Perdonare è un’arte: imparala in 5 mosse
Serve il tempo necessario, che è diverso per ognuno. Niente può essere imposto o preteso. Ma lasciare andare il rancore è un modo per riprendersi la proprio vita
Forse non tutto può essere perdonato, ma imparare a lasciare andare il risentimento è un atto di gentilezza verso se stessi prima ancora che verso gli altri. Provare rancore ci tiene bloccati nel passato, convincendoci che ogni torto è irreparabile.
Praticare l’arte del perdono invece può farci diventare più leggeri, migliorando la nostra capacità di ascolto e di empatia.
Una rivoluzione interiore
Non riesci proprio a perdonare perché sei sicura di essere nel giusto e non vuoi che l’altra persona se la cavi con poco? Prova a invertire la prospettiva. Non stai porgendo l’altra guancia, stai mettendo fine al potere spropositato che un’altra persona ha su di te. Tutto il tempo e le energie sprecate a macerare nel risentimento possono essere impiegate in qualcosa che ti rende davvero felice, tanto più che il perdono è spesso una questione personale. Non è detto che l’altra persona si senta altrettanto coinvolta, o che voglia essere perdonata. Si può perdonare a distanza e persino smettere di portare rancore a persone che non ci sono più: una volta entrati nella giusta ottica le possibilità sono infinite. L’importante è ricordarsi che il perdono deve essere una libera scelta, non può essere imposto né preteso.
Un processo in 5 step
- Non vittimizzarti due volte. Digerire un’offesa può essere molto difficile e non è raro colpevolizzarsi. Imparare a perdonare se stessi, realizzando che non siamo divinità onniscienti o infallibili, è il primo passo per essere più indulgenti con gli altri. Se sei una persona che caratterialmente tende a farsi carico di tutte le responsabilità, questo è il momento giusto per riconoscere la legittimità dei tuoi sentimenti, ammettendo che hai subito un’ingiustizia e che hai tutto il diritto di sentirti ferita.
- Ricorda che il perdono è un processo. Lasciare andare i sentimenti negativi non è come spegnere un interruttore. A volte bisogna procedere a piccoli passi, iniziando a seppellire l’ascia di guerra anche se sappiamo che ci vorrà molto tempo per sentirci del tutto in pace. Parafrasando il poeta e rivoluzionario cubano José Martí, coltiva una rosa bianca. Anche quando vorresti piantare distese di cardi e ortiche.
- Pratica il reframing. Assumere il punto di vista di chi ci ha offeso è la parte più difficile, ma anche quella più utile. Molto spesso per disinnescare la rabbia occorre calarsi nei panni dell’altro, cercando di capire le sue motivazioni o il suo stato d’animo. Potresti renderti conto di aver frainteso un comportamento, oppure scoprire che dietro a un’esplosione di rabbia o a un commento crudele si nascondono ansie e paure di cui non sospettavi l’esistenza.
- Esercita il distacco. Mettere temporaneamente da parte quello che si prova per analizzare i fatti nudi e crudi può sembrare impossibile, ma è solo questione di allenamento. Serve a giudicare i danni subiti con più obiettività, magari rivalutandone l’importanza.
- Sappi che pregi e difetti vanno a braccetto. Quando certi difetti sembrano imperdonabili, suggerisce la School of Life di Alain De Botton, un trucco per non perdere facilmente la pazienza è sforzarsi di non dimenticare le qualità a cui corrispondono. Le persone pedanti e ipercritiche sono spesso anche meticolose e affidabili, mentre un creativo dalle intuizioni brillanti può essere un totale disastro nel rispettare gli orari. Ricordarsi che punti di forza e debolezze sono spesso due lati di una stessa medaglia aiuta a non essere eccessivamente drastici nei propri giudizi.
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