MEGESTIL 30CPR 160MG
66,79 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 01/01/2011
Il prodotto è indicato nel trattamento palliativo del carcinoma della mammella o dell’endometrio in fase avanzata, della sindrome anoressia-cachessia da neoplasia maligna in fase avanzata e da AIDS.
Megestil 160 mg compresse. 1 compressa contiene: megestrolo acetato 160 mg. Megestil 160 mg granulato per sospensione orale. 1 bustina contiene: megestrolo acetato 160 mg. Per gli eccipienti, vedere 6.1.
Controindicazioni
- Come test diagnostico di gravidanza.
Megestil è controindicato in pazienti con ipersensibilità individuale accertata verso il megestrolo acetato o uno qualsiasi degli eccipienti.
Generalmente controindicato durante la gravidanza e l’allattamento (vedi 4.6). Posologia
- Carcinoma mammario: 1 compressa o 1 bustina (160 mg) al giorno.
Carcinoma dell’endometrio: 1-2 compresse o 1-2 bustine (160-320 mg) al giorno.
Per valutarne l’efficacia è considerato in genere opportuno somministrare megestrolo acetato per almeno 2 mesi di terapia ininterrotta.
Anoressia/cachessia associata a neoplasia o in pazienti HIV positivi: iniziare con una compressa o una bustina (160 mg) al giorno per almeno 15 giorni, poi aumentare il dosaggio in caso di non risposta fino ad un massimo di 800 mg/die.
Negli studi effettuati, il dosaggio di 320 mg/die (2 compresse o 2 bustine) si è dimostrato efficace nella maggioranza dei casi.
La durata del trattamento non dovrebbe superare i 90 giorni; sono possibili cicli di terapia. Avvertenze e precauzioni
- Non sono state identificate precauzioni specifiche per l’uso di Megestil quando utilizzato secondo le indicazioni.
Si consiglia un’attenta e costante sorveglianza di tutti i pazienti trattati con tumore recidivante o metastatizzato.
Usare con cautela in pazienti con storia di tromboflebite.
Sebbene Megestil sia indicato come palliativo solo nel trattamento del carcinoma della mammella e dell’endometrio, nel caso di anoressia e/o cachessia, potrà essere utilizzato in qualsiasi patologia neoplastica e in pazienti HIV positivi.
Benché gli agenti progestinici in passato siano stati somministrati durante il primo trimestre di gravidanza nel tentativo di prevenire l’aborto ricorrente o nel trattamento delle minacce d’aborto, non esistono certezze di efficacia in tali patologie mentre vi sono evidente di un potenziale danno fetale conseguente la somministrazione di questi farmaci durante i primi 4 mesi di gravidanza.
Inoltre, nella maggior parte dei casi, l’aborto è indotto da alterazioni ovulari che non risentono della somministrazione di agenti progestinici che, invece, potrebbero causare un ritardo nell’espulsione dell’aborto grazie alle loro proprietà uterino-rilassanti.
Da quanto detto, si sconsiglia l’uso di questi farmaci durante i primi 4 mesi di gravidanza.
Numerosi studi riportano l’esistenza di una correlazione tra esposizione fetale intrauterina ad ormoni sessuali femminili ed anomalie congenite, comprese anomalie cardiache congenite e comparsa di arti focomelici.
In uno studio è stato stimato che l’esposizione fetale intrauterina ad ormoni sessuali (contraccettivi orali, o tentativi di trattamento per minacce d’aborto) aumenta il rischio di focomelia degli arti di 4,7 volte.
In alcuni casi l’esposizione ormonale è stata molto breve e solo per pochi giorni di trattamento.
Questi dati indicano che il rischio di focomelia degli arti dopo l’esposizione ormonale intrauterina è poco meno di 1 su 1000.
È stata riscontrata alterazione degli organi genitali femminili e maschili fetali a seguito di somministrazione di farmaci progestinici durante i primi 3 mesi di gravidanza.
Il rischio di ipospadia, in rapporto da 5 a 8 su 1000 nascite di sesso maschile, a seguito di somministrazione di tali farmaci, è pressoché raddoppiato.
Non ci sono dati sufficienti per quantificare il rischio per i feti di sesso femminile, ma dal momento che alcuni di questi prodotti provocano leggera virilizzazione degli organi genitali femminili, e dato l’incremento di insorgenza di ipospadia nei feti maschi, è consigliabile evitare la somministrazione di progestinici durante i primi 3 mesi di gravidanza.
Uso pediatrico La sicurezza e l’efficacia di Megestil nei bambini non sono state stabilite. Interazioni
- Al momento, nessuna nota.
Effetti indesiderati
- Incremento ponderale: l’incremento ponderale è un frequente effetto indesiderato di Megestil.
L’aumento di peso è stato associato ad aumento di appetito ma non necessariamente a ritenzione idrica.
Fenomeni tromboembolici: sono stati riportati fenomeni tromboembolici incluse tromboflebiti ed embolie polmonari (in alcuni casi fatali).
Altri effetti indesiderati: nausea e vomito, edema, perdite ematiche vaginali, dispnea, insufficienza cardiaca, ipertensione, vampate di calore, cambiamenti d’umore, aspetto Cushingoide, crescita tumorale (con o senza ipercalcemia), iperglicemia, alopecia, sindrome del tunnel carpale e rash.
A seguito di sospensione del trattamento con Megestil, è stata raramente osservata insufficienza surrenalica, pertanto, dopo brusca interruzione della terapia, dovrà essere controllata l’attività surrenalica delle pazienti. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza L’uso di progestinici durante i primi 4 mesi di gravidanza è sconsigliato.
Se Megestil deve essere somministrato durante i primi 4 mesi di gravidanza o se la paziente rimane incinta durante la terapia, questa dovrà essere informata dei rischi potenziali per il feto.
Le donne in età fertile dovranno essere informate dell’opportunità di evitare le gravidanze.
Allattamento A causa dei potenziali effetti indesiderati a carico del neonato, l’allattamento dovrà essere interrotto durante la terapia con Megestil. Conservazione
- Nessuna speciale precauzione per la conservazione.
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