27/01/2021

Single: perché gli amici sono la nuova famiglia

Veronica Colella Pubblicato il 27/01/2021 Aggiornato il 27/01/2021

La vita di coppia non fa per tutti. Un numero crescente di adulti preferisce rimanere single e circondarsi di buoni amici

Group of happy roommates having fun while eating pizza for lunch in the living room.

Zitella a chi? Secondo il ricercatore israeliano Elyakim Kislev, autore del volume Happy Singlehood, la popolazione di giovani adulti single è in crescita persino negli Stati Uniti, dove fino al secolo scorso era prassi per i fidanzatini del liceo sposarsi poco dopo il diploma. Quanto agli europei, il record lo detengono scandinavi e tedeschi: in Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania, scrive Kislev, circa il 40% degli adulti vive da solo e il matrimonio non è più considerato un rito di passaggio obbligatorio.

Per di più, secondo le sue stime, il 20% dei single non sembra sentire alcun bisogno di una relazione. Gli amici bastano e avanzano per avere una vita sociale soddisfacente.

Soprattutto perché i single moderni hanno inaugurato uno stile di vita a sé stante senza rischiare di rimanere invischiati in un vortice di pannolini e uscite a quattro.

Questione di priorità

A fare la differenza tra una singletudine felice e una più sofferta sono le priorità personali. Chi mette gli amici al primo posto ed è soddisfatto della sua vita sociale tende a soffrire meno di solitudine, anche senza un partner. Chi è single da tempo, spiega Kislev commentando con PsyPost i risultati della sua ultima ricerca sul tema, tende a fare affidamento su una rete sociale più estesa rispetto agli individui sposati. È meno probabile sentirsi soli quando si ha il supporto e l’appoggio degli amici, con cui si forma una comunità molto stretta in grado di offrire quello che un tempo si cercava nel matrimonio. Anzi, essere single potrebbe offrire una varietà di relazioni ed esperienze che la vita di coppia potrebbe addirittura precludere. Nelle città in cui essere single è uno stile di vita come tanti, non è difficile continuare a mantenere legami stimolanti a prescindere dalla propria situazione sentimentale. E c’è chi scopre di non avere alcun desiderio di cambiare.

Stop alla negatività

Per vivere felici e contenti non è necessario attendere il principe o la principessa azzurra, ma sapersi ascoltare e rimanere fedeli a sé stessi. Un compito decisamente più facile, ammette Kislev, se non si subisce la pressione sociale che associa l’essere single a essere “incompleti” o infelici. Le rassicurazioni in buona fede di chi dà per scontato che chi è single sia anche in cerca non tengono conto del fatto che non tutti abbiamo gli stessi desideri. Anche senza arrivare agli estremi della fantasia distopica di The Lobster (2015), il film di Lanthimos in cui essere single è un crimine, gli sguardi di compatimento e le domande inopportune metterebbero alla prova la pazienza di una santa. Come reagire? Per Kislev, tutto sta nel mantenere un’immagine positiva di sé stessi senza lasciarsi definire dagli altri. Dedicarsi ai propri obiettivi, coltivare le relazioni che fanno stare bene e frequentare ambienti single-friendly.

Famiglie allargate

In futuro, costruire amicizie solide potrebbe essere un obiettivo quasi più importante del matrimonio. Gli amici saranno i compagni con cui affrontare la terza età, una rete di sostegno in grado di rispondere ai bisogni emotivi, fisici, intellettuali e sociali che rischiano di venire meno con la perdita del partner di una vita. Considerata la bassa natalità dei paesi sviluppati e il numero crescente di separazioni, gli amici sono ragionevolmente le persone che si prenderanno cura di noi nel momento del bisogno. E non è detto che la voglia di allargare la propria cerchia sociale non si faccia sentire anche a trenta o quarant’anni, quando chi ha puntato troppo sulla vita di coppia a esclusione di altri legami inizia a testare i limiti di essere sempre e soltanto in due. Single o accoppiati, l’importanza di saper coltivare le proprie amicizie sarà sempre più determinante.