Ansia: come calmarla in 5 mosse
Sono più di 2 milioni e mezzo gli italiani ansiosi. Colpa di un mondo competitivo, sempre connesso, in cui si fa fatica a gestire stimoli e informazioni. Un esperto ci insegna a ritrovare l'equilibrio
Il momento che stiamo vivendo è stato definito la nuova età dell’ansia. Una percezione che sembra trovare conferma anche nei dati statistici: nella sola Italia, 2,5 milioni di persone convivono con questo disturbo (ISTAT 2017) che colpisce in misura maggiore le donne e i giovani sotto i 35 anni. Il resto del mondo non sembra cavarsela molto meglio, almeno a giudicare dalla quantità di riflessioni sull’argomento. Siamo noi ad essere diventati troppo fragili o è il mondo che abitiamo a farci sentire così stressati?
L’aumento dell’ansia potrebbe essere il normale esito di una società basata sulla competizione costante, con una forte pressione individuale sul successo nonostante i limiti posti dalla crisi economica e un sovraccarico di informazioni che non abbiamo ancora imparato a gestire.
Gli effetti collaterali della tecnologia
Il poeta W.H. Auden aveva definito “età dell’ansia” il periodo immediatamente successivo alla Seconda guerra mondiale, descrivendola come un’epoca di vuoto spirituale e terribile solitudine. Se gli americani del dopoguerra soffrivano di un senso di isolamento, il nostro problema è opposto: siamo costantemente interconnessi. La tecnologia si è evoluta molto velocemente, mettendo a dura prova i nostri tempi di reazione. Rischiamo di essere sopraffatti dalla quantità di notizie a nostra disposizione, che ci raccontano non solo tutto quello che succede ma anche quello che potrebbe succedere, non lasciandoci tempo a sufficienza per assimilare un evento o un’informazione.
Una percezione distorta delle distanze
Per di più, abbiamo la sensazione che il mondo si sia ristretto: non solo perché i tempi di viaggio si sono ridotti, ma anche perché la distanza fisica ai tempi di Internet è diventata quasi irrilevante. Le persone lavorano, chiacchierano, litigano e formano reti di sostegno a distanza di migliaia di chilometri.
Un cambiamento che può essere meraviglioso ma anche fare paura, soprattutto quando diventa faticoso distanziarsi emotivamente da tutto quello che succede là fuori.
Come facciamo a rallentare?
In Vita su un pianeta nervoso (Edizioni e/o), lo scrittore inglese Matt Haig racconta il suo percorso per imparare a gestire tutti questi stimoli senza esserne travolto. Le sue “idee semplici per un nuovo inizio” sono davvero alla portata di tutti.
- Esercitare la consapevolezza. Diventare consapevoli del tempo che passiamo con in mano lo smartphone, o dell’effetto delle notizie sul nostro umore, è un primo passo per capire quando abbiamo bisogno di prenderci una pausa dal “sistema nervoso mondiale”.
- Concentrarsi sulla completezza. Evitare i paragoni continui e smettere di pensare a ciò che ci manca per essere perfetti.
- Ricordare che il mondo ha una realtà oggettiva, mentre il nostro mondo è soggettivo.
- Tenere a mente che meno è meglio. Semplificarsi la vita eliminando il superfluo ci aiuta a dormire di più e a fare sonni più tranquilli.
- Sapere cosa è importante. In realtà, ci spiega Haig, lo sappiamo già: è quello di cui sentiremmo la mancanza se non ci fosse più. “Persone, luoghi, libri, cibi, esperienze, quello che è”. E se per poterne godere dobbiamo liberarci di qualcos’altro, ci farà solo sentire più leggeri.
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