dunque, la vescica è al sicuro, come dimostra il fatto che è possibile non essere colpiti da cistite neppure una volta nella vita.

È vero anche, però, che in condizioni particolari né l’azione battericida dei liquidi fisiologici né gli anticorpi schierati dal sistema immunitario, cioè di difesa, dell’organismo riescono a bloccare la moltiplicazione di batteri, virus o funghi e quindi a impedire che l’infezione compaia.

In ambito medico sono stati individuati vari fattori in grado di eludere i meccanismi di difesa provocando, di conseguenza, un’infezione della vescica.

I fattori di rischio

Di seguito, l’elenco dei corresponsabili indiretti, ovvero i fattori di rischio che non causano la cistite, ma la favoriscono fortemente perché rendono inefficaci i sistemi di protezione.

Le cure con antibiotici

Le cure prolungate con antibiotici possono favorire la comparsa di cistite nelle donne, perché determinano uno scompenso nell’ecosistema vaginale, costituito da germi “buoni” in grado di contrastare eventuali microrganismi nocivi.

In altre parole, gli antibiotici combattono i batteri, contrastando un’infezione in atto,  ma allo stesso tempo portano squilibrio nella flora batterica vaginale, rendendola meno efficiente nel suo compito di difesa.

L’igiene intima scorretta

Il batterio più di frequente implicato nella comparsa di cistite, soprattutto nelle donne, è l’Escherichia coli, abbondantemente contenuto nelle feci.

Se l’igiene intima è carente oppure se durante il lavaggio intimo il movimento viene condotto dall’ano verso la vagina è possibile che l’Escherichia coli venga trasportato nella zona genitale, da dove può risalire prima nell’uretra e poi nella vescica.

Per evitare questo rischio è sufficiente condurre il movimento del lavaggio dalla vagina verso l’ano. Inoltre, è d’obbligo una detersione dopo ogni evacuazione.

L’impiego di detergenti sbagliati

L’igiene intima è scorretta non solo se insufficiente o praticata in modo inadeguato, ma anche quando si usano detergenti inappropriati per le delicate mucose genitali.

Un sapone sbagliato può, infatti, alterare pesantemente l’ecosistema locale, che ha una funzione protettiva, favorendo la proliferazione di agenti infettivi che possono scatenare la cistite.

Per evitare problemi è consigliabile utilizzare un detergente con un grado di acidità (pH) compreso tra 3.5 e 5.5 cioè simile a quello dell’ambiente genitale.

Anche i detergenti liquidi usati per i neonati, pur non essendo  destinati all’igiene intima, sono indicati in quanto ben tollerati dalla mucosa vaginale. Va sottolineato che esistono prodotti distinti indicati per l’acidità femminile e per quella maschile.

Bere troppo poco

Assumere per abitudine modeste quantità d’acqua, cioè meno di un litro al giorno, può favorire la cistite poiché impedisce che la minzione si verifichi con ragionevole frequenza, cioè mediamente cinque volte nell’arco delle 24 ore.

L’urina svolge infatti un’azione di lavaggio della vescica, portando all’esterno gli eventuali germi presenti. L’assunzione di pochi liquidi non permette una sufficiente produzione di urina e quindi impedisce che la vescica venga “pulita” adeguatamente.

Gli indumenti troppo stretti

Pantaloni, collant, mutande troppo aderenti possono causare irritazioni della mucosa vaginale, creando così un ambiente ideale per la proliferazione di agenti nocivi che possono risalire in vescica. Il rischio di irritazioni aumenta se gli indumenti stretti sono in tessuto sintetico.

Trattenere la pipì

Ignorare abitualmente lo stimolo e rimandare la minzione è un altro fattore favorente.

Se infatti gli eventuali batteri presenti in vescica non sono espulsi rapidamente possono aumentare di numero e, quindi, aggredire la vescica. Quando in vescica avviene una significativa replicazione di agenti infettivi i medici parlano di “carica batterica infettante”.

L’attività sessuale

Nel corso dei rapporti sessuali, è possibile che eventuali batteri  raggiungano l’uretra e da qui risalgano fino alla vescica. Il rischio è maggiore per le donne, perché il pene è un organo per così dire chiuso e, in più, l’uretra maschile ha una lunghezza sufficiente per impedire a eventuali agenti infettivi esterni di risalire fino alla vescica.

La connessione attività sessuale-cistite, da cui è nata la buffa definizione “cistite da luna di miele”, ovvero dovuta a un’overdose di rapporti intimi, è dunque un problema soprattutto femminile.

Il  rischio diminuisce se dopo un rapporto sessuale affrontato senza la protezione del profilattico, si fa pipì: le proprietà battericide dell’urina possono infatti essere sufficienti per impedire a eventuali batteri penetrati durante il coito di sopravvivere. Altra buona norma è, per l’uomo, la pulizia preliminare del prepuzio e del glande.

Il freddo

Gli sbalzi di temperatura importanti, quando si passa bruscamente dal caldo al freddo, così come la lunga permanenza all’aperto alle basse temperature, possono favorire la cistite perché indeboliscono le difese naturali dell’organismo, rendendolo più vulnerabile nei confronti dell’aggressione dei batteri.

Il freddo non può dunque provocare direttamente la cistite, di cui sono responsabili agenti infettivi specifici; però può aumentare il rischio che questi aggrediscano la vescica in quanto la rende più debole.

La stitichezza

Se l’evacuazione avviene mediamente meno di tre volte la settimana si può parlare di intestino pigro. Il disturbo può favorire la cistite perché determina la proliferazione anomala dei batteri nell’intestino. Una carica batterica intestinale maggiore aumenta le probabilità che gli agenti infettivi raggiungano  la vescica.

L’influenza della genetica

Si ipotizza che esista una tendenza a sviluppare la cistite influenzata dalla genetica. Vale in particolare per le forme causate da batteri, soprattutto dall’Escherichia coli.

Non di rado infatti le cistiti ricorrenti sono un problema comune a più membri della stessa famiglia.

Le malattie che la favoriscono

Ci sono malattie che rendono più vulnerabili nei confronti della cistite. Le persone che ne sono colpite devono più delle altre osservare senza deroghe le regole (semplici) di prevenzione relative allo stile di vita (vedi paragrafo “Le regole di prevenzione”). Ecco quali sono.

Il diabete

Il diabete è la malattia caratterizzata da un cattivo utilizzo degli zuccheri da parte dell’organismo. Chi ne è colpito corre maggiori rischi di andare incontro a cistiti perché la sua vescica tende a non svuotarsi in modo completo, in quanto le terminazioni nervose che la governano divengono meno efficienti. Nella vescica si formano ristagni, ambienti ideali per i batteri. Ma non solo: la presenza di alti livelli di zucchero nel sangue, che caratterizzano il diabete non controllato in modo adeguato, favoriscono la comparsa di ogni tipo di infezione, compresa la cistite.

I calcoli urinari

La presenza di calcoli nella vescica o nelle vie renali superiori aumenta il rischio di infezione urinaria. I calcoli da un lato provocano un’infiammazione dei tessuti, che favorisce la moltiplicazione dei batteri e rende la parte più vulnerabile, dall’altro possono ospitare e far proliferare i batteri (calcoli infetti).

I ristagni di pipì nella vescica

Ci sono casi in cui la vescica non riesce a svuotarsi completamente durante la minzione per una diminuita contrattilità delle sue pareti dovuta alla perdita di tono della muscolatura. In questo modo, l’urina ristagna e può verificarsi una moltiplicazione di agenti infettivi. L’invecchiamento ed eventuali alterazioni neurologiche complesse possono esserne una causa. Per fare un esempio, il disturbo può essere provocato da un’ernia dei dischi vertebrali nella zona lombare oppure, ancora più raramente, potrebbe essere il segnale iniziale della comparsa di una sclerosi multipla (una severa malattia che espone alla progressiva degenerazione di tutti i muscoli del corpo).

Le malformazioni delle vie urinarie

Spesso le cistiti che ricompaiono più volte nell’arco dell’anno sono causate da malformazioni delle vie urinarie, numerose specialmente nell’infanzia, come il reflusso vescico-ureterale, che riguarda la giunzione tra vescica e uretere. In simili eventualità, si verifica il ritorno di urina all’uretere e, nei casi più gravi, al rene. Questo reflusso determina la risalita degli eventuali batteri presenti, aprendo la strada al rischio di infezioni.

[new_accordion_slh_item title="La diagnosi"]

Di solito sia il medico di famiglia, che in genere è il primo a cui ci si rivolge quando compaiono i sintomi di una cistite, sia l’urologo possono effettuare la diagnosi semplicemente sulla base dei sintomi a loro riferiti.

Spesso il medico prescrive la cura che comunemente si impiega contro la cistite “classica” (batterica), senza richiedere accertamenti specifici (vedi paragrafo “La cura”).

In alcuni casi, invece, ritiene opportuno prescrivere un’urinocoltura, un esame delle urine volto a identificare l’agente infettivo responsabile della cistite. Questo per poter eventualmente prescrivere un antibiotico non ad ampio spettro, cioè efficace contro qualsiasi batterio, ma mirato (per quanto riguarda l’urinocoltura e il modo corretto di affrontare l’esame vedi capitolo relativo agli esami).

Le cure

Le cure della cistite consistono nell’assunzione di un antibiotico. I principi attivi più usati contro quasi tutti i batteri sono il trimethoprim sulfametossazolo, la ciprofloxacina, la fosfomicina. In genere, è sufficiente una sola dose di farmaco.

In caso di cistite ricorrente è invece opportuno protrarre la cura  per almeno sette giorni. Le donne che aspettano un bambino possono assumere un antibiotico compatibile con la gravidanza per un periodo di 3-7 giorni. Spetta comunque al ginecologo curante decidere quale principio attivo impiegare. Tutti gli antibiotici possono essere acquistati solo con la ricetta medica.

L’urinocoltura di controllo

Dopo circa due settimane dal termine della cura è opportuno effettuare un’urinocoltura per avere la sicurezza che l’antibiotico abbia risolto il problema.

È una precauzione da adottare anche quando tutti i sintomi della cistite siano spariti completamente. In particolare, l’urinocoltura di controllo va effettuata se si è assunta un’unica dose di antibiotico.

I rimedi dolci

L’impiego dell’antibiotico è d’obbligo per avere la certezza di debellare gli agenti infettivi responsabili della cistite.

Tuttavia anche la medicina dolce, che si avvale cioè dei rimedi non farmacologici cari alle nonne, può essere un’ottima alleata della terapia farmacologica e, soprattutto, può aiutare ad alleviare i sintomi fino alla soluzione del problema.

Ecco le cure naturali più efficaci in tal senso.

Le cipolle al vapore

La cipolla possiede proprietà diuretiche e lievemente decongestionanti; favorisce quindi lo svuotamento della vescica, che rappresenta un efficace sistema di lavaggio interno e, allo stesso tempo, può attenuare l’eventuale bruciore durante la minzione. Si può consumare dopo una cottura a vapore, oppure dopo averla lessata. In quest’ultimo caso si può anche bere l’acqua di cottura tiepida.

L’erica e il tarassaco

Un decotto a base di fiori di erica (un cucchiaino di fiori essiccati per tazza) oppure una tisana di tarassaco (due pizzichi di erba per tazza) possono diminuire i sintomi della cistite e favorire la minzione. Si assumono un paio di volte al giorno e possono essere addolciti con un cucchiaino di miele di tiglio.

L’acqua

Bere almeno due litri d’acqua al giorno è importantissimo sia per la prevenzione della cistite, sia per accelerarne la guarigione. L’acqua favorisce, infatti, la diuresi, quindi l’eliminazione di eventuali batteri aggressivi.

Il cranberry e il D-mannosio

Il cranberry è una particolare specie di mirtillo rosso; il D-Mannosio è uno zucchero inerte. Entrambi ostacolano la proliferazione dei batteri nella mucosa della vescica, quindi è senz’altro una buona idea assumerli anche in associazione fino alla scomparsa dei sintomi (ed eventualmente come prevenzione). Il mannosio può dare meteorismo, ma il disturbo è destinato a sparire in pochi giorni, quando l’organismo si abitua alla sostanza.

Le regole di prevenzione

Ci sono regole sullo stile di vita che, se seguite con attenzione, limitano il rischio di cistite, anche nel caso in cui per qualsiasi ragione si sia predisposti a esserne colpiti.

Mantenere un’igiene intima puntuale e corretta, preferendo detergenti con pH compreso tra 3,5 e 5.5. Questo grado di acidità impedisce che si creino squilibri nell’ecosistema locale, che ha  funzioni protettive. Le donne durante il lavaggio intimo devono procedere dalla vagina verso il retto e mai in senso contrario per evitare contaminazioni.

Combattere l’eventuale pigrizia intestinale con una dieta ricca di verdure (meglio se cotte) e l’abitudine di fare movimento ogni giorno (per esempio, una camminata quotidiana di 40-45 minuti).

Dopo un rapporto sessuale, specialmente se con partner occasionale, prendere l’abitudine di fare la pipì. Le proprietà battericide dell’urina spesso possono impedire a eventuali batteri penetrati durante il coito di sopravvivere e risalire fino alla vescica. I rapporti sessuali con partner occasionali vanno comunque affrontati con il preservativo (da indossare all’inizio del rapporto) irrinunciabile anche per proteggere dalle malattie a trasmissione sessuale, AIDS compresa.

Non indossare indumenti che stringono troppo e preferire mutande realizzate in fibre naturali (seta, lino o cotone). I tessuti sintetici possono provocare irritazioni locali che, a loro volta, possono favorire la proliferazione di agenti infettivi aggressivi per la vescica.

– Bere ogni giorno almeno un litro e mezzo di acqua, per favorire una sufficiente produzione ed eliminazione di urina. Non ignorare mai a lungo lo stimolo di far pipì.