IRBESARTAN ID TEC 28CPR 300+25
7,79 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 18/10/2015
Trattamento dell'ipertensione arteriosa essenziale. La terapia di associazione a dosaggio fisso è indicata nei pazienti adulti la cui pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dall’irbesartan o dalla idroclorotiazide da soli (vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1).
Ogni compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan e 25 mg di idroclorotiazide. Eccipiente con effetti noti: Ogni compressa rivestita con film contiene 65,5 mg di lattosio (come lattosio monoidrato). Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- • Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
o ad altre sostanze derivate della sulfonamide (l’idroclorotiazide è un derivato della sulfonamide) • Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.4 e 4.6) • Grave danno renale (clearance della creatinina <30 ml/min) • Ipopotassiemia refrattaria, ipercalcemia • Grave compromissione epatica, cirrosi biliare e colestasi• L'uso concomitante di Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o compromissione renale (velocità di filtrazione glomerulare GFR < 60 ml/min/1.73 m²) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1). Posologia
- Posologia (vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1) Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen può essere preso una volta al giorno, indipendentemente dall'assunzione di cibo.
Un aggiustamento del dosaggio con i singoli componenti (es.
irbesartan e idroclorotiazide) può essere raccomandato.
Se clinicamente appropriato, può essere preso in considerazione un passaggio diretto dalla monoterapia all'associazione fissa: • Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen 150 mg/12,5 mg può essere somministrato nei pazienti la cui pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dall'idroclorotiazide o dall'irbesartan 150 mg, da soli; • Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen 300 mg/12,5 mg può essere somministrato nei pazienti non adeguatamente controllati dall'irbesartan 300 mg o da Irbesartan e Idroclorotiazide 150 mg/12,5 mg; • Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen 300 mg/25 mg può essere somministrato nei pazienti non adeguatamente controllati da Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen 300 mg/12,5 mg.
Dosaggi maggiori di 300 mg di irbesartan/25 mg di idroclorotiazide una volta al giorno non sono raccomandati.
Quando necessario, Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen può essere somministrato con altri medicinali antipertensivi (vedere paragrafo 4.5).
Popolazioni speciali Danno renale: a causa della presenza di idroclorotiazide, Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen non è raccomandato in pazienti con grave disfunzione renale (clearance della creatinina < 30 ml/min).
In questi pazienti i diuretici dell'ansa sono preferibili ai tiazidici.
Non sono necessari aggiustamenti posologici in quei pazienti con danno renale la cui clearance della creatinina sia ≥ 30 ml/min (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).Compromissione epatica: Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen non è indicato nei soggetti con una grave compromissione epatica.
I tiazidici devono essere usati con cautela nei pazienti con disfunzione epatica.
Non è necessario alcun aggiustamento del dosaggio di Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen nei pazienti con compromissione epatica lieve o moderata (vedere paragrafo 4.3).
Pazienti anziani: nei pazienti anziani non è necessario alcun aggiustamento del dosaggio di Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen.
Pazienti pediatrici: Irbesartan e Idroclorotiazide TecniGen non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti poiché la sicurezza e l'efficacia non sono state ancora stabilite.
Non ci sono dati disponibili.
Modo di somministrazione Uso orale Avvertenze e precauzioni
- Ipotensione - Pazienti ipovolemici: in pazienti ipertesi senza altri fattori di rischio per l'ipotensione Irbesartan/idroclorotiazide è stato raramente associato ad ipotensione sintomatica.
L’ipotensione sintomatica può manifestarsi in pazienti ipovolemici o con iposodiemia a causa di una intensa terapia diuretica, dieta iposodica, diarrea o vomito.
Queste condizioni devono essere corrette prima di iniziare la terapia con Irbesartan/idroclorotiazide.
Stenosi dell'arteria renale - Ipertensione renovascolare: esiste un incremento del rischio di ipotensione grave e di insufficienza renale in soggetti portatori di stenosi bilaterale dell'arteria renale o stenosi dell'arteria renale con mono-rene funzionante, trattati con inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina o antagonisti dei recettori dell'angiotensina-II.
Sebbene ciò non sia documentato nella terapia irbesartan/idroclorotiazide, un effetto simile è prevedibile.
Danno renale e trapianto renale: quando irbesartan/idroclorotiazide viene usato in pazienti con funzione renale compromessa è raccomandato un controllo periodico dei livelli sierici di potassio, creatinina e acido urico.
Non c’è esperienza relativamente alla somministrazione di irbesartan/idroclorotiazide in pazienti con trapianto renale recente.
Irbesartan/idroclorotiazide non deve essere usato in pazienti con insufficienza renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min) (vedere paragrafo 4.3).
In pazienti con disfunzione renale si può riscontrare azotemia indotta dai diuretici tiazidici.
Non sono richiesti aggiustamenti del dosaggio nei pazienti con disfunzione renale la cui clearance della creatinina sia ≥ 30 ml/min.
Tuttavia, nei pazienti con insufficienza renale lieve-moderata (clearance della creatinina ≥ 30 ml/min, ma < 60 ml/min) l'associazione a dosaggio fisso deve essere somministrata con cautela.
Compromissione epatica: i tiazidici devono essere usati con cautela a pazienti con funzionalità epatica compromessa o malattie epatiche progressive, poichè lievi alterazioni del bilancio idro-elettrolitico possono determinare coma epatico.
Non ci sono esperienze cliniche con irbesartan/idroclorotiazide in pazienti con compromissione epatica.
Stenosi della valvola aortica e mitralica, cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: come per altri vasodilatatori è richiesta particolare attenzione nei pazienti affetti da stenosi aortica o mitralica, o cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Aldosteronismo primario: i pazienti con aldosteronismo primario in genere non rispondono a medicinali antipertensivi che agiscono attraverso l'inibizione del sistema renina-angiotensina.
Pertanto, l'uso di irbesartan/idroclorotiazide non è raccomandato.
Effetti metabolici ed endocrini: l'uso dei tiazidici può interferire con la tolleranza al glucosio.
In pazienti diabetici può rendersi necessario un adattamento delle dosi di insulina o degli agenti ipoglicemizzanti orali.
Durante la terapia con i tiazidici può manifestarsi un diabete mellito latente.
Incrementi dei livelli di colesterolo e trigliceridi sono stati associati all'uso dei diuretici tiazidici; comunque, alla dose di 12,5 mg contenuta in irbesartan/idroclorotiazide, nessun effetto o effetti minimi sono stati segnalati.
In alcuni pazienti in terapia con i tiazidici possono verificarsi casi di iperuricemia o crisi di gotta.
Squilibrio elettrolitico: come per tutti i pazienti in terapia diuretica, è raccomandato un controllo periodico degli elettroliti sierici, ad intervalli adeguati.
I tiazidici, compresa l'idroclorotiazide, possono indurre uno squilibrio idro-elettrolitico (ipopotassiemia, iponatriemia e alcalosi ipocloremica).
Sintomi di allarme di uno squilibrio di fluidi o elettrolitico sono secchezza delle fauci, sensazione di sete, debolezza, letargia, sonnolenza, agitazione, dolore muscolare o crampi, affaticamento muscolare, ipotensione, oliguria, tachicardia, e disturbi gastrointestinali quale nausea o vomito.
Sebbene si possa verificare ipopotassiemia nei pazienti in terapia con i diuretici tiazidici, questa può essere ridotta da una terapia concomitante con irbesartan.
Il rischio di ipopotassiemia è massimo nei pazienti con cirrosi epatica, in pazienti sottoposti ad intensa diuresi, in pazienti che ricevano un insufficiente apporto orale di elettroliti e in pazienti in concomitante terapia con corticosteroidi o ACTH.
Di contro, a causa della presenza di irbesartan in irbesartan/idroclorotiazide, può manifestarsi iperpotassiemia, specialmente in presenza di danno renale e/o insufficienza cardiaca, e diabete mellito.
Si raccomanda un adeguato monitoraggio del potassio sierico nei pazienti a rischio.
I diuretici risparmiatori di potassio, i supplementi di potassio o i sostituti salini contenenti potassio devono essere somministrati con cautela in concomitanza con irbesartan/idroclorotiazide (vedere paragrafo 4.5).
Non vi è evidenza che irbesartan riduca o prevenga l'iponatriemia indotta da diuretici.
L'ipocloremia è generalmente di lieve entità e solitamente non richiede alcun trattamento.
I tiazidici possono ridurre l'eliminazione urinaria di calcio e possono causare un aumento intermittente e lieve dei livelli di calcio sierico in assenza di disordini accertati del metabolismo del calcio.
Una spiccata ipercalcemia può rivelare un iperparatiroidismo non manifesto.
La terapia con i tiazidici deve essere interrotta prima di effettuare esami della funzione paratiroidea.
È stato dimostrato che i tiazidici aumentano l'escrezione urinaria di magnesio, causando ipomagnesemia.
Litio: la combinazione di litio e irbesartan/idroclorotiazide non è raccomandata (vedere paragrafo 4.5).
Esame antidoping: l'idroclorotiazide contenuta in questo medicinale può dare risultati positivi all'esame antidoping.
Avvertenze generali: in pazienti in cui il tono vasale e la funzionalità renale dipendono prevalentemente dall'attività del sistema renina-angiotensina-aldosterone (es.
pazienti con scompenso cardiaco congestizio grave o con patologie renali, inclusa la stenosi dell'arteria renale), il trattamento con inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina o antagonisti dei recettori dell'angiotensina-II, che influenzano tale sistema, è stato associato alla comparsa di ipotensione acuta, azotemia, oliguria o raramente insufficienza renale acuta.
Come per qualsiasi agente antipertensivo, un eccessivo calo della pressione arteriosa in pazienti con cardiopatia ischemica o malattia cardiovascolare ischemica, può determinare infarto miocardico o ictus.
Reazioni di ipersensibilità all'idroclorotiazide si possono manifestare in pazienti con o senza precedente storia di allergie o asma bronchiale; tuttavia, tali reazioni sono più probabili nel caso di precedenti storie allergiche.
Con l'uso dei diuretici tiazidici è stata descritta insorgenza e/o peggioramento del lupus eritematoso sistemico.
Con l'uso di diuretici tiazidici sono stati riportati casi di reazioni da fotosensibilizzazione (vedere paragrafo 4.8).
Se durante il trattamento si verifica una reazione da fotosensibilizzazione, si raccomanda di interrompere la terapia.
Se si ritiene necessario risomministrare un diuretico, si raccomanda di proteggere le aree esposte ai raggi solari o a quelli UVA artificiali.
Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) Esiste l’evidenza che l'uso concomitante di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta).
Il duplice blocco del RAAS attraverso l'uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.
Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell'angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.
Gravidanza: la terapia con antagonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA) non deve essere iniziata durante la gravidanza.
Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l'uso in gravidanza, a meno che il proseguimento della terapia con un AIIRA non sia considerato essenziale.
Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se del caso, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
Lattosio: questo medicinale contiene lattosio.
I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit della Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
Miopia acuta e glaucoma secondario acuto ad angolo chiuso: i sulfonamidici o i farmaci derivati dalla sulfonamide possono causare reazioni idiosincratiche, risultanti in forme di miopia transiente o glaucoma acuto ad angolo chiuso.
Sebbene l’idroclorotiazide sia una sulfonamide, finora sono stati riportanti solo casi isolati di glaucoma acuto ad angolo chiuso associati all’uso di idroclorotiazide.
I sintomi includono esordio acuto della riduzione dell’acuità visiva o dolore oculare e si verificano generalmente entro ore o settimane dall’inizio del trattamento.
I casi non trattati di glaucoma acuto ad angolo chiuso possono portare alla perdita permanente della vista.
Il trattamento primario consiste nell’interruzione dell’assunzione del medicinale il più rapidamente possibile.
Un tempestivo trattamento medico o chirurgico possono essere necessari se la pressione intraoculare dovesse restare non controllata.
I fattori di rischio per lo sviluppo di glaucoma acuto ad angolo chiuso possono includere precedenti di allergia alla sulfonamide o alla penicillina (vedere paragrafo 4.8).
Cancro della pelle non melanoma In due studi epidemiologici basati sui dati del Registro nazionale dei tumori danese è stato osservato un aumento del rischio di cancro della pelle non-melanoma(NMSC) [carcinoma basocellulare (BCC) e carcinoma a cellule squamose (SCC)] associato all'aumento cumulativo della dose di idroclorotiazide (HCTZ) assunta.
L’effetto fotosensibilizzante dell’HCTZ potrebbe rappresentare un possibile meccanismo dell’NMSC.
I pazienti che assumono HCTZ devono essere informati del rischio di NMSC e consigliati di sottoporre a controllo regolare la cute per verificare la presenza di nuove lesioni e segnalare immediatamente eventuali lesioni cutanee sospette.
Al fine di minimizzare il rischio di cancro cutaneo, occorre consigliare ai pazienti l’adozione di possibili misure preventive quali l’esposizione limitata alla luce solare e ai raggi UV e, in caso di esposizione, una protezione adeguata.
Eventuali lesioni cutanee sospette devono essere esaminate immediatamente, possibilmente con l’ausilio di esami istologici su biopsie.
Può essere inoltre necessario riconsiderare l’utilizzo di HCTZ nei pazienti che hanno manifestato NMSC in precedenza (vedere anche paragrafo 4.8). Interazioni
- Altri agenti ipertensivi: l'effetto antipertensivo di irbesartan/idroclorotiazide può aumentare con l'uso concomitante di altri antipertensivi.
Irbesartan ed idroclorotiazide (a dosi fino a 300 mg di irbesartan/25 mg di idroclorotiazide) sono stati somministrati con sicurezza con altri antipertensivi, compresi agenti bloccanti dei canali del calcio e beta-bloccanti adrenergici.
Un precedente trattamento con alte dosi di diuretici può determinare ipovolemia e, se questa non viene corretta prima, può comportare il rischio di ipotensione all'inizio della terapia con irbesartan con o senza diuretici tiazidici (vedere paragrafo 4.4).
Litio: è stato riscontrato un aumento reversibile delle concentrazioni sieriche e della tossicità del litio quando questo è somministrato in concomitanza con inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina.
Finora simili effetti sono stati riportati molto raramente con irbesartan.
Inoltre, la clearance renale del litio è ridotta dai tiazidici con aumento del rischio di tossicità da litio con irbesartan/idroclorotiazide.
Perciò, la combinazione di litio e irbesartan/idroclorotiazide non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4).
In caso di reale necessità della combinazione, si raccomanda un attento monitoraggio dei livelli sierici di litio.
Medicinali che influenzano i livelli di potassio: la deplezione di potassio determinata dall’idroclorotiazide è attenuata dall'effetto del risparmio del potassio indotto da irbesartan.
Tuttavia, ci si aspetta che questo effetto dell'idroclorotiazide sul potassio sierico sarebbe potenziato da altri medicinali che inducono una perdita di potassio e ipopotassiemia (altri potassiuretici, lassativi, amfotericina, carbenoxolone, penicillina G sodica).
Di contro, in base all'esperienza con altri medicinali che riducono l'attività del sistema renina-angiotensina, l'uso concomitante dei diuretici risparmiatori di potassio, dei supplementi di potassio, dei sostituti salini che contengono potassio o di altri medicinali in grado di aumentare i livelli sierici di potassio (es.
eparina sodica) può causare ad un incremento dei livelli di potassio sierico.
Si raccomanda un adeguato monitoraggio della potassiemia nei pazienti a rischio (vedere paragrafo 4.4).
Medicinali influenzati da alterazioni della potassiemia: quando irbesartan/idroclorotiazide è somministrato in associazione con altri medicinali influenzati da alterazioni del potassio sierico (es.
glicosidi digitalici, antiaritmici), si raccomanda un monitoraggio periodico della potassiemia.
Medicinali antinfiammatori non-steroidei: quando gli antagonisti dell'angiotensina-II sono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non steroidei (cioè inibitori selettivi COX-2, acido acetilsalicilico (> 3 g/die) e farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi), si può verificare attenuazione dell'effetto antipertensivo.
Come con gli ACE-Inibitori, l'uso simultaneo di antagonisti dell'angiotensina-II e di farmaci antinfiammatori non steroidei può portare ad un maggiore rischio di peggioramento della funzionalità renale, inclusa possibile insufficienza renale acuta, e ad un aumento dei livelli di potassio sierico, soprattutto nei pazienti con preesistente modesta funzionalità renale.
La combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente negli anziani.
I pazienti devono essere adeguatamente idratati e dopo l'inizio della terapia combinata si deve valutare il monitoraggio della funzione renale, ed in seguito periodicamente.
I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l'uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all'uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.1).
Ulteriori informazioni sulle interazioni di irbesartan: negli studi clinici, la farmacocinetica dell'irbesartan non è stata influenzata dall'idroclorotiazide.
Irbesartan è metabolizzato principalmente dal CYP2C9 e per una quota minore attraverso la glucuronizzazione.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche significative in seguito a somministrazione concomitante di irbesartan e warfarin, un medicinale metabolizzato dal CYP2C9.
Gli effetti degli induttori del CYP2C9, come la rifampicina, sulla farmacocinetica dell'irbesartan non sono stati valutati.
La farmacocinetica della digossina non è stata alterata dalla somministrazione concomitante di irbesartan.
Ulteriori informazioni sulle interazioni di idroclorotiazide: quando somministrati contemporaneamente, i seguenti farmaci possono interagire con i diuretici tiazidici: Alcool: può verificarsi potenziamento dell'ipotensione ortostatica; Medicinali antidiabetici (antidiabetici orali e insulina): può essere richiesto un aggiustamento posologico dell'antidiabetico (vedere paragrafo 4.4); Le resine colestiramina e colestipolo: l'assorbimento di idroclorotiazide è alterato in presenza delle resine a scambio anionico.
Irbesartan/idroclorotiazide deve essere preso almeno un'ora prima o 4 ore dopo l’assunzione questi medicinali; Corticosteroidi, ACTH: la deplezione degli elettroliti, in particolare del potassio, può essere aumentata; Glicosidi digitalici: l'ipopotassiemia e l'ipomagnesiemia indotta dai tiazidici favoriscono la comparsa di aritmie cardiache indotte da digitale (vedere paragrafo 4.4); Farmaci antinfiammatori non steroidei: in alcuni pazienti la somministrazione di un farmaco antinfiammatorio non steroideo può ridurre gli effetti diuretici, natriuretici e antipertensivi dei diuretici tiazidici; Amine pressorie (es.
noradrenalina): l'effetto delle amine pressorie può essere diminuito, ma non tanto da precluderne l'uso; Miorilassanti muscolo-scheletrici non depolarizzanti (es.
tubocurarina): l'effetto dei rilassanti muscolo-scheletrici non depolarizzanti può essere potenziato dall'idroclorotiazide; Medicinali anti-gottosi: può essere necessario un aggiustamento posologico dei medicinali anti-gottosi visto che l'idroclorotiazide può aumentare i livelli sierici di acido urico.
Un aumento nel dosaggio di probenecid o sulfinpirazone può essere necessario.
La co-somministrazione di diuretici tiazidici può aumentare l'incidenza di reazioni di ipersensibilità all'allopurinolo; Sali di calcio: i diuretici tiazidici possono aumentare i livelli sierici di calcio a causa della sua ridotta escrezione.
Se è necessario somministrare supplementi di calcio o medicinali risparmiatori di calcio (es.
terapia con vitamina D), la calcemia deve essere controllata ed il dosaggio di calcio modificato di conseguenza; Carbamazepina: l’uso concomitante di carbamazepina e idroclorotiazide è stato associato ad un aumentato rischio di iponatriemia.
Gli elettroliti devono essere monitorati durante l’uso concomitante.
Se possibile, deve essere usata un’altra classe di diuretici; Altre interazioni: i tiazidici possono aumentare l'effetto iperglicemico dei beta-bloccanti e del diazossido.
I farmaci anticolinergici (es.
atropina, beperiden), possono aumentare la biodisponibilità dei diuretici di tipo tiazidico attraverso una diminuzione della motilità gastrointestinale e della velocità di svuotamento gastrico.
I tiazidici possono aumentare il rischio di effetti indesiderati da amantidina.
I tiazidici possono ridurre l'escrezione renale di medicinali citotossici (es.
ciclofosfamide, metotressato) e potenziare il loro effetto mielodepressivo. Effetti indesiderati
- Irbesartan/idroclorotiazide in combinazione In studi clinici controllati verso placebo, tra 898 pazienti ipertesi che hanno ricevuto varie dosi di irbesartan/idroclorotiazide (intervallo: da 37,5 mg/6,25 mg fino a 300 mg/25 mg), il 29.5% dei pazienti ha sperimentato reazioni avverse.
Le reazioni avverse più comuni riportata sono state capogiri (5.6%), affaticamento (4.9%), nausea/vomito (1.8%) e minzione anomala (1.4%).
Inoltre negli studi clinici è stato comunemente osservato anche un incremento dell’azoto ureico (BUN) (2.3%), della creatinin chinasi (1.7%) e della creatinina (1.1%).
Nella Tabella 1 sono riportate le reazioni avverse da segnalazioni spontanee ed osservate negli studi clinici controllati verso placebo.
La frequenza delle reazioni avverse elencate di seguito è definita attraverso la seguente convenzione: molto comune (≥ 1/10); comune (da ≥ 1/100 a < 1/10); non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100); raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000); molto raro (< 1/10.000).
All'interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Ulteriori informazioni sui singoli componenti: in aggiunta alle reazioni avverse elencate sopra per il prodotto in combinazione, altre reazioni avverse riportate precedentemente con uno dei singoli componenti possono essere potenziali reazioni avverse con irbesartan/idroclorotiazide.Tabella 1: Reazioni avverse da Studi clinici controllati verso placebo e segnalazioni spontanee Esami diagnostici Comune iperazotemia, aumento della creatinina e della creatininchinasi Non comune diminuzione dei livelli sierici di potassio e di sodio Patologie cardiache Non comune sincope, ipotensione, tachicardia, edema Patologie del sistema nervoso Comune capogiro Non comune vertigine ortostatica Non nota cefalea Patologie dell'orecchio e del labirinto Non nota tinnito Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Non nota tosse Patologie gastrointestinali Comune nausea/vomito Non comune diarrea Non nota dispepsia, disgeusia Patologie renali e urinarie Comune disturbi della minzione Non nota alterazione della funzione renale, inclusi casi isolati di insufficienza renale in pazienti a rischio (vedere paragrafo 4.4) Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Non comune gonfiore delle estremità Non nota antralgia, mialgia Disturbi del metabolismo e della nutrizione Non nota iperpotassemia Patologie vascolari Non comune vampate di calore Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune affaticamento Disturbi del sistema immunitario Non nota casi di reazioni d'ipersensibilità come angioedema, rash, orticaria Patologie epatobiliari Non comune ittero Non nota epatite, disfunzione epatica Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella Non comune disfunzioni sessuali, cambiamenti nella libido
Nelle Tabelle 2 e 3 che seguono, sono elencate le reazioni avverse riportate con i singoli componenti di irbesartan/idroclorotiazide.Tabella 2: Reazioni avverse riportate con l’uso di irbesartan in monoterapia Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Non comune dolore toracico
Gli eventi avversi dose dipendenti dell'idroclorotiazide (soprattutto disordini elettrolitici) possono aumentare con l'incremento graduale del suo dosaggio.Tabella 3: Reazioni avverse (indipendentemente dalla relazione col medicinale) riportate con l'uso di idroclorotiazide in monoterapia Esami diagnostici Non nota disturbi dell'equilibrio elettrolitico (inclusa ipopotassiemia e iposodiemia, vedere paragrafo 4.4), iperuricemia, glicosuria, iperglicemia, aumento del colesterolo e dei trigliceridi Patologia cardiache Non nota aritmie cardiache Patologie del sistema emolinfopoietico Non nota anemia aplastica, mielodepressione, neutropenia/agranulocitosi, anemia emolitica, leucopenia, trombocitopenia Patologie del sistema nervoso Non nota capogiro, parestesie, sensazione di testa leggera, irrequietezza Patologie dell’occhio Non nota visione offuscata transitoria, xantopsia, miopia acuta e glaucoma secondario acuto ad angolo chiuso Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Non nota difficoltà respiratoria (incluse polmonite ed edema polmonare) Patologie gastrointestinali Non nota pancreatite, anoressia, diarrea, costipazione, irritazione gastrica, scialoadenite, perdita dell'appetito Patologie renali e urinarie Non nota nefrite interstiziale, disfunzione renale Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non nota reazioni anafilattiche, necrolisi epidermica tossica, angioite necrotizzante (vasculiti, vasculiti cutanee), reazioni cutanee simil-lupus eritematoso, riattivazione del lupus eritematoso cutaneo, reazioni di fotosensibilità, rash, orticaria Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: Non nota debolezza, spasmi muscolari Patologie vascolari Non nota ipotensione posturale Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: Non nota febbre Patologie epatobiliari Non nota ittero (ittero colestatico intraepatico) Disturbi psichiatrici Non nota depressione, disturbi del sonno Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi) Non nota Cancro cutaneo non melanoma (carcinoma basocellulare e carcinoma a cellule squamose)
Descrizione di reazioni avverse selezionate Cancro cutaneo non melanoma: sulla base dei dati disponibili provenienti da studi epidemiologici, è stata osservata un’associazione tra HCTZ e NMSC, correlata alla dose cumulativa assunta (vedere anche i paragrafi 4.4 e 5.1).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo hhttp://www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza: Antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRAs) L'uso di antagonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA) non è raccomandato nel primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4).
L'uso di antagonisti del recettore dell'angiotensina II è controindicato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
L'evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell'esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un lieve aumento del rischio.
Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA), un simile rischio può esistere anche per questa classe di medicinali.
Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l'uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un AIIRA.
Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con AIIRA deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve essere iniziare una terapia alternativa.
È noto che l'esposizione ad AIIRA durante il secondo ed il terzo trimestre induce tossicità fetale (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell'ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3).
Se dovesse verificarsi un'esposizione ad un AIIRA dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.
I neonati le cui madri abbiano assunto AIIRA devono essere tenuti sotto stretta osservazione per quanto riguarda l'ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Idroclorotiazide Esiste una limitata esperienza sull'uso di idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente nel corso del primo trimestre.
Gli studi sugli animali sono insufficienti.
L'idroclorotiazide attraversa la placenta.
In base al meccanismo d'azione farmacologico dell'idroclorotiazide, il suo uso durante il secondo e il terzo trimestre può compromettere la perfusione feto-placentare e causare effetti sul feto e sul neonato, quali ittero, disordini dell'equilibrio degli elettroliti e trombocitopenia.
L'idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’edema gestazionale, l’ipertensione gestazionale o la preeclampsia a causa del rischio di riduzione del volume di plasma e ipoperfusione placentare, in assenza di un effetto benefico sul decorso della malattia.
L'idroclorotiazide non deve essere usata per trattare l'ipertensione essenziale in donne gravide, salvo nelle rare situazioni in cui non si possa utilizzare alcun trattamento alternativo.
Dal momento in cui irbesartan/idroclorotiazide contiene idroclorotiazide, il suo uso non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza.
Prima di pianificare una gravidanza deve essere effettuato il passaggio ad un trattamento alternativo appropriato.
Allattamento Antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRAs) Poiché non sono disponibili informazioni sull'uso di irbesartan/idroclorotiazide durante l'allattamento al seno irbesartan/droclorotiazide non è raccomandato e sono preferibili trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio stabiliti, soprattutto quando si allatta un neonato o un prematuro.
Non è noto se irbesartan o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno umano.
Dati farmacodinamici/tossicologici disponibili in ratti hanno mostrato escrezione di irbesartan o dei suoi metaboliti nel latte materno (per i dettagli vedere paragrafo 5.3).
Idroclorotiazide L’idroclorotiazide è escreto nel latte materno in piccole quantità.
Causando intensa diuresi, alte dosi di tiazidici possono inibire la produzione del latte materno.
L’uso di irbesartan/idroclorotiazide durante l’allattamento al seno non è raccomandato.
Qualora irbesartan/idroclorotiazide venga usato durante l’allattamento al seno, dovrebbe essere assunto alla dose più bassa possibile.
Fertilità Irbesartan non ha effetto sulla fertilità dei ratti trattati e sulla loro prole fino ai livelli di dose che inducono i primi segni di tossicità parentale (vedere paragrafo 5.3). Conservazione
- Il medicinale non richiede alcuna particolare condizione per la conservazione.
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