Scopri se sei un bugiardo “credibile”
Saper mentire in maniera convincente è segno di intelligenza. Chi è davvero bravo però sa anche che non è il caso di esagerare
A prescindere dalla loro cattiva reputazione, le bugie non hanno sempre le gambe corte. Alcuni esperti sostengono che un pizzico di disonestà sia effettivamente utile per navigare un ambiente socialmente complesso come quello umano. Le bugie bianche ci aiutano a non ferire i sentimenti degli altri, la capacità di dissimulare eventuali lacune permette di salvare la faccia e il dono di inventare spiegazioni credibili su due piedi offre un sicuro vantaggio tattico rispetto a chi messo alle strette inizia ad annaspare e contraddirsi. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Evolutionary Psychology suggerisce però che i più propensi a fingere non siano i più abili né i più intelligenti: chi è davvero bravo sa anche quando è il caso di essere onesto.
A cosa serve mentire?
Il cinema insegna che i bravi bugiardi sono spesso seducenti, anche quando ci rendiamo conto che ci hanno preso in giro. Da un punto di vista riproduttivo, ragionano i ricercatori, mentire potrebbe essere un modo come un altro di comunicare a potenziali partner quanto siamo intelligenti e di conseguenza quanto siano appetibili i nostri geni. In più, ci sono aspetti della nostra società in cui le prime impressioni contano molto più della verità. Risultare affascinanti, convincenti e capaci funziona quasi quanto esserlo davvero, almeno per chi riesce a non lasciarsi cogliere in fallo. C’è chi considera le bugie poco eleganti o addirittura immorali, ma a ben guardare non è detto che l’onestà a tutti i costi sia sempre preferibile. Le bugie bianche contribuiscono a mantenere l’armonia, a proteggere i sentimenti delle persone e evitare incidenti diplomatici.
I più intelligenti sono anche più prudenti
Le bugie su cui si sono concentrati i ricercatori sono quelle dette per fare buona impressione. Chi non ha mai finto di aver letto un classico o di aver visto quel film di cui tutti parlano pur di non fare la figura dell’ignorantone? Per mettere alla prova l’intelligenza dei partecipanti, la loro propensione a mentire e la loro abilità nel farlo, i ricercatori hanno chiesto ai soggetti di fornire un’autovalutazione della loro conoscenza su una decina di argomenti dal nome altisonante. Solo sei di questi erano reali, come la teoria della selezione sessuale o la teoria della relatività generale, mentre quattro erano inventati di sana pianta, come l’“autonomia genetica”. Ad alcuni di loro è stato poi chiesto di fornire una spiegazione il più possibile accurata di ogni termine: chi ha mentito dichiarando di essere esperto in discipline inesistenti ha così dovuto testare la sua capacità di portare avanti la farsa, mentre chi ha ammesso di non sapere è stato incoraggiato a usare tutta la sua creatività per fornire comunque una definizione plausibile.
Le loro definizioni sono state poi valutate da un altro sottogruppo di partecipanti, allo scopo di determinare quanto essere convincenti sia percepito come un segno di intelligenza.
Chi ha saputo inventare le definizioni più efficaci ha effettivamente totalizzato punteggi più alti nei test sul ragionamento astratto e sulla fluidità dell’intelligenza non-verbale, dimostrando di essere a tutti gli effetti particolarmente intelligente. Tuttavia, è anche risultato meno propenso a mentire rispetto a chi si è sbilanciato senza poi riuscire a mantenere l’illusione.
La vulnerabiltà del fanfarone
Un’ulteriore prova che i fanfaroni non siano più svegli degli altri la fornisce un secondo studio, pubblicato questa volta sul British Journal of Social Psychology. Ci sono bugie e bugie: quelle pensate per impressionare o convincere gli altri e quelle evasive, che invece servono a girare intorno a domande a cui non si vuole davvero rispondere. Mentre le seconde hanno spesso una funzione prosociale, le prime sono pensate per proiettare un’immagine migliore di sé. Chi esagera spesso con questo genere di bugie tende anche a lasciarsi raggirare più facilmente dalle frasi pseudo-profonde (quelle che non dicono assolutamente niente ma suonano così bene), dalle fake news e dalle teorie cospirazioniste, mostrando in generale meno senso critico.
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