31/12/2021

Coppia: la regola del terzo appuntamento

Veronica Colella Pubblicato il 31/12/2021 Aggiornato il 31/12/2021

C’è chi crede che la serietà di una relazione si misuri dalla velocità con cui si finisce a letto. Una regola non scritta che però non ha alcuna base scientifica

Happy couple embracing on the London street, woman holding shopping bags. Autumn season.

Quella del terzo appuntamento è una regola non scritta tramandata di commedia romantica in commedia romantica. Quando si inizia una nuova relazione, c’è un numero ideale di uscite che devono anticipare il primo rapporto: è il momento in cui nei film la protagonista trascina le amiche per negozi alla ricerca di lingerie (anche se Bridget Jones insegna che persino la terribile mutanda contenitiva non è un ostacolo) e in cui nella vita reale ci si ricorda improvvisamente che è l’ora di andare dall’estetista.

Nessuno sa con precisione chi l’abbia stabilita, ma c’è chi la prende così sul serio da considerarla la cartina tornasole per il futuro della relazione.

Se si è finiti a letto al primo o al secondo appuntamento allora non è amore, se al terzo si aspetta ancora il bacio significa che dall’altra parte non c’è interesse. Ma è davvero così semplice?

Aspettare il momento giusto

In un lungo articolo pubblicato sull’edizione americana di Men’s Health, il sessuologo del Kinsey Institute Justin Lehmiller e l’attivista Zachary Zane sfatano il mito secondo cui il momento giusto per fare sesso sia uguale per tutte le coppie. Imporsi di aspettare il terzo appuntamento è applicare l’approccio Riccioli d’Oro al mondo del dating, quasi fosse la temperatura ideale della zuppa (non troppo calda, non troppo fredda). In realtà, non c’è alcuna evidenza scientifica che metta in relazione queste tempistiche con la garanzia di una relazione lunga e felice.

Se esiste un momento giusto è quello che si sceglie insieme, rispettando la sensibilità di entrambi. Persino gli stessi ricercatori faticano a stabilire quanto sia seguita la famosa regola del terzo appuntamento nella prassi, spiegano, ma uno studio pubblicato nel 2014 sul Journal of Sexual Behavior non sembra rilevare alcuna differenza sostanziale in termini di soddisfazione tra chi ha preferito aspettare qualche settimana prima del grande passo e chi l’ha compiuto ancora prima di iniziare a uscire insieme ufficialmente.

Messaggi datati

A tenere in vita regole arbitrarie su come vivere sesso e relazioni è un insieme di fattori. L’educatrice e psicologa Emily Nagoski individua nel suo bestseller Come as you are (Spazio Interiore) tre messaggi sul sesso che condizionano ancora le nuove generazioni, nonostante facciano riferimento a verità parziali o a stereotipi ormai datati.

C’è il Messaggio Morale, ovvero l’idea che la sessualità femminile per dirsi rispettabile debba essere poco propositiva e preferibilmente subordinata al desiderio maschile. Poi c’è il Messaggio Medico, che presenta il sesso come un’attività ad alto rischio (di gravidanze indesiderate o di malattie) da praticare seguendo rigidi schemi. Infine, il Messaggio Mediatico: quello che fa sentire inadeguata chiunque non abbia nel suo repertorio almeno 35 posizioni diverse e una manciata di pratiche anticonvenzionali che farebbero arrossire anche Mr. Grey.

Pressioni contraddittorie che possono complicare la vita, dando la falsa impressione che esistano percorsi prestabiliti da cui non è possibile deviare e un solo modo giusto di vivere sesso e relazioni.

Il consenso è sexy

Andare a letto insieme prima del terzo appuntamento non pregiudica la qualità della relazione, ma vale la pena ricordare che non esiste neppure l’obbligo inverso. Chi non si sente pronto ha tutto il diritto di aspettare, senza sentirsi sotto pressione verso le aspettative sociali o individuali di nessuno.
Forse le vecchie regole dovrebbero lasciare più spazio a temi moderni come il consenso, questione meno noiosa e legalistica di quanto possa sembrare. Parlare di consenso può anche essere sexy, ribadisce Flo Perry in Sesso femminista (Mondadori Electa): è l’occasione per confrontarsi e imparare cose nuove su stessi, giocando con l’immaginazione e sperimentando scenari che non avremmo considerato.