Tiroide: impara ad ascoltarla
Da questa centralina del metabolismo dipende molto del nostro benessere. I consigli dello specialista per ritrovare l'equilibrio
Tanti disturbi, diversi fra loro. Primo fra tutti la stanchezza ma anche le alterazioni del tono dell’umore, l’insonnia, il gonfiore. Sono tutti sintomi dell’ipotiroidismo, la malattia più frequente della tiroide: a volte così sfumati che diventa difficile ricondurli a un’unica causa, ma comunque in grado di far perdere benessere. Si calcola che gli italiani con problemi alla tiroide siano circa 6 milioni. L’ipotiroidismo, in particolare, è un problema in rosa: la presenza del problema fra le donne fra le donne è di 8/9 volte maggiore. E anche l’ipertiroidismo autoimmune colpisce di più il genere femminile.
Per questo è importante imparare a conoscere meglio questa ghiandola, una vera ”centralina” del corpo, e capire come si può proteggere e ritrovare il delicato equilibrio ormonale.
Ipotiroidismo: un problema al femminile
L’ipotiroidismo può apparire in forme diverse: «Si va da quelle più serie a quelle lievi, di ipotiroidismo subclinico, in cui gli ormoni FT3 e FT4 rientrano ancora nella normalità. Oggi si tende a intervenire con i farmaci anche in quest’ultimo caso per evitare che la funzionalità della tiroide con il tempo peggiori e si arrivi a ipotiroidismo conclamato» spiega il professor Paolo Vitti, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa. «Alcuni momenti della vita femminile sono particolarmente a rischio, soprattutto la gravidanza».
Le novità nelle terapie
Quando l’attività della tiroide rallenta il farmaco da usare è la tiroxina. «Oggi sono disponibili formulazioni diverse che rendono la terapia più efficace nelle persone in cui ci sia un difettoso assorbimento della compressa di tiroxina» dice il professor Vitti. «Ci sono i gel che hanno il vantaggio di non contenere eccipienti a cui alcuni sono intolleranti, e di essere assorbiti in modo veloce nel primo tratto dell’intestino oppure ancora liquidi, ancora più facilmente assorbibili e con in più il vantaggio di poter essere assunti anche a poca distanza dalla colazione».
Quando la ghiandola lavora troppo
La ghiandola tiroidea può presentare anche “un’iperfunzione”: si ha un’aumentata sintesi e secrezione degli ormoni tiroidei. «L’eccesso di ormoni tiroidei circolanti si può manifestare con una sintomatologia che può variare molto» spiega il professor Vitti. «Si può avere un esordio lento, con sintomi sfumati. Oppure quadri più seri con sintomi molto evidenti: la ghiandola si ingrossa, si perde peso, si ha un aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa. Ci può essere una intolleranza al caldo con eccessiva sudorazione, insonnia, nervosismo. Si possono alterare anche il senso della fame e il ciclo mestruale. La principale causa di ipertiroidismo (nel 60/90% dei casi) è il morbo di Basedow o gozzo diffuso tossico: si tratta di una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario produce anticorpi che stimolano la tiroide a produrre ormoni tiroidei in eccesso. È una malattia con una forte predisposizione familiare: il 15 per cento dei pazienti hanno un familiare stretto con la stessa malattia e circa il 50 per cento dei parenti di primo grado presentano positività per gli anticorpi antitiroide. Il rapporto tra donne e uomini di otto a uno. Il morbo di Basedow insorge soprattutto fra i 20 e i 40 anni ma può presentarsi a tutte le età».
Le cure
Ma quali sono le cure se la tiroide funziona troppo? «L’ipertiroidismo autoimmune si può affrontare con tre tipi di terapie: una terapia farmacologica, con un farmaco che blocca la formazione dell’ormone tiroideo» spiega lo specialista. «In alcuni casi però la cura farmacologica non è risolutiva e il farmaco non si può somministrare per tutta la vita, perché può avere effetti collaterali e perché c’è il rischio di sottoporre il paziente a picchi di iper o ipo tiroidismo durante la terapia. Quindi nelle forme nelle quali noi non riusciamo a far regredire la malattia con il farmaco dobbiamo ricorrere alla terapia radio metabolica o alla terapia chirurgica, togliendo il nodulo causa dell’ipertiroidismo o tutta la tiroide nel caso di morbo di Basedow».
L’articolo con l’intervista completa al professor Paolo Vitti, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa è sul numero di Silhouette donna di giugno, ora in edicola.
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