TACNI 30CPS 0,5MG
24,32 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 22/04/2012
Profilassi del rigetto del trapianto nei pazienti riceventi trapianto allogenico di fegato, rene o cuore. Trattamento del rigetto allogenico resistente al trattamento con altri medicinali immunosoppressivi.
0,5 mg Ogni capsula rigida contiene 0,5 mg di tacrolimus 1 mg Ogni capsula rigida contiene 1 mg di tacrolimus 5 mg Ogni capsula rigida contiene 5 mg di tacrolimus Eccipienti: 0,5 mg Ogni capsula rigida da 0,5 mg contiene 109,1 mg di lattosio 1 mg Ogni capsula rigida da 1 mg contiene 108,6 mg di lattosio 5 mg Ogni capsula rigida da 5 mg contiene 104,6 mg di lattosio Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al tacrolimus o ad altri macrolidi.
Ipersensibilità ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Posologia
- La terapia con Tacni richiede un attento monitoraggio da parte di personale adeguatamente qualificato e attrezzato.
La prescrizione del medicinale, così come le modifiche della terapia immunosoppressiva in corso, devono essere effettuate soltanto da medici con esperienza nella terapia immunosoppressiva e nella gestione dei pazienti trapiantati.
Lo scambio involontario, non intenzionale o senza supervisione tra le formulazioni a rilascio immediato o a rilascio prolungato di tacrolimus è pericoloso.
Ciò può portare al rigetto dell’organo o a un aumento dell’incidenza degli effetti indesiderati, compresa una scarsa o eccessiva immunosoppressione, effetti dovuti a differenze clinicamente rilevanti dell’esposizione sistemica al tacrolimus.
I pazienti devono essere tenuti in terapia con una sola formulazione di tacrolimus con il regime posologico quotidiano corrispondente; cambi della formulazione o del regime devono essere effettuati solo sotto la stretta supervisione di uno specialista in trapianti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Dopo il passaggio a qualsiasi formulazione alternativa, deve essere effettuato un monitoraggio terapeutico del farmaco e devono essere effettuati aggiustamenti della dose per assicurare che sia mantenuta l’esposizione sistemica al tacrolimus.
Considerazioni generali Le dosi iniziali raccomandate, presentate qui di seguito, devono servire soltanto come indicazione generale.
La dose di tacrolimus deve essere stabilita innanzitutto in base alle valutazioni dei segni clinici di rigetto e sulla tollerabilità del singolo paziente, con l’ausilio del monitoraggio del livello ematico (vedere di seguito per le concentrazioni target raccomandate nel sangue intero).
Se sono evidenti segni clinici di rigetto, deve essere presa in considerazione una variazione del regime di immunosoppressione.
Il tacrolimus può essere somministrato per endovena o per via orale.
Generalmente, l’assunzione di tacrolimus può essere iniziata per via orale, se necessario, somministrando il contenuto della capsula sospeso in acqua, tramite intubazione naso-gastrica.
Nella fase iniziale del periodo post-operatorio, tacrolimus viene normalmente somministrato in associazione ad altri farmaci immunosoppressori.
La dose di Tacni può variare in base al regime immunosoppressore prescelto.
Durata del trattamento Per impedire il rigetto dell’organo trapiantato, occorre mantenere lo stato di immunosoppressione; di conseguenza, non è possibile stabilire un limite per la durata della terapia orale.
Posologia Dosi raccomandate - Trapianto di fegato Profilassi del rigetto del trapianto - adulti La terapia per via orale con tacrolimus deve cominciare con 0,10 - 0,20 mg/kg/die somministrati in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
La somministrazione deve cominciare circa 12 ore dopo il termine dell’intervento chirurgico.
Se la dose non può essere somministrata per via orale a causa delle condizioni cliniche del paziente, si deve iniziare la terapia mediante infusione endovenosa continua per 24 ore con una dose di 0,01 - 0,05 mg/kg/die.
Profilassi del rigetto del trapianto - pazienti pediatrici Deve essere somministrata una dose orale iniziale pari a 0,30 mg/kg/die in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Se le condizioni cliniche del paziente impediscono la somministrazione per via orale, si deve iniziare la terapia mediante infusione endovenosa continua per 24 ore con una dose di 0,05 mg/kg/die.
Aggiustamenti posologici durante il periodo post-trapianto in pazienti adulti e pediatrici Le dosi di tacrolimus vengono generalmente ridotte nel periodo post-trapianto.
È possibile, in alcuni casi, sospendere le terapie immunosoppressive concomitanti fino alla monoterapia con tacrolimus.
I miglioramenti clinici del paziente nel periodo post-trapianto possono modificare la farmacocinetica del tacrolimus con la necessità di ulteriori aggiustamenti posologici.
Terapia del rigetto - pazienti adulti e pediatrici Per controllare episodi di rigetto, si è ricorso all’aumento della dose di tacrolimus, all’associazione di terapie aggiuntive a base di corticosteroidi e all’introduzione di brevi cicli di trattamento con anticorpi mono/policlonali.
Se vengono notati segni di tossicità (come gravi reazioni avverse - vedere paragrafo 4.8), potrebbe rendersi necessaria la riduzione della dose di tacrolimus.
Per la conversione a tacrolimus, il trattamento deve cominciare con la dose iniziale per via orale consigliata per l’immunosoppressione primaria.
Per informazioni sulla conversione da ciclosporina a Tacni, vedere di seguito “Aggiustamenti posologici in popolazioni specifiche di pazienti”.
Dosi raccomandate - Trapianto di rene Profilassi del rigetto del trapianto - adulti La terapia per via orale con tacrolimus deve cominciare con 0,20 - 0,30 mg/kg/die somministrati in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
La somministrazione deve cominciare entro le 24 ore dopo il termine dell’intervento chirurgico.
Se la dose non può essere somministrata per via orale a causa delle condizioni cliniche del paziente, si deve iniziare la terapia mediante infusione endovenosa continua per 24 ore con una dose di 0,05-0,10 mg/kg/die.
Profilassi del rigetto del trapianto - pazienti pediatrici Deve essere somministrata una dose orale iniziale pari a 0,30 mg/kg/die in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Se le condizioni cliniche del paziente impediscono la somministrazione per via orale, si deve iniziare la terapia mediante infusione endovenosa continua per 24 ore con una dose di 0,075- 0,100 mg/kg/die.
Aggiustamenti posologici durante il periodo post-trapianto in pazienti adulti e pediatrici Le dosi di tacrolimus vengono generalmente ridotte nel periodo post-trapianto.
È possibile, in alcuni casi, sospendere le terapie immunosoppressive concomitanti fino alla duplice terapia a base di tacrolimus.
I miglioramenti clinici del paziente nel periodo post-trapianto possono modificare la farmacocinetica del tacrolimus con la necessità di ulteriori aggiustamenti posologici.
Terapia del rigetto - pazienti adulti e pediatrici Per controllare episodi di rigetto, si è ricorso all’aumento della dose di tacrolimus, all’associazione di terapie aggiuntive a base di corticosteroidi e all’introduzione di brevi cicli di trattamento con anticorpi mono/policlonali.
Se vengono notati segni di tossicità (come gravi reazioni avverse - vedere paragrafo 4.8), potrebbe rendersi necessaria la riduzione della dose di Tacni.
Per la conversione a tacrolimus, il trattamento deve cominciare con la dose iniziale per via orale consigliata per l’immunosoppressione primaria.
Per informazioni sulla conversione da ciclosporina a Tacni, vedere di seguito “Aggiustamenti posologici in popolazioni specifiche di pazienti”.
Dosi raccomandate - Trapianto di cuore Profilassi del rigetto del trapianto - adulti Il tacrolimus può essere utilizzato contemporaneamente con l’induzione con anticorpi (permettendo un’introduzione ritardata della terapia con tacrolimus) o, in alternativa, in pazienti clinicamente stabili senza induzione con anticorpi.
In seguito all’induzione con anticorpi, la terapia per via orale con tacrolimus deve cominciare con 0,075 mg/kg/die somministrati in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
La somministrazione deve cominciare entro 5 giorni dal completamento dell’intervento chirurgico, appena le condizioni cliniche del paziente sono stabilizzate.
Se la dose non può essere somministrata per via orale a causa delle condizioni cliniche del paziente, deve essere iniziata una terapia di tacrolimus per via endovenosa alla dose di 0,01-0,02 mg/kg/die come infusione continua per 24 ore.
È stata pubblicata una strategia alternativa in cui il tacrolimus era stato somministrato per via orale entro 12 ore dal trapianto.
Questo approccio era stato riservato a pazienti senza disfunzione di organo (ad es.
disfunzione renale).
In questo caso, è stata utilizzata una dose orale iniziale di tacrolimus da 2 a 4 mg al giorno in associazione con micofenolato mofetil e corticosteroidi o in associazione con sirolimus e corticosteroidi.
Profilassi del rigetto del trapianto - pazienti pediatrici Il tacrolimus è stato utilizzato con o senza induzione con anticorpi nei trapianti di cuore pediatrici.
Nei pazienti senza induzione con anticorpi, se la terapia con tacrolimus viene iniziata per via endovenosa, la dose raccomandata d’inizio è 0,03 - 0,05 mg/kg/die come infusione continua di 24 ore finalizzata al raggiungimento della concentrazione ematica complessiva di tacrolimus di 15 - 25 ng/ml.
I pazienti devono essere convertiti alla terapia orale non appena clinicamente possibile.
La prima dose di terapia orale deve essere di 0,30 mg/kg/die iniziando dalle 8 alle 12 ore dopo l’interruzione della terapia endovenosa.
In seguito all’induzione con anticorpi, se la terapia con tacrolimus è iniziata per via orale, la dose d’inizio raccomandata è 0,10 - 0,30 mg/kg/die somministrata in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Aggiustamenti posologici durante il periodo post-trapianto in pazienti adulti e pediatrici Le dosi di tacrolimus vengono generalmente ridotte nel periodo post-trapianto.
I miglioramenti clinici del paziente nel periodo post-trapianto possono modificare la farmacocinetica di tacrolimus con la necessità di ulteriori aggiustamenti posologici.
Terapia del rigetto - pazienti adulti e pediatrici Per controllare episodi di rigetto, si è ricorso all’aumento della dose di tacrolimus, all’associazione di terapie aggiuntive a base di corticosteroidi e all’introduzione di brevi cicli di trattamento con anticorpi mono/policlonali.
Nei pazienti adulti convertiti al tacrolimus, deve essere somministrata una dose orale iniziale di 0,15 mg/kg/die in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Nei pazienti pediatrici convertiti al tacrolimus, deve essere somministrata una dose orale iniziale di 0,20 - 0,30 mg/kg/die in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Per informazioni sulla conversione da ciclosporina a Tacni, vedere di seguito “Aggiustamenti posologici in popolazioni specifiche di pazienti”.
Dosi raccomandate - Terapia del rigetto, altri allotrapianti Le dosi raccomandate per il trapianto di polmone, pancreas e intestino sono basate su limitati dati di studi clinici prospettici.
In pazienti sottoposti a trapianto di polmone, il tacrolimus è stato utilizzato alla dose iniziale di 0,10 - 0,15 mg/kg/die, in pazienti sottoposti a trapianto di pancreas il tacrolimus è stato utilizzato alla dose iniziale di 0,2 mg/kg/die e in pazienti sottoposti a trapianto di intestino il tacrolimus è stato utilizzato alla dose iniziale di 0,3 mg/kg/die.
Aggiustamenti posologici in popolazioni specifiche di pazienti Pazienti con insufficienza epatica Nei pazienti con grave compromissione epatica può rendersi necessaria una riduzione della dose per mantenere i livelli ematici minimi nei limiti raccomandati.
Pazienti con insufficienza renale Poiché la farmacocinetica di tacrolimus non è influenzata dalla funzionalità renale, non deve essere richiesto alcun aggiustamento posologico.
Tuttavia, a causa del potenziale nefrotossico del tacrolimus, si raccomanda un attento monitoraggio della funzionalità renale (incluse valutazioni periodiche delle concentrazioni di creatinina sierica, il calcolo della clearance della creatinina e il controllo della diuresi).
Pazienti in età pediatrica In generale, i pazienti pediatrici richiedono dosi ½ - 2 volte più elevate delle dosi per pazienti adulti per raggiungere livelli ematici simili.
Pazienti anziani I dati attualmente disponibili non suggeriscono la necessità di aggiustamenti posologici nei pazienti anziani.
Conversione da ciclosporina Occorre prestare attenzione prima di passare dalla terapia con ciclosporina alla terapia con tacrolimus (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
La terapia a base di tacrolimus deve essere iniziata soltanto dopo aver preso in considerazione le concentrazioni ematiche di ciclosporina e le condizioni cliniche del paziente.
In presenza di elevati livelli ematici di ciclosporina, la somministrazione deve essere ritardata.
In pratica, la terapia con tacrolimus viene iniziata 12 - 24 ore dopo l’interruzione della ciclosporina.
Il controllo dei livelli ematici di ciclosporina deve proseguire anche dopo il passaggio alla nuova terapia dal momento che la clearance della ciclosporina può esserne influenzata.
Concentrazioni target raccomandate nel sangue intero La dose deve essere basata principalmente sulla valutazione clinica del rigetto e sulla tollerabilità di ogni singolo paziente.
Quale aiuto per ottimizzare il dosaggio, sono disponibili vari test immunologici per determinare le concentrazioni di tacrolimus nel sangue intero, incluso un test immunoenzimatico microparticellare (MEIA) semi-automatizzato.
Il confronto dei livelli ematici del singolo paziente con quelli pubblicati in letteratura deve essere fatto con attenzione e con conoscenza del metodo d’analisi impiegato.
Nella pratica clinica attuale, i livelli ematici di tacrolimus sono determinati con dosaggio immunologico su sangue intero.
I livelli ematici di valle di tacrolimus devono essere monitorati nel periodo post-trapianto.
Quando viene somministrato per via orale, i livelli ematici di valle di tacrolimus devono essere rilevati dopo 12 ore circa dall’ultima somministrazione, appena prima della somministrazione successiva.
La frequenza del monitoraggio dei livelli ematici si deve basare sulle esigenze cliniche.
Poiché Tacni è un prodotto medicinale a bassa clearance, dopo gli aggiustamenti al regime posologico possono essere necessari diversi giorni prima che le variazioni nei livelli ematici siano visibili.
I livelli ematici di valle devono essere monitorati circa due volte alla settimana nel primo periodo successivo al trapianto e periodicamente durante la terapia di mantenimento.
I livelli ematici di valle di tacrolimus devono essere monitorati anche in seguito ad aggiustamenti della dose, a cambiamenti del regime immunosoppressivo, o a co-somministrazione di sostanze che possono alterare le concentrazioni di tacrolimus nel sangue intero (vedere paragrafo 4.5).
L’analisi degli studi clinici suggerisce che la maggior parte dei pazienti può essere trattata con successo quando le concentrazioni ematiche di valle di tacrolimus vengono mantenute sotto i 20 ng/ml.
È necessario considerare le condizioni cliniche del paziente quando si interpretano le concentrazioni ematiche.
Nella pratica clinica, nel periodo immediatamente successivo al trapianto, i livelli ematici di valle sono generalmente compresi nell’intervallo 5 - 20 ng/ml nei pazienti trapiantati di fegato e nell’intervallo 10 - 20 ng/ml nei pazienti trapiantati di rene e cuore.
Successivamente, durante la terapia di mantenimento, le concentrazioni ematiche sono state generalmente comprese nell’intervallo 5 - 15 ng/ml nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato, rene e cuore.
Modo di somministrazione La dose giornaliera deve essere somministrata in due dosi separate (ad es.
al mattino e alla sera).
Le capsule devono essere assunte immediatamente dopo la rimozione dal blister.
I pazienti devono essere informati di non ingerire il dessiccante.
Le capsule devono essere deglutite con un liquido (preferibilmente acqua).Per raggiungere un assorbimento ottimale, generalmente le capsule devono essere assunte a stomaco vuoto o almeno 1 ora prima oppure 2-3 ore dopo i pasti (vedere paragrafo 5.2). Avvertenze e precauzioni
- Sono stati segnalati errori di terapia, compreso lo scambio involontario o non intenzionale o senza supervisione tra le formulazioni a rilascio immediato o a rilascio prolungato di tacrolimus.
Ciò ha portato a eventi avversi gravi, compreso il rigetto dell’organo o altri effetti indesiderati che possono essere la conseguenza della sottoesposizione o della sovraesposizione al tacrolimus.
I pazienti devono essere tenuti in terapia con una sola formulazione di tacrolimus con il regime posologico quotidiano corrispondente; cambi della formulazione o del regime devono essere effettuati solo sotto la stretta supervisione di uno specialista in trapianti (vedere paragrafi 4.2 e 4.8).
Durante il periodo iniziale post-trapianto, è richiesto il monitoraggio di routine dei seguenti parametri: pressione arteriosa, ECG, controllo neurologico e oculistico, livello di glucosio a digiuno, elettroliti (in particolare potassio), test relativi alla funzionalità epatica e renale, parametri ematologici, parametri della coagulazione e determinazione delle proteine plasmatiche.
Se vengono osservate variazioni clinicamente rilevanti, occorre considerare degli aggiustamenti al regime immunosoppressivo.
Sostanze con potenziale di interazione Gli inibitori o induttori del CYP3A4 devono essere somministrati in associazione al tacrolimus solo in seguito a consulenza con uno specialista in trapianti, poiché vi è un potenziale rischio di interazione tra farmaci che può comportare reazioni avverse gravi come rigetto o tossicità (vedere paragrafo 4.5).
Inibitori del CYP3A4 Se usato in associazione a inibitori del CYP3A4, i livelli ematici di tacrolimus potrebbero aumentare comportando reazioni avverse gravi tra cui nefrotossicità, neurotossicità e allungamento dell’intervallo QT.
Si raccomanda quindi di evitare che forti inibitori del CYP3A4 (come ritonavir, cobicistat, ketoconazolo, itraconazolo, posaconazolo, voriconazolo, telitromicina, claritromicina o josamicina) siano somministrati in combinazione con tacrolimus.
Se ciò non si può evitare, già dai primi giorni di co-somministrazione i livelli ematici di tacrolimus devono essere monitorati frequentemente sotto la supervisione di uno specialista in trapianti, per aggiustare adeguatamente il dosaggio di tacrolimus in modo da mantenere una inalterata esposizione a tacrolimus.
Si deve monitorare attentamente anche la funzionalità renale, l’ECG (incluso l’intervallo QT) e le condizioni cliniche del paziente.
L’aggiustamento della dose si deve basare sulla situazione individuale di ciascun paziente.
Potrebbe essere necessario un immediato aggiustamento della dose all’inizio del trattamento (vedere paragrafo 4.5).
Allo stesso modo la sospensione di inibitori del CYP3A4 potrebbe influenzare la velocità con cui il tacrolimus è metabolizzato, comportando una diminuzione dei livelli di tacrolimus ematici sotto la soglia terapeutica e per questo è richiesto un controllo ravvicinato e la supervisione da parte di uno specialista in trapianti.
Induttori del CYP3A4 L’uso concomitante di tacrolimus con induttori del CYP3A4 può diminuire i livelli ematici di tacrolimus, andando potenzialmente ad aumentare il rischio di rigetto dell’organo trapiantato.
Si raccomanda quindi di evitare l’uso concomitante del tacrolimus con forti induttori del CYP3A4 (ad esempio rifampicina, fenitoina, carbamazepina).
Se ciò non si può evitare, già dai primi giorni di co-somministrazione i livelli ematici di tacrolimus devono essere monitorati frequentemente sotto la supervisione di uno specialista in trapianti, per aggiustare adeguatamente il dosaggio di tacrolimus in modo da mantenere una inalterata esposizione a tacrolimus.
Si deve monitorare attentamente anche la funzione dell’organo trapiantato (vedere paragrafo 4.5).
Allo stesso modo la sospensione di induttori del CYP3A4 potrebbe influenzare la velocità con cui il tacrolimus è metabolizzato, comportando un aumento dei livelli di tacrolimus ematici sopra la soglia terapeutica e per questo richiede un controllo ravvicinato e la supervisione di uno specialista in trapianti.
Glicoproteina-P Si deve usare cautela quando tacrolimus è somministrato in concomitanza con farmaci che inibiscono la glicoproteina-P, in quanto può verificarsi un aumento dei livelli di tacrolimus.
I livelli di tacrolimus nel sangue intero e le condizioni cliniche del paziente devono essere monitorati attentamente.
Potrebbe rendersi necessario un aggiustamento della dose di tacrolimus (vedere paragrafo 4.5).
Preparazioni a base di erbe Durante la terapia con Tacni devono essere evitate le preparazioni erboristiche contenenti l’erba di San Giovanni (Hypericum perforatum) o altre preparazioni erboristiche a causa del rischio di interazioni che possono provocare la diminuzione delle concentrazioni di tacrolimus nel sangue e possono ridurre l’efficacia clinica del tacrolimus, o un aumento delle concentrazioni ematiche di tacrolimus e rischio di tossicità di tacrolimus (vedere paragrafo 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione).
Altre interazioni La somministrazione di ciclosporina e tacrolimus in associazione deve essere evitata ed è necessario porre particolare attenzione quando tacrolimus viene somministrato a pazienti precedentemente in terapia con ciclosporina (vedere paragrafi 4.2 e 4.5).
Devono essere evitate l’assunzione di elevate quantità di potassio o la somministrazione di diuretici risparmiatori di potassio (vedere paragrafo 4.5).
La combinazione di tacrolimus con alcuni medicinali noti per avere effetti neurotossici può incrementare il rischio che si verifichino questi effetti (vedere paragrafo 4.5).
Vaccinazione I medicinali immunosoppressori possono modificare la risposta alle vaccinazioni, e la vaccinazione nel corso del trattamento con tacrolimus può essere meno efficace.
Deve essere evitato l’uso di vaccini vivi attenuati.
Nefrotossicità Tacrolimus può causare compromissione della funzionalità renale nei pazienti post-trapianto.
La compromissione renale acuta senza intervento attivo può evolvere in compromissione renale cronica.
I pazienti con funzionalità renale compromessa devono essere monitorati attentamente perché può rendersi necessaria una riduzione della dose di tacrolimus.
Il rischio di nefrotossicità può aumentare quando tacrolimus è somministrato in concomitanza con farmaci associati a nefrotossicità (vedere paragrafo 4.5).
L’uso concomitante di tacrolimus con farmaci noti per avere effetti nefrotossici deve essere evitato.
Quando la co-somministrazione non può essere evitata, il livello ematico di valle di tacrolimus e la funzionalità renale devono essere monitorati attentamente e la riduzione della dose deve essere presa in considerazione in caso di nefrotossicità.
Disordini gastrointestinali In pazienti trattati con tacrolimus è stata riportata perforazione gastrointestinale.
Poiché, da un punto di vista medico, la perforazione gastrointestinale è un evento importante che può portare ad una condizione grave o può mettere in pericolo di vita, devono immediatamente essere presi in considerazione adeguati trattamenti non appena si verifichino sintomi o segni sospetti.
Poiché i livelli di tacrolimus nel sangue possono significativamente cambiare durante gli episodi diarroici, viene raccomandato un ulteriore monitoraggio del tacrolimus durante gli episodi di diarrea.
Disordini cardiaci In rari casi, sono state osservate ipertrofia ventricolare o ipertrofia del setto, riportate come cardiomiopatie.
Nella maggior parte dei casi esse si sono rivelate reversibili, in quanto si sono verificate principalmente nei bambini in presenza di concentrazioni ematiche di valle di tacrolimus molto più elevate dei livelli massimi consigliati.
Altri fattori ritenuti in grado di aumentare il rischio di queste condizioni cliniche includevano malattie cardiache preesistenti, uso di corticosteroidi, ipertensione, disfunzione renale o epatica, infezioni, sovraccarico di fluidi ed edema.
Di conseguenza, i pazienti ad alto rischio, in particolare i bambini piccoli e i pazienti che ricevono una forte immunosoppressione, devono essere controllati mediante procedure quali ecocardiografia o ECG prima e dopo il trapianto (ad esempio inizialmente, dopo tre mesi e, successivamente, dopo 9-12 mesi).
In caso di alterazioni, si deve prendere in considerazione la riduzione della dose di tacrolimus oppure il passaggio al trattamento con un altro farmaco immunosoppressore.
Il tacrolimus può causare il prolungamento dell’intervallo QT e Torsioni di punta.
Si raccomanda cautela in pazienti con fattori di rischio per il prolungamento dell’intervallo QT, compresi pazienti con storia personale o familiare di prolungamento del tratto QT, insufficienza cardiaca congestizia, bradiaritmia e anomalie elettrolitiche.
Deve essere usata cautela anche in pazienti con diagnosi o con sospetto di Sindrome Congenita del Prolungamento dell’Intervallo QT o prolungamento acquisito del tratto QT o pazienti che assumano contemporaneamente medicinali noti per prolungare l’intervallo QT, indurre anomalie elettrolitiche o noti per incrementare l’esposizione a tacrolimus (vedere paragrafo 4.5).
Malattie linfoproliferative e tumori Ci sono state segnalazioni di pazienti trattati con tacrolimus che hanno sviluppato disordini linfoproliferativi associati ad infezione da Epstein-Barr Virus (EBV) (vedere paragrafo 4.8).
I pazienti trasferiti a terapia con tacrolimus non devono ricevere un trattamento antilinfocitario concomitante.
È stato osservato che bambini molto piccoli (< 2 anni) EBV-VCA negativi presentano un rischio maggiore di comparsa di malattie linfoproliferative.
Di conseguenza, in questo gruppo di pazienti si deve verificare la sierologia EBV-VCA prima di cominciare il trattamento con tacrolimus.
Durante il trattamento si consiglia uno stretto monitoraggio con EBV-PCR.
EBV-PCR positive possono persistere per mesi e non sono di per sé indicative di malattie linfoproliferative o di linfoma.
Come con altri medicinali immunosoppressori, che hanno in sé il rischio di poter causare variazioni maligne a livello della pelle, l’esposizione al sole e ai raggi UV deve essere limitata indossando vestiti che proteggono e utilizzando uno schermo solare con un fattore ad alta protezione.
Come nel caso di altri potenti medicinali immunosoppressori, non è noto il rischio di un tumore di derivazione secondaria (vedere paragrafo 4.8).
Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES) È stato segnalato che pazienti in terapia con tacrolimus hanno sviluppato sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (Posterior Reversible Encephalopathy Syndrome - PRES).
Se i pazienti che assumono tacrolimus presentano sintomi da PRES quali cefalea, stato mentale alterato, convulsioni e disturbi visivi, deve essere effettuata una indagine radiologica (ad esempio una risonanza magnetica).
Se viene diagnosticata la PRES, si raccomanda un opportuno controllo della pressione sanguigna e delle convulsioni e si consiglia l’immediata sospensione di tacrolimus sistemico.
La maggior parte dei pazienti si è ristabilita completamente dopo che sono state adottate le misure opportune.
Patologie dell’occhio In pazienti trattati con tacrolimus, sono state riportate patologie dell’occhio, talvolta progredite fino alla perdita della vista.
Alcuni casi sono stati risolti con il passaggio ad immunosoppressione alternativa.
I pazienti devono essere avvisati di segnalare cambiamenti nell’acuità visiva, cambiamenti nella visione dei colori, visione offuscata, o difetti del campo visivo, e in casi di questo genere, è raccomandata una valutazione tempestiva da parte di un oculista, se appropriato.
Infezioni incluse infezioni opportunistiche I pazienti trattati con immunosoppressori, incluso tacrolimus, sono esposti a un maggior rischio di infezioni, incluse infezioni opportunistiche (batteriche, fungine, virali e da protozoi) quali l’infezione da CMV, la nefropatia associata al virus BK e la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) associata al virus JC.
I pazienti sono esposti anche a un maggior rischio di infezioni da epatite virale (ad esempio, riattivazione di epatite B e C e infezione de novo, oltre a epatite E, che può diventare cronica).
Tali infezioni sono spesso associate a un alto carico immunosoppressivo totale e possono avere esiti gravi o addirittura fatali, incluso il rigetto dell’organo trapiantato, che i medici devono tenere in considerazione per la diagnosi differenziale nei pazienti immunosoppressi con funzione epatica o renale in progressivo peggioramento o con sintomi neurologici.
La prevenzione e la gestione devono essere conformi alle linee guida cliniche di riferimento.
Microangiopatia trombotica (MAT) (inclusa sindrome emolitico uremica (SEU) e porpora trombotica trombocitopenica (PTT)) La diagnosi di MAT, inclusa porpora trombotica trombocitopenica (PTT) e sindrome emolitico uremica (SEU), che a volte porta a compromissione renale o ad un esito fatale, deve essere presa in considerazione nei pazienti che presentano anemia emolitica, trombocitopenia, stanchezza, manifestazione neurologica fluttuante, insufficienza renale e febbre.
Se viene diagnosticata la MAT, è necessario un trattamento tempestivo e, a discrezione del medico curante, deve essere presa in considerazione l’interruzione di tacrolimus.
La somministrazione concomitante di tacrolimus con un inibitore del bersaglio della rapamicina (mTOR) nei mammiferi (ad es.
sirolimus, everolimus) può aumentare il rischio di microangiopatia trombotica (inclusa sindrome emolitico uremica e porpora trombotica trombocitopenica).
Aplasia pura delle cellule della serie rossa Sono stati riportati casi di aplasia pura delle cellule della serie rossa (PRCA) in pazienti trattati con tacrolimus.
Tutti i pazienti presentavano fattori di rischio per la PRCA quali infezione da parvovirus B19, malattie latenti o terapie concomitanti in genere associate a PRCA.
Eccipienti • Lattosio I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi o da malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
• Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per capsula rigida, cioè essenzialmente “senza sodio”. Interazioni
- Interazioni metaboliche Il tacrolimus disponibile a livello sistemico è metabolizzato dal CYP3A4 epatico.
Esistono inoltre prove di un metabolismo gastrointestinale da parte del CYP3A4 nella parete intestinale.
L’uso concomitante di medicinali o rimedi erboristici notoriamente in grado di provocare inibizione o induzione del CYP3A4 può influire sul metabolismo di tacrolimus e quindi aumentarne o diminuirne i livelli ematici.
Allo stesso modo, la sospensione di questi prodotti o di rimedi erboristici può avere effetto sulla velocità con cui il tacrolimus è metabolizzato e perciò sui livelli ematici del tacrolimus.
Gli studi farmacocinetici hanno indicato che l’aumento dei livelli ematici di tacrolimus quando usato in associazione a inibitori del CYP3A4 è principalmente una conseguenza dell’aumento della biodisponibilità orale del tacrolimus dovuta all’inibizione del metabolismo gastrointestinale.
L’effetto sulla clearance epatica è meno pronunciato.
Si consiglia fortemente di monitorare con attenzione i livelli ematici di tacrolimus sotto la supervisione di uno specialista in trapianti, così come la funzione dell’organo trapiantato, il prolungamento dell’intervallo QT (mediante ECG), la funzionalità renale e altri eventi avversi tra cui la neurotossicità, quando sostanze in grado di alterare il metabolismo del CYP3A4 vengono utilizzate simultaneamente e di aggiustare o interrompere la dose di tacrolimus, se appropriato, per mantenere una costante esposizione al tacrolimus (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).
Allo stesso modo, i pazienti che usano tacrolimus in concomitanza con diverse sostanze che influenzano il CYP3A4 devono essere monitorati attentamente poiché gli effetti sull’esposizione del tacrolimus potrebbero risultare aumentati o diminuiti.
I medicinali con effetti sul tacrolimus sono elencati nella tabella sottostante.
Gli esempi di interazione tra medicinali non sono tutti inclusi o esaustivi, pertanto si deve consultare l’etichettatura dello specifico medicinale che si vuole co-somministrare al tacrolimus per informazioni sulla via dell’interazione metabolica, modalità di interazione, potenziali rischi e specifiche azioni da effettuare in caso di co-somministrazione.
Medicinali con effetti sul tacrolimus
La somministrazione concomitante di tacrolimus con un inibitore del bersaglio della rapamicina nei mammiferi (mTOR) (ad es.Classe o nome del farmaco/della sostanza Effetto dell’interazione farmacologica Raccomandazioni relative alla co-somministrazione Pompelmo o succo di pompelmo Possono aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare il rischio di reazioni avverse gravi (ad esempio neurotossicità, allungamento dell’intervallo QT) (vedere paragrafo 4.4). Evitare pompelmo o succo di pompelmo. Ciclosporina Può aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero.
Inoltre, possono avvenire effetti sinergici/additivi nefrotossici.L’uso simultaneo di ciclosporina e tacrolimus deve essere evitato (vedere paragrafo 4.4). Prodotti noti per avere effetti nefrotossici o neurotossici: amminoglicosidi, inibitori della girasi, vancomicina, sulfametossazolo+trimetoprim, farmaci anti-infiammatori non steroidei (NSAIDs), ganciclovir, aciclovir, amfotericina B, ibuprofene, cidofovir, foscarnet. Possono aumentare gli effetti nefrotossici o neurotossici del tacrolimus. L’uso simultaneo di tacrolimus con farmaci noti per avere effetti nefrotossici o neurotossici deve essere evitato.
Quando la co-somministrazione non può essere evitata, si deve monitorare la funzionalità renale e altri effetti indesiderati e aggiustare la dose di tacrolimus se necessario.Forti inibitori del CYP3A4: agenti antifungini (ad esempio ketoconazolo, itraconazolo, posaconazolo, voriconazolo), antibiotici macrolidi (ad esempio telitromicina, troleandomicina, claritromicina, josamicina), inibitori della proteasi del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) (ad esempio ritonavir, nelfinavir, saquinavir), inibitori delle proteasi del virus dell’epatite C (HCV) (ad esempio telaprevir, boceprevir, e la combinazione di ombitasvir e paritaprevir con ritonavir, quando usati con o senza dasabuvir), nefazodone, gli amplificatori farmacocinetici cobicistat, e gli inibitori delle chinasi idelalisib, ceritinib.
Sono state anche osservate forti interazioni con l’antibiotico macrolide eritromicina.Possono aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare il rischio di gravi reazioni avverse (ad esempio nefrotossicità, neurotossicità, allungamento dell’intervallo QT) che richiedono un attento monitoraggio (vedere paragrafo 4.4).
Può avvenire un rapido e acuto incremento dei livelli di tacrolimus, già 1-3 giorni dopo la co-somministrazione, anche nel caso di un’immediata riduzione della dose di tacrolimus.
In generale l’esposizione del tacrolimus può aumentare di >5 volte.
Quando sono somministrate combinazioni con ritonavir, l’esposizione del tacrolimus può aumentare di >50 volte.
Quasi tutti i pazienti potrebbero necessitare una riduzione nella dose di tacrolimus e si potrebbe rendere necessaria anche un’interruzione temporanea di tacrolimus.
L’effetto sulle concentrazioni ematiche di tacrolimus può durare per parecchi giorni dopo la conclusione della co-somministrazione.Si raccomanda di evitare l’uso in concomitanza.
Se la co-somministrazione di un forte inibitore del CYP3A4 non si può evitare, considerare di tralasciare la dose di tacrolimus il giorno in cui si comincia la somministrazione del forte inibitore di CYP3A4.
Ricominciare la somministrazione del tacrolimus il giorno seguente a una dose ridotta sulla base della concentrazione ematica di tacrolimus.
I cambiamenti nella dose e/o frequenza della dose devono essere specifici e regolati secondo necessità sulla base delle concentrazioni di valle di tacrolimus che devono essere valutate all’inizio, monitorate frequentemente durante (iniziando già dai primi giorni) e rivalutate dopo la fine del trattamento con l’inibitore del CYP3A4.
A seguito del completamento, la dose e la frequenza della somministrazione di tacrolimus devono essere basate sulle concentrazioni ematiche di tacrolimus.
Si deve monitorare attentamente la funzionalità renale, l’ECG per l’allungamento QT e altri effetti indesiderati.Moderati o deboli inibitori del CYP3A4: agenti antifungini (ad esempio fluconazolo, isavuconazolo, clotrimazolo, miconazolo), gli antibiotici macrolidi (ad esempio azitromicina), inibitori dei canali del calcio (ad esempio nifedipina, nicardipina, diltiazem, verapamil), amiodarone, danazolo, etinilestradiolo, lansoprazolo, omeprazolo, gli antivirali del virus dell’epatite C (HCV) elbasvir/grazoprevir e glecaprevir/pibrentasvir, l’antivirale del citomegalovirus (CMV) letermovir e gli inibitori della tirosina chinasi nilotinib, crizotinib, imatinib e i rimedi erboristici (cinesi) contenenti estratti di Schisandra sphenanthera. Possono aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e possono aumentare il rischio di reazioni avverse gravi (ad esempio neurotossicità, allungamento dell’intervallo QT) (vedere paragrafo 4.4).
Può avvenire un rapido incremento del livello di tacrolimus.Monitorare frequentemente le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero, iniziando già dai primi giorni dopo l’inizio della co-somministrazione.
Ridurre la dose di tacrolimus se necessario (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare attentamente la funzionalità renale, l’ECG per l’allungamento dell’intervallo QT e altri effetti indesiderati.Le seguenti sostanze in vitro hanno mostrato essere potenziali inibitori del metabolismo del tacrolimus: bromocriptina, cortisone, dapsone, ergotamina, gestodene, lidocaina, mefentoina, midazolam, nilvadipina, noretisterone, chinidina, tamoxifene. Possono aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e possono aumentare il rischio di reazioni avverse gravi (ad esempio neurotossicità, allungamento dell’intervallo QT) (vedere paragrafo 4.4). Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, diminuire la dose di tacrolimus (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare attentamente la funzionalità renale, l’ECG per l’allungamento dell’intervallo QT e altri effetti indesiderati.Forti induttori del CYP3A4: rifampicina, fenitoina carbamazepina, apalutamide, enzalutamide, mitotano, o Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum). Possono diminuire le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e possono aumentare il rischio di rigetto (vedere paragrafo 4.4).
L’effetto massimo sulle concentrazioni ematiche di tacrolimus si osserva 1-2 settimane dopo la co-somministrazione.
L’effetto può durare 1-2 settimane dopo la fine del trattamento.Si raccomanda di evitare l’uso in concomitanza.
Se questo non si può evitare, i pazienti potrebbero necessitare un aumento di dose di tacrolimus.
I cambiamenti di dose devono essere specifici e regolati secondo necessità sulla base delle concentrazioni di valle di tacrolimus che devono essere valutate all’inizio, monitorate frequentemente durante (iniziando già dai primi giorni) e rivalutate dopo la fine del trattamento con l’induttore del CYP3A4.
A seguito della conclusione della somministrazione dell’induttore del CYP3A4, la dose di tacrolimus potrebbe dover essere aggiustata gradualmente.
Si deve monitorare attentamente la funzione dell’organo trapiantato.Moderati induttori del CYP3A4: metamizolo, fenobarbital, isoniazide, rifabutina, efavirenz, etravirina, nevirapina; deboli induttori del CYP3A4: flucloxacillina Possono diminuire le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare il rischio di rigetto (vedere paragrafo 4.4). Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aumentare la dose di tacrolimus (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare attentamente la funzione dell’organo trapiantato.Caspofungina Può diminuire le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare il rischio di rigetto.
Il meccanismo d’interazione non è stato confermato.Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare la dose di tacrolimus se necessario (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare strettamente la funzionalità dell’organo trapiantato.Cannabidiolo (inibitore della glicoproteina-P) Sono stati segnalati aumenti dei livelli ematici di tacrolimus in caso di uso concomitante di tacrolimus con cannabidiolo.
Ciò può essere dovuto all’inibizione della glicoproteina-P intestinale, con conseguente aumento della biodisponibilità di tacrolimus.Tacrolimus e cannabidiolo devono essere co-somministrati con cautela, monitorando attentamente gli effetti indesiderati.
Monitorare le concentrazioni di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aggiustarne la dose (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).Prodotti noti per avere una forte affinità per proteine plasmatiche, ad esempio farmaci antinfiammatori non steroidei (NSAIDs), anticoagulanti orali, antidiabetici orali. Il tacrolimus si trova abbondantemente legato a proteine plasmatiche.
Vanno dunque considerate possibili interazioni con altre sostanze attive note per avere una forte affinità per proteine plasmatiche.Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aggiustarne la dose (vedere paragrafo 4.2). Agenti procinetici: metoclopramide, cimetidina e idrossido di magnesio-alluminio. Possono aumentare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e il rischio di gravi reazioni averse (ad esempio neurotossicità, allungamento dell’intervallo QT). Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aggiustarne la dose (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare attentamente la funzionalità renale, l’allungamento dell’intervallo QT mediante ECG e altri effetti indesiderati.Dosi di mantenimento con costicosteroidi. Possono diminuire le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e aumentare il rischio di rigetto (vedere paragrafo 4.4). Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aumentare la dose (vedere paragrafo 4.2).
Monitorare attentamente la funzione dell’organo trapiantato.Alte dosi di prednisolone o metilprednisolone. Possono avere un impatto sui livelli ematici di tacrolimus (aumento o diminuzione) quando somministrati per il trattamento di rigetto acuto. Monitorare le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero e, se necessario, aggiustarne la dose (vedere paragrafi 4.2). Terapia con antivirali ad azione diretta (DAA). Può avere un impatto sulla farmacocinetica del tacrolimus modificando la funzione epatica, durante la terapia con antivirali ad azione diretta (DAA), associata alla clearance del virus dell’epatite.
Si può riscontrare una diminuzione dei livelli ematici di tacrolimus.
Tuttavia, la potenziale capacità di inibire il CYP3A4 di alcuni antivirali ad azione diretta (DAA) potrebbe contrastare l’effetto o addirittura comportare un aumento dei livelli ematici di tacrolimus.Le concentrazioni di valle di tacrolimus nel sangue intero devono essere monitorate e, se necessario, aggiustarne la dose per mantenere una efficacia e sicurezza continua.
sirolimus, everolimus) può aumentare il rischio di microangiopatia trombotica (inclusa sindrome emolitico uremica e porpora trombotica trombocitopenica) (vedere paragrafo 4.4).
Poiché il trattamento con tacrolimus può essere associato con iperkaliemia o può aumentare una iperkaliemia preesistente, si deve evitare un’eccessiva assunzione di potassio, o diuretici risparmiatori di potassio (ad esempio amiloride, triamterene, o spironolattone) (vedere paragrafo 4.4).
Si deve prestare attenzione quando tacrolimus è somministrato in associazione ad altri agenti capaci di aumentare il potassio sierico, come trimetoprim e cotrimossazolo (trimetroprim/sulfametossazolo), in quanto è noto che trimetoprim agisce come un diuretico risparmiatore di potassio, come l’amiloride.
Si raccomanda un attento monitoraggio del potassio sierico.
Effetti del tacrolimus sul metabolismo di altri medicinali Il tacrolimus è noto quale inibitore del CYP3A4; l’uso concomitante di tacrolimus con medicinali noti per essere metabolizzati dal CYP3A4 può interferire con il metabolismo di tali medicinali.
L’emivita della ciclosporina aumenta in caso di somministrazione contemporanea di tacrolimus.
Inoltre, si possono verificare effetti nefrotossici sinergici/additivi.
Per questo motivo, la somministrazione concomitante di ciclosporina e tacrolimus non è consigliata e si raccomanda attenzione quando tacrolimus viene somministrato a pazienti precedentemente trattati con ciclosporina (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).
È dimostrato che tacrolimus determina un aumento del livello ematico di fenitoina.
Poiché tacrolimus potrebbe ridurre la clearance dei contraccettivi a base di steroidi, portando a una aumentata esposizione ormonale, occorre prestare particolare attenzione al momento di decidere quali misure contraccettive utilizzare.
Sono disponibili dati limitati riguardo le interazioni del tacrolimus con le statine.
I dati disponibili suggeriscono che la farmacocinetica delle statine è in gran parte immutata dalla co-somministrazione di tacrolimus.
Dati derivati dagli studi negli animali hanno mostrato che il tacrolimus potrebbe potenzialmente diminuire la clearance e aumentare l’emivita del pentobarbital e del fenazone.
Acido micofenolico: Si deve usare cautela quando nella terapia combinata si passa da ciclosporina, che interferisce con il ricircolo enteroepatico dell’acido micofenolico, a tacrolimus, che è privo di questo effetto, poiché ciò potrebbe causare cambiamenti nell’esposizione all’acido micofenolico.
I medicinali che interferiscono con il circolo enteroepatico dell’acido micofenolico hanno il potenziale di ridurre i livelli plasmatici e l’efficacia dell’acido micofenolico.
Il monitoraggio terapeutico dell’acido micofenolico può essere appropriato quando si passa dalla ciclosporina a tacrolimus o viceversa.
Gli immunosoppressori possono avere effetto sulla risposta alle vaccinazioni e la vaccinazione stessa effettuata durante il trattamento con tacrolimus può risultare meno efficace.
Deve essere evitato l’impiego di vaccini vivi attenuati (vedere paragrafo 4.4). Effetti indesiderati
- Il profilo delle reazioni avverse al farmaco associate all’impiego di immunosoppressori è spesso difficile da definire a causa della patologia di base e dell’uso concomitante di più farmaci.
Molte delle reazioni avverse al farmaco di seguito riportate sono reversibili e/o rispondono a una riduzione della dose.
La somministrazione orale sembra essere associata ad una minore incidenza di reazioni avverse al farmaco rispetto all’uso endovenoso.
Le reazioni avverse al farmaco sono elencate di seguito in ordine decrescente in base alla frequenza: molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1000, < 1/100); raro (≥ 1/10.000, < 1/1000); molto raro (< 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Infezioni ed infestazioni Come già noto nel caso di altri potenti immunosoppressori, la predisposizione a infezioni (virali, batteriche, fungine, da protozoi) è spesso maggiore in pazienti trattati con tacrolimus.
Il decorso di malattie infettive preesistenti può risultare aggravato.
Le infezioni possono verificarsi sia in forma generalizzata sia in forma localizzata.
In pazienti trattati con immunosoppressori, tacrolimus compreso, sono stati segnalati casi di infezione da CMV, nefropatia associata al virus BK, come casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) associata al virus JC.
Tumori benigni, maligni e non specificati (inclusi cisti e polipi) I pazienti trattati con terapia immunosoppressiva sono a maggior rischio di comparsa di neoplasie maligne.
In associazione al trattamento con tacrolimus, sono stati segnalati tumori benigni e maligni, inclusi disturbi linfoproliferativi associati a infezioni da EBV e tumori cutanei maligni.
Patologie del sistema emolinfopoietico Comune: anemia, leucopenia, trombocitopenia, leucocitosi, anomalie delle analisi eritrocitarie Non comune: coagulopatie, anomalie delle prove di coagulazione e di sanguinamento, pancitopenia, neutropenia, microangiopatia trombotica Raro: porpora trombotica trombocitopenica, ipoprotrombinemia Non noto: aplasia pura delle cellule della serie rossa, agranulocitosi, anemia emolitica, neutropenia febbrile Disturbi del sistema immunitario In pazienti in terapia con tacrolimus sono state osservate reazioni allergiche e anafilattoidi (vedere paragrafo 4.4).
Patologie endocrine Raro: irsutismo Disturbi del metabolismo e della nutrizione Molto comune: condizioni iperglicemiche, diabete mellito, iperkaliemia Comune: ipomagnesiemia, ipofosfatemia, ipokaliemia, ipocalcemia, iponatriemia, sovraccarico di liquidi, iperuricemia, diminuzione dell’appetito, anoressia, acidosi metabolica, iperlipidemia, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, altre alterazioni degli elettroliti Non comune: disidratazione, ipoproteinemia, iperfosfatemia, ipoglicemia Disturbi psichiatrici Molto comune: insonnia Comune: sintomi d’ansia, stato confusionale e disorientamento, depressione, umore depresso, disturbi e anomalie dell’umore, incubi, allucinazioni, disturbi mentali Non comune: disturbi psicotici Patologie del sistema nervoso Molto comune: tremore, cefalea, Comune: convulsioni, alterazioni della coscienza, parestesia e disestesia, neuropatie periferiche, capogiro, incapacità di scrivere, disturbi del sistema nervoso Non comune: coma, emorragie del sistema nervoso centrale e accidenti cerebrovascolari, paralisi e paresi, encefalopatia, alterazioni del linguaggio e dell’espressione, amnesia Raro: ipertonia Molto raro: miastenia Non noto: sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES) Patologie dell’occhio Comune: visione sfocata, fotofobia, disturbi dell’occhio Non comune: cataratta Raro: cecità Non noto: neuropatia ottica Patologie dell’orecchio e del labirinto Comune: tinnito Non comune: ipoacusia Raro: sordità neurosensoriale Molto raro: compromissione dell’udito Patologie cardiache Comune: ischemia delle coronarie, tachicardia Non comune: aritmie ventricolari e arresto cardiaco, insufficienza cardiaca, cardiomiopatie, ipertrofia ventricolare, aritmie sopraventricolari, palpitazioni Raro: versamento pericardico Molto raro: torsioni di punta Patologie vascolari Molto comune: ipertensione Comune: emorragia, eventi tromboembolici e ischemici, disturbi vascolari periferici, disturbi ipotensivi vascolari Non comune: infarto, trombosi venosa profonda dell’arto, shock Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Comune: dispnea, disturbi del parenchima polmonare, versamento pleurico, faringite, tosse, congestione nasale e infiammazioni Non comune: insufficienza respiratoria, disturbi dell’apparato respiratorio, asma Raro: sindrome da distress respiratorio acuto Patologie gastrointestinali Molto comune: diarrea, nausea Comune: condizioni di infiammazione del tratto gastrointestinale, ulcerazione e perforazione del tratto gastrointestinale, emorragie gastrointestinali, stomatiti e ulcera, ascite, vomito, dolori gastrointestinali e addominali segni e sintomi di dispepsia, costipazione, flatulenza, gonfiore e distensione, feci molli, segni e sintomi gastrointestinali Non comune: ileo paralitico, pancreatite acuta e cronica, reflusso gastroesofageo, compromissione dello svuotamento gastrico Raro: ileo subocclusivo, pseudocisti pancreatica Patologie epatobiliari Comune: colestasi e ittero, danno epatocellulare ed epatite, colangite Raro: trombosi dell’arteria epatica, malattia veno-occlusiva epatica Molto raro: insufficienza epatica, stenosi del dotto biliare Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Comune: prurito, eruzione cutanea, alopecia, acne, aumentata sudorazione Non comune: dermatite, fotosensibilità Raro: necrolisi epidermica tossica (sindrome di Lyell) Molto raro: sindrome di Stevens-Johnson Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Comune: artralgia, spasmi muscolari, dolori agli arti, dolore alla schiena Non comune: disturbi articolari Raro: diminuzione della mobilità Patologie renali e delle vie urinarie Molto comune: insufficienza renale Comune: insufficienza renale, insufficienza renale acuta, oliguria, necrosi tubulo renale, nefropatia tossica, alterazioni urinarie, sintomi uretrali e vescicali Non comune: anuria, sindrome emolitica uremica Molto raro: nefropatia, cistite emorragica Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Non comune: dismenorrea e sanguinamento uterino Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune: stati di astenia, disturbi febbrili, edema, dolore e sensazione di disagio, alterazione della percezione della temperatura corporea Non comune: insufficienza multi-organo, malattia simil-influenzale, intolleranza alla temperatura, sensazione di oppressione toracica, sensazione di agitazione, sensazione di anormalità, Raro: sete, caduta, costrizione toracica, ulcera Molto raro: aumento del tessuto adiposo Esami di laboratorio Molto comune alterazione dei test di funzionalità epaticaComune: aumento della fosfatasi alcalina ematica, aumento di peso Non comune: aumento dell’amilasi, esami ECG alterati, esami del ritmo e frequenza cardiaca alterati, perdita di peso, aumento della lattato deidrogenasi ematica Molto raro: ecocardiogramma alterato, QT prolungato nell’elettrocardiogramma Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Comune: disfunzione da trapianto primario Sono stati segnalati errori di terapia, compreso lo scambio involontario o non intenzionale o senza supervisione tra le formulazioni a rilascio immediato o a rilascio prolungato di tacrolimus.
È stato segnalato un certo numero di casi di rigetto dell’organo a essi associati (la frequenza non può essere stimata in base ai dati disponibili).
Descrizione delle reazioni avverse selezionate Il dolore alle estremità è stato descritto in una serie di casi clinici pubblicati come parte della sindrome dolorosa indotta da inibitori della calcineurina (CIPS).
Tipicamente, questa si presenta negli arti inferiori, come un dolore bilaterale e simmetrico, forte, ascendente e può essere associato a livelli sovra-terapeutici di tacrolimus.
La sindrome può rispondere alla riduzione della dose di tacrolimus.
In alcuni casi, è stato necessario passare a un’immunosoppressione alternativa.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza I dati nell’uomo mostrano che il tacrolimus è in grado di attraversare la placenta.
I limitati dati disponibili in pazienti sottoposte a trapianto di organo mostrano che non c’è evidenza di un aumentato rischio di eventi avversi sul decorso e sull’esito della gravidanza durante il trattamento con tacrolimus in confronto ad altri medicinali immunosoppressori.
Tuttavia, sono stati riportati casi di aborto spontaneo.
Ad oggi, non sono disponibili altri dati epidemiologici di rilievo.
Se il trattamento è necessario, tacrolimus può essere preso in considerazione nelle donne in gravidanza quando non esiste alcuna alternativa più sicura e quando i benefici percepiti giustifichino il rischio potenziale per il feto.
In caso di esposizione in utero è raccomandato il monitoraggio del neonato per controllare i potenziali eventi avversi del tacrolimus (in particolare gli effetti sui reni).
Esiste un rischio di parto prematuro (< 37 settimane), come anche di iperkaliemia nel neonato, la quale comunque si normalizza spontaneamente.
Nei ratti e nei conigli, tacrolimus ha causato tossicità embriofetale a dosi che hanno dimostrato tossicità materna (vedere paragrafo 5.3).
Allattamento I dati sull’uomo dimostrano che tacrolimus viene escreto nel latte materno.
Poiché non si possono escludere effetti negativi sul neonato, le donne in terapia con tacrolimus non devono allattare.
Fertilità Nei ratti è stato osservato un effetto negativo di tacrolimus sulla fertilità maschile sottoforma di ridotta conta e motilità spermatiche (vedere paragrafo 5.3). Conservazione
- Conservare a temperatura inferiore a 30 °C.
Conservare nella confezione originale (all’interno della bustina di alluminio) per tenerlo al riparo dalla luce e dall’umidità.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.