Beauty premium: il mondo è davvero dei belli?
Si tende a pensare che i belli abbiano la vita più facile, anche sul lavoro. Ma il “beauty premium” può essere compensato da altre qualità
Sappiamo che qualche pregiudizio positivo associato alla bellezza esiste. Si tende a pensare che bello sia anche buono, tanto che secondo studi recenti persino il nostro giudizio verso animali, edifici e paesaggi è influenzato dal senso estetico. Non siete convinti? Provate a chiedervi per quale animale vi battereste anima e corpo, se per l’adorabile panda rosso o per l’agghiacciante talpa senza pelo…
Quando si tratta di fare carriera, sostengono alcuni esperti, essere attraenti potrebbe concedere un leggero vantaggio che prende il nome di “beauty premium”.
Un terreno che può essere recuperato con l’aiuto della postura e dell’atteggiamento, soprattutto in fase di colloquio. A suggerirlo è uno studio pubblicato su Personnel Psychology, a cura di un team di ricercatori della University at Buffalo School of Management.
Belli e spigliati
Se i belli godono di qualche privilegio non è solo perché sono piacevoli da guardare. In parte il beauty premium è dovuto ai tratti della personalità sviluppati dalle persone attraenti in risposta al trattamento che hanno sempre ricevuto. Non solo quando si è belli è più facile avere fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità, ma si hanno anche più occasioni di migliorare la comunicazione non verbale. In altre parole, le persone attraenti comunicano in maniera più efficace per via di una sicurezza maturata nel tempo, ma questo non esclude che le si possa imitare.
Come compensare
Secondo i ricercatori, la maniera più efficace per compensare il beauty premium passa per la postura. Anziché assecondare la tendenza delle persone schive a incassare le spalle e ingobbirsi, o quella a non sapere dove mettere le mani e finire per giocare con la penna o la bottiglietta d’acqua, tenere la schiena dritta e la testa alta – ricorrendo addirittura al cosiddetto power posing – potrebbe aiutare a simulare quella sicurezza che alle persone molto attraenti risulta naturale. E ovviamente valgono anche tutte quelle tecniche che aiutano a minimizzare l’ansia e favorire tranquillità e concentrazione. Darsi la carica con un discorso di incoraggiamento, passare mentalmente in rassegna tutti gli obiettivi raggiunti fino a quel momento oppure fare esercizi di visualizzazione, per esempio.
Le qualità che premiano
Alla lunga non basta essere belli, bisogna anche avere la personalità giusta. Nel 2017, lo psicologo Satoshi Kanazawa della London School of Economics ha condotto uno studio insieme alla collega Mary Still della University of Massachusetts in Boston cercando di determinare se la bellezza avesse anche una ricaduta su stipendi e parcelle. Quello che hanno scoperto è che a garantire cifre più alte in busta paga non è tanto l’aspetto fisico in sé, ma una serie di correlati come la salute fisica, l’intelligenza e alcuni tratti della personalità che tendono a premiare più di altri. Prendendo come riferimento la teoria dei Big Five, modello di analisi basato su cinque dimensioni della personalità, a risultare vantaggiosi sono gli alti punteggi in estroversione e coscienziosità e i bassi punteggi in nevroticismo, ovvero la dimensione che misura instabilità emotiva e insicurezza. L’aspetto più curioso? Per Kanazawa e Still esiste anche un “ugly premium”, ovvero una tendenza delle persone molto brutte a guadagnare in media più di una persona semplicemente poco attraente.
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