Chi rischia di più per il Coronavirus
Analizzando circa 1.000 malati seguiti all’ospedale San Raffaele di Milano, il professor Zangrillo e i suoi colleghi sono riusciti a capire chi è a maggiore rischio di andare incontro a forme molto aggressive di Covid-19
Lui era quello tranquillo. Quello che, nella fase dell’emergenza quando gli ospedali si riempivano e il suo reparto “esplodeva”, ne ha fatto costruire un altro. Adesso il professor Alberto Zangrillo, direttore dell’Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, è quello un po’ meno tranquillo, perché non vuole rivedere quello che ha visto a marzo.
Chi sviluppa le forme più serie di Covid-19
L’indagine è stata realizzata tra chi era arrivato in ospedale con una polmonite in fase avanzata. In media 2/3 di questi malati è guarito: si è cercato di capire perché 1/3 non ce l’ha fatta a superare la malattia.
- Lo studio da poco concluso è stato “clinico”, cioè eseguito sui malati, e osservazionale, cioè basato su informazioni ottenute incrociando l’analisi dei campioni biologici, la storia clinica e i dati iagnostici dei pazienti Covid-19. Queste persone non hanno più possibilità di contrarre l’infezione, ma se si infettano, rischiano molto di più delle altre.
Chi ha più possibilità di morire?
Da quest’analisi è emerso che di fronte al nuovo Coronavirus non siamo tutti uguali. Ha più possibilità di perdere la vita per una polmonite dovuta al Covid-19 chi:
- ✔ è in età avanzata (sia uomo sia donna);
- ✔ ha un tumore maligno in corso;
- ✔ soffre di ipertensione arteriosa;
- ✔ ha una malattia coronarica.
Perché è importante aver capito chi rischia di più?
Sapere che certe categorie di persone possono andare incontro a un’infezione molto grave deve far stare con le antenne drizzate e deve essere un monito anche per i medici di base di questi individui. Adesso, attraverso un programma di screening e con un intervento tempestivo, innanzitutto a domicilio, possiamo giocare d’anticipo, riducendo molto la mortalità per Covid-19.
Può farci un esempio di persona a rischio?
Per esempio, un iperteso con più di 65 anni, in caso di febbre, non deve essere più lasciato a casa nella speranza di un’evoluzione positiva. Si deve scoprire subito se ha il Covid-19 ed eventualmente inserirlo subito in un percorso di monitoraggio e cura appropriati, che vanno gestiti dal medico di base, ma con la sorveglianza dell’Ats (ndr. l’Agenzia di tutela della salute). Perché l’ipertensione
è uno dei quattro fattori di rischio per un’evoluzione negativa dell’infezione.
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