Ritenzione idrica
Per ritenzione idrica si intende la tendenza dell’organismo a trattenere liquidi. Il ristagno dei fluidi in genere è superiore nelle zone predisposte ad accumulare anche cellule adipose, come cosce, addome e fianchi, e nelle zone più periferiche, come le caviglie.
Dipende quasi sempre da un’insufficienza microcircolatoria e/o venolinfatica, che causa una stasi di sangue e/o linfa e un’insufficiente ossigenazione locale.
In particolare, va ricordato che, a differenza del sangue, la linfa non viene spinta dall’attività cardiaca, ma solo dalla pompa muscolare. Contraendosi e rilassandosi, i muscoli muovono la linfa verso il torace. Quando tale azione viene meno, per esempio a causa dell’eccessiva immobilità, la linfa tende a ristagnare, accumulandosi nei tessuti. Ecco perché la ritenzione idrica tende a peggiorare quando si mantiene per lungo tempo una posizione statica.
A causa di queste alterazioni, insieme a questi liquidi, ristagnano anche numerose tossine, che vanno ad alterare un metabolismo cellulare già compromesso dal ridotto apporto di ossigeno e nutrienti. Il risultato? I tessuti presentano una sofferenza ancora maggiore.
Si tratta di uno dei disturbi della circolazione venosa più diffusi in assoluto. A differenza di quanto pensano in molti non è solo un problema di natura estetica. Il ristagno di liquidi e il gonfiore, infatti, rappresentano l’anticamera di problematiche più serie. Per questo non vanno sottovalutati.
Da che cosa dipende
Solo in una piccola percentuale di casi la problematica è collegata a malattie precise, come disfunzioni renali, patologie cardiache, infiammazioni severe. Nella maggior parte delle persone, la ritenzione idrica è il risultato dell’interazione fra una predisposizione genetica e uno stile di vita scorretto.
I fattori scatenanti più comuni sono:
– il sovrappeso, che rallenta la diuresi e favorisce la ritenzione idrica;
– la sedentarietà: se non ci si muove viene a mancare l’azione di pompa vascolare esercitata dalle contrazioni muscolari;
– le posizioni statiche mantenute a lungo: la forza di gravità accentua l’accumulo del sangue nelle vene ed esercita una pressione sui letti capillari. Tale pressione causa la fuoriuscita di fluidi (linfa) verso lo spazio intercellulare;
– la dieta scorretta: ci sono alcuni cibi che hanno un effetto negativo, per esempio quelli molto salati che aumentano la ritenzione di liquidi e aumentano la pressione (una pressione elevata logora i vasi, facilitando la fuoriuscita di liquidi dalle loro pareti);
– la tendenza a indossare capi aderenti, che comprimono i vasi ostacolando la circolazione;
– la stipsi, che accentua la difficoltà di circolazione;
– il fumo: ha un’azione molto negativa sulla salute delle vene. Contiene, infatti, una grande quantità di radicali liberi: sostanze che danneggiano tutte le cellule, incluse quelle venose.
Come si manifesta
Il sintomo più evidente dell’accumulo di liquidi è rappresentato dall’edema: i tessuti, cioè, a causa dei fluidi non drenati si gonfiano.
La persona, quindi, può notare rigonfiamenti e infiammazioni anomale. Non solo. Spesso le difficoltà di circolazione causano anche una sofferenza della cute, che appare pallida e fredda, e un dolore più o meno accentuato.
Non di rado compaiono poi senso di irrequietezza che impedisce di tenere fermi gli arti inferiori, crampi notturni, sensazione di bruciore (soprattutto verso sera).
– Attenzione al caldo
Chi ha la tendenza a soffrire di problemi di circolazione in genere sta peggio in estate. Anche chi di solito non ha queste problematiche nei mesi estivi può accusare qualche disturbo. La ragione? L’innalzamento delle temperature manda in tilt la circolazione. Infatti, il caldo provoca una dilatazione dei vasi sanguigni, una minore elasticità delle loro pareti e una ridotta pressione all’interno del sistema circolatorio: fattori che, in condizioni normali, favoriscono il ritorno del sangue al cuore e il riassorbimento dei liquidi.
Le regole di prevenzione
Per prevenire la ritenzione idrica e favorire la circolazione venosa e linfatica è importante adottare alcune buone abitudini, regole utilissime anche in chiave curativa.
Ovviamente se si è in sovrappeso, bisogna cercare di dimagrire, anche con il supporto di un medico nutrizionista che individui un regime alimentare ad hoc.
– Muoversi il più possibile
La sedentarietà è uno dei nemici principali della circolazione. Ecco perché il primo consiglio riguarda lo stile di vita, che deve essere attivo e includere tante occasioni di movimento. È bene camminare appena possibile, scegliere le scale invece dell’ascensore, preferire la bicicletta alla macchina e così via.
Utile ritagliarsi un po’ di tempo per passeggiare: in questo modo si allenano i muscoli del polpaccio, che esercitano una pressione sulle vene, spingendo il sangue verso l’alto, come una pompa, e stimolano anche la circolazione linfatica.
L’ideale sarebbe poi praticare un’attività sportiva almeno tre volte alla settimana, così la pelle e la muscolatura riescono a svolgere meglio la loro naturale azione compressiva sulle vene, che facilita il ritorno del sangue al cuore.
Da evitare la pesistica e il canottaggio: uno sforzo eccessivo dei muscoli addominali, infatti, può creare un’onda di riflusso che disturba fortemente la circolazione del sangue. In ogni caso, non esagerare perché se i respiri sono brevi e affannosi ne risente anche la circolazione delle gambe.
– Controllare la propria postura
Anche le posizioni statiche sono dannose.
Chi, per questioni professionali, è costretto a mantenere a lungo la posizione seduta, dovrebbe muoversi ogni ora. Può fare qualche passo, ma anche solo sgranchirsi muovendo un po’ le gambe e le braccia; evitare di accavallare le gambe.
Anche le persone che devono stare in piedi a lungo devono muovere le gambe il più possibile. È sufficiente spostare il peso da una gamba all’altra oppure cambiare spesso posizione.
– Quando si è seduti sollevare le caviglie
Quando ci si siede, cercare sempre di tenere le gambe sollevate: è una posizione che facilita il ritorno del sangue al cuore e della linfa all’addome e riduce la formazione del gonfiore.
Per esempio, chi lavora a una scrivania può mettere un piccolo sgabello sotto ai piedi, mentre quando ci si siede in poltrona si possono appoggiare le gambe sopra a un puf, così da diminuire la pressione venosa a livello delle caviglie.
Anche durante il sonno è bene mantenere le gambe leggermente alzate: è sufficiente sistemare un cuscino o un sostegno sotto il materasso, proprio all’altezza dei piedi.
– Evitare i bagni caldi
È sconsigliato fare bagni o docce troppo caldi, esporsi a fonti di calore intense (come stufe e termosifoni) e prendere il sole nelle ore più calde. Il calore provoca, infatti, vasodilatazione: determina cioè un allargamento dei vasi sanguigni e peggiora lo stato delle vene.
Inoltre, quando ci si espone al sole, è bene non coprire le gambe con un asciugamano perché in questo modo le vene si surriscaldano e si dilatano: molto meglio bagnarle con acqua fredda.
– Indossare scarpe comode e vestiti larghi
Anche l’abbigliamento svolge un ruolo importante nei confronti della circolazione.
Ecco perché si consiglia innanzitutto di preferire scarpe comode, a pianta larga, con un tacco di tre-quattro centimetri. In questo modo si garantisce il giusto appoggio ai piedi, i cui movimenti permettono la risalita del sangue verso il cuore.
Inoltre, è bene scegliere vestiti comodi e leggeri per non fasciare le gambe e peggiorare la circolazione sanguina e quella linfatica.
– Fare il pieno di vitamina C e bioflavonoidi
Fra i frutti, prediligere quelli ricchi di vitamina C, come arance, limoni, pompelmi, kiwi, dotata di azione antinfiammatoria.
Sì anche a quelli che contengono bioflavonoidi, come i frutti rossi, che mantengono elastiche le pareti dei vasi.
Infine, è perfetto anche l’ananas: infatti, favorisce l’eliminazione dei liquidi in eccesso.
– Introdurre tanto potassio e poco sale
Via libera ai cibi ricchi di potassio, come le banane. Si tratta di una sostanza molto importante per la salute di tutti i condotti sanguigni: se è presente in quantità insufficienti la pressione si innalza, favorendo così lo sfiancamento delle pareti dei capillari.
Evitare invece il sale, che aumenta la ritenzione idrica e peggiora la circolazione.
– Praticare un po’ di ginnastica vascolare
Sotto la doccia alternare getti di acqua calda e fredda, partendo dai piedi e risalendo fino all’inguine.
Si tratta di una ginnastica vascolare molto efficace: con il caldo i vasi si dilatano e con il freddo si restringono. Questa alternanza stimola la circolazione.
Inoltre, in questo modo si sottopongono i muscoli a una specie di idromassaggio, che li induce a contrarsi e a diventare più tonici.
– Fare massaggi locali
Fare dei massaggi sulla parte colpita da ritenzione idrica, compiendo movimenti circolari dal basso verso l’alto.
L’ideale è effettuarli ricorrendo alle creme e ai gel rinfrescanti a base di erbe che stimolano la circolazione e hanno effetto antinfiammatorio, come Oxerutina, Centella asiatica, Ginko biloba, Mirtillo, Ippocastano. Se possibile conservare i prodotti in frigorifero, così da ottenere una maggiore sensazione di freschezza.
In alternativa, mischiare tre-quattro gocce di un olio essenziale ad hoc con una crema rinfrescante o un olio base (di mandorle per esempio). Qualche esempio? L’Arancio amaro, che ha proprietà vasotoniche e vasoprotettrici; il Cedro, che ha un effetto diuretico e contrasta l’accumulo di acqua nei tessuti; l’Edera, che esercita un effetto stimolante sulla circolazione.
– Usare prodotti specifici
In alcuni casi, il medico potrebbe consigliare l’utilizzo di farmaci vasoprotettori, per esempio a base di bioflavonoidi, piante che proteggono i vasi.
È vero che spesso non hanno un effetto miracoloso, ma comunque possono essere utili sono per alleviare alcuni sintomi, quali la pesantezza.
– Non fumare
Cercare di eliminare il fumo o quantomeno di limitare il numero delle sigarette fumate ogni giorno. Il fumo infatti carica i vasi sanguigni di tossine
Le cure
Le regole descritte sopra sono importanti anche per combattere una ritenzione idrica già presente. In questi casi, in aggiunta, possono essere indicati anche trattamenti mirati, come il linfodrenaggio e la mesoterapia.
– Il linfodrenaggio
Il linfodrenaggio è un particolare tipo di massaggio in grado di migliorare la circolazione linfatica e di ridurre i ristagni.
Consiste in una serie di pressioni esercitate lungo i canali in cui scorre la linfa. A differenza di quanto si crede comunemente, questo massaggio non va iniziato dai piedi. Infatti, per favorire un corretto drenaggio linfatico, occorre partire dal viso e dal collo e scendere fino alle caviglie.
In che modo viene eseguito? In pratica, il terapista esegue una serie di tocchi leggeri e pressioni più decise su punti strategici, in modo tale da favorire lo scarico delle stazioni linfonodali. Può usare una o entrambe le mani e aiutarsi con creme o oli; ottimi quelli vasostimolanti, per esempio a base di ippocastano o escina.
Generalmente, si consiglia di sottoporsi a un ciclo di almeno10-12 massaggi a cadenza settimanale, da ripetere due-tre volte l’anno.
– La mesoterapia
Chiamata anche intradermoterapia distrettuale, è una tecnica poco invasiva, effettuata in ambulatorio, particolarmente utile per stimolare il microcircolo e combattere gli edemi.
In pratica, consiste nell’iniezione sotto pelle di una serie di sostanze in grado di migliorare il trofismo e il tono dei capillari, dando una sferzata alla circolazione. Si possono utilizzare sia farmaci tradizionali, come la glucosamina solfato o l’escina, sia sostanze omeopatiche, come Galium Heel o Aesculus Heel.
L’esecuzione è molto semplice e veloce. Non c’è bisogno di effettuare anestesia. Il medico, attraverso aghi molto sottili, lunghi circa quattro millimetri, inietta nelle zone interessate piccole quantità dei farmaci scelti.
In genere, si consigliano almeno quattro-cinque sedute a cadenza settimanale. Successivamente, sono necessarie alcune sedute a cadenza quindicinale e poi mensile.