EPIRUBICINA AHCL F100ML 2MG/ML
330,96 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 21/11/2009
L’epirubicina è usata nel trattamento di una gamma di malattie neoplastiche, tra cui: • Carcinoma della mammella • Tumore gastrico • Carcinoma ovarico • Carcinoma polmonare in pazienti non pretrattati [Carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC)] Quando è somministrata per via endovescicale, l’epirubicina ha dimostrato di essere vantaggiosa nel trattamento • Del carcinoma della vescica a cellule papillari transizionali • Del carcinoma in-situ della vescica • Della profilassi delle recidive del carcinoma superficiale della vescica dopo intervento di resezione transuretrale
Ciascun ml contiene 2 mg di epirubicina cloridrato. Ciascun flaconcino da 5/10/25/50/100 ml contiene 10/20/50/100/200 mg di epirubicina cloridrato. Eccipiente: contiene sodio 3,54 mg/ml (0,154 mmol). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Controindicazioni
- L’epirubicina è controindicata in: • Pazienti che hanno mostrato ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1, alle altre antracicline o antracendioni.
• Allattamento con latte materno.
Uso endovenoso: • Pazienti con persistente mielodepressione • Compromissione epatica grave • Insufficienza miocardica grave • Infarto miocardico recente • Grave aritmia • Precedenti trattamenti con dosi cumulative massime di epirubicina e/o altre antracicline e antracendioni (vedere paragrafo 4.4) • Pazienti con infezioni sistemiche acute • Angina pectoris instabile • Cardiomiopatia.
Uso endovescicale: • Infezioni delle vie urinarie • Tumori invasivi della vescica • Problemi di cateterizzazione • Infiammazione della vescica • Ematuria Posologia
- L’epirubicina è solo per uso endovenoso o endovescicale.
La sicurezza e l’efficacia dell’epirubicina nei bambini non è stata stabilita.
Somministrazione endovenosa Si consiglia di somministrare l’epirubicina attraverso il deflussore di un’infusione endovenosa continua di soluzione fisiologica dopo aver controllato che l’ago sia correttamente inserito in vena.
È necessario prestare attenzione per evitare lo stravaso (vedere paragrafo 4.4).
In caso di stravaso, la somministrazione deve essere interrotta immediatamente.
Dose convenzionale Schema posologico per dosi convenzionali Quando l’epirubicina è usata come unico agente antiblastico la dose raccomandata per gli adulti è 60-90 mg/m² di superficie corporea da somministrare per iniezione per via endovenosa in 5-10 minuti ad intervalli di 21 giorni compatibilmente con le condizioni del sangue e del midollo osseo.
Se sono presenti segni di tossicità, incluse neutropenia/febbre neutropenica e trombocitopenia severe (che possono persistere al giorno 21), può essere necessaria la modifica della dose o il rinvio della dose successiva.
Dose elevata Schema posologico per alte dosi Carcinoma polmonare L’epirubicina in monoterapia nel trattamento del carcinoma polmonare ad alte dosi deve essere somministrata secondo i seguenti schemi: • Carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC): 120 mg/m² al giorno 1, ogni 3 settimane.
Il medicinale deve essere somministrato per via endovenosa in bolo nell’arco di 5-10 minuti o in infusione della durata massima di 30 minuti.
Carcinoma della mammella Nel trattamento adiuvante del carcinoma della mammella iniziale con linfonodi positivi, le dosi raccomandate variano da 100 mg/m² a 120 mg/m² da somministrare ogni 3-4 settimane.
Dosi inferiori (60-75 mg/m² o 105-120 mg/m² per il trattamento a dosi alte) sono raccomandate per pazienti con riserve midollari ridotte dovute a precedenti trattamenti chemio- e/o radioterapici, in età avanzata o con neoplasia del midollo osseo.
La dose totale per ciclo può essere divisa nel corso di 2-3 giorni consecutivi.
Le seguenti dosi di epirubicina sono in genere usate in monoterapia e in chemioterapia di associazione per vari tumori, nel modo indicato:
a Dosi in genere somministrate al giorno 1 o giorno 1, 2 e 3 a intervalli di 21 giorni b Se usato in combinazione con altri farmaci antitumorali, le dosi devono essere opportunamente ridotte.Dose di epirubicina (mg/m²)a Indicazione di tumore Monoterapia Terapia in associazione Carcinoma ovarico 60-90 50-100b Carcinoma gastrico 60-90 50 Carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) 120 120b Carcinoma vescicale 50 mg/50 ml o 80 mg/50 ml (carcinoma in-situ).
Profilassi: 50 mg/50 ml alla settimana per 4 settimane, poi mensilmente per 11 mesiCarcinoma della mammella 100-120c
c Dosi inferiori (60-75 mg/ m² o 105-120 mg/m² in regimi ad alto dosaggio) sono raccomandate per i pazienti con ridotta funzionalità del midollo osseo.
Compromissione della funzione epatica La principale via di eliminazione dell’epirubicina è il sistema epatobiliare, per cui si suggerisce una riduzione della dose di epirubicina per i pazienti con compromissione della funzione epatica, al fine di evitare una tossicità globale.
In genere, quando i livelli di bilirubina nel sangue sono compresi tra 1,4-3 mg/100 Ml e la ritenzione di bromosolfoftaleina (BSF) è del 9-15% si raccomanda metà della dose normale del medicinale.
*AST - aspartato aminotransferasi Se i livelli di bilirubina e la ritenzione di BSF sono ancora elevate si raccomanda un quarto della dose normale.Bilirubina sierica AST* Riduzione della dose 1.4 - 3 mg/100 ml 50% >3 mg/100 ml >4 volte il limite superiore normale 75%
Funzionalità renale ridotta Una moderata compromissione della funzione renale non sembra richiedere una riduzione della dose, data la quantità limitata di epirubicina escreta attraverso questa via.
Nei pazienti con grave compromissione renale (creatinina sierica >450 mcmol/l) si devono prendere in considerazione dosi iniziali inferiori.Somministrazione endovescicale Nel trattamento del carcinoma papillare a cellule transizionali si raccomandano instillazioni settimanali di 50 mg (in 25-50 mL di soluzione salina o acqua distillata sterile), da ripetere ogni otto settimane; in caso di tossicità locale (cistite chimica), la dose unitaria deve essere ridotta a 30 mg.
Nel trattamento del carcinoma in-situ, la dose può essere aumentata a 80 mg in base alla tollerabilità individuale.
Nella profilassi delle recidive dopo resezione transuretrale di tumori superficiali, si raccomandano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere ogni quattro settimane, seguite da instillazioni mensili alla stessa dose fino a un anno.
Metodo di somministrazione L'epirubicina non è attiva per via orale e non deve essere somministrata per via intramuscolare o intratecale.
TABELLA DELLA DILUIZIONE DELLE SOLUZIONI PER L’INSTILLAZIONE VESCICALE
Somministrazione endovenosa È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa nell’arco di 5-10 minuti attraverso il deflussore di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l’ago sia perfettamente in vena.Dose richiesta di epirubicina Volume dell'iniezione di epirubicina cloridrato 2 mg/ml Volume dell’acqua iniettabile sterile diluente o della soluzione fisiologica allo 0,9% Volume totale per l’instillazione vescicale 30 mg 15 ml 35 ml 50 ml 50 mg 25 ml 25 ml 50 ml 80 mg 40 ml 10 ml 50 ml
Questa tecnica riduce il pericolo di fuoriuscita del medicinale ed assicura il lavaggio della vena al termine della somministrazione.
In caso di stravaso di epirubicina durante la somministrazione si possono avere lesioni tissutali, necrosi inclusa.
Può insorgere una sclerosi venosa quando l'iniezione è eseguita in piccoli vasi o viene ripetuta nella stessa vena.
Somministrazione intravescicale La soluzione di epirubicina, instillata mediante catetere, deve essere trattenuta in situ per un'ora.
Il paziente deve essere istruito a non bere alcun liquido nelle 12 ore precedenti l'instillazione.
Nel corso dell'instillazione potrà essere opportuno ruotare il bacino del paziente per assicurare un più ampio contatto della soluzione con la mucosa vescicale. Avvertenze e precauzioni
- Generali Epirubicina cloridrato deve essere somministrata sotto la supervisione di medici esperti sull’uso di terapie citotossiche.Prima di iniziare il trattamento con epirubicina cloridrato, i pazienti devono riprendersi dalle tossicità acute di precedenti terapie citotossiche (ad esempio stomatite, neutropenia, trombocitopenia, e infezioni generalizzate).
Sebbene il trattamento con dosi elevate di epirubicina cloridrato (ad esempio, ≥ 90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane) provochi effetti indesiderati generalmente simili a quelli osservati con dosi standard (< 90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane), la neutropenia e la stomatite/mucosite possono essere più gravi.
Il trattamento con dosi elevate di epirubicina cloridrato richiede particolare attenzione a causa delle possibili complicazioni dovute alla grave mielosoppressione.
Funzione cardiaca - La cardiotossicità è un rischio del trattamento con antracicline, che può manifestarsi con eventi acuti o ritardati.
Tossicità acuta. La cardiotossicità immediata dell’epirubicina cloridrato consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o anomalie del tracciato dell’ECG come alterazioni non specifiche del tratto ST-T.
Sono stati soprattutto riportati casi di tachiaritmie, incluse contrazioni ventricolari premature, tachicardia ventricolare e bradicardia, nonché blocco atrioventricolare e blocco di branca.
Solitamente questi effetti non anticipano la successiva cardiotossicità ritardata, raramente hanno un significato clinico e generalmente non richiedono l’interruzione del trattamento con l’epirubicina cloridrato.
Tossicità ritardata. La cardiotossicità ritardata si manifesta di solito nelle fasi avanzate del trattamento o tra il secondo e il terzo mese successivo alla conclusione del trattamento, ma sono stati segnalati anche casi di menifestazione più tardiva (diversi mesi o anni dopo la fine del trattamento).
La cardiomiopatia ritardata si manifesta con una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) e/o con segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia, come dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia ed epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo galoppante.
L'insufficienza cardiaca potenzialmente fatale è la forma più grave di cardiomiopatia indotta dalle antracicline e rappresenta la tossicità che limita le dosi cumulative del meicinale.
Il rischio di sviluppare insufficienza cardiaca congestizia aumenta rapidamente con l'aumento delle dosi cumulative totali di epirubicina cloridrato superiori a 900 mg/m², questa dose cumulativa deve essere superata solo con estrema cautela (vedere paragrafo 5.1).
La funzionalità cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con epirubicina cloridrato e deve essere monitorata durante la terapia per ridurre al minimo il rischio di gravi danni cardiaci.
Tale rischio può essere ridotto monitorando regolarmente la FEVS durante il trattamento e interrompendo immediatamente la terapia non appena compare il primo segno di compromissione della funzione cardiaca.
I metodi quantitativi indicati per il monitoraggio regolare della funzione cardiaca (valutazione della FEVS) sono la scansione MUGA (angiografia con radionuclidi multi-gated) o l'ecocardiografia.
Si raccomanda la valutazione della funzione cardiaca basale con un ECG o una scansione MUGA o un'ecocardiografia, in particolare nei pazienti con fattori di rischio per una maggiore cardiotossicità.
È necessario eseguire una seconda valutazione della FEVS mediante MUGA o ecocardiografia, soprattutto con dosi cumulative elevate di antracicline.
La tecnica di monitoraggio utilizzata per la valutazione deve essere la stessa durante il periodo di follow-up.
Dato il rischio di cardiomiopatia, una dose cumulativa di 900 mg/m² di epirubicina cloridrato deve essere superata soltanto con estrema cautela.
I fattori di rischio per la tossicità cardiaca includono malattie cardiovascolari attive o silenti, precedente radioterapia o radioterapia concomitante sull'area mediastinica pericardica, precedente trattamento con altre antracicline o antracenedioni, uso concomitante di medicinali che sopprimono la contrattilità cardiaca o di medicinali cardiotossici (ad es.
trastuzumab) (vedere paragrafo 4.5) con un rischio maggiore negli anziani.
È stata osservata insufficienza cardiaca (New York Heart Association -NYHA- classe- II-IV) in pazienti che ricevevano terapia di trastuzumab da solo o in combinazione con antracicline come epirubicina cloridrato.
Questa può essere da moderata a grave ed è stata associata a morte.
Trastuzumab e antracicline, come epirubicina, di solito non devono essere usate in combinazione, se non in studi clinici ben controllati con monitoraggio cardiaco.
Anche i pazienti precedentemente trattati con antracicline sono a rischio di cardiotossicità quando vengono trattati con trastuzumab, sebbene il rischio sia inferiore rispetto a quello dell’uso concomitante di trastuzumab e antracicline.
È stato riportato che il trastuzumab ha un'emivita variabile.
Trastuzumab può rimanere in circolo fino a sette mesi dopo l'interruzione del trattamento.
I pazienti che ricevono antracicline, come l'epirubicina, possono essere a maggior rischio di cardiotossicità dopo l'interruzione del trattamento con trastuzumab.
Quando possibile, il medico deve evitare le terapie a base di antracicline fino a sette mesi dopo l'interruzione di trastuzumab.
Se si utilizzano antracicline come l'epirubicina, la funzione cardiaca del paziente deve essere attentamente monitorata.
Se si sviluppa un'insufficienza cardiaca sintomatica durante il trattamento con trastuzumab, dopo il trattamento con epirubicina cloridrato, questa deve essere trattata con la terapia medica standard.
La funzione cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio.
Tuttavia, la cardiotossicità con epirubicina cloridrato può verificarsi con dosi cumulative inferiori in presenza o in assenza di fattori di rischio per la tossicità cardiaca.
È probabile che la tossicità dell’epirubicina cloridrato e di altre antracicline o antracendioni sia additiva.
Tossicità ematica. Come altri agenti citotossici, l'epirubicina può causare mielosoppressione.
Il profilo ematico, compresa la conta differenziale dei globuli bianchi, deve essere valutato prima e durante ogni ciclo di trattamento con epirubicina.
La tossicità ematica si manifesta principalmente come leucopenia reversibile e dose-dipendente e/o granulocitopenia (neutropenia), che rappresentano le manifestazioni più comuni delle tossicità acute dose-limitanti di questo medicinale.
Leucopenia e neutropenia sono di solito più gravi con dosi elevate di trattamento, con il nadir che si verifica nella maggior parte dei casi tra il 10° e il 14° giorno dopo la somministrazione del medicinale; questo è generalmente transitorio e la conta dei bianchi/neutrofili ritorna alla normalità entro 21 giorni.
Possono verificarsi anche trombocitopenia e anemia.
Le conseguenze cliniche di una grave mielosoppressione sono: febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o morte.
Leucemia secondaria - Sono stati segnalati casi di leucemia secondaria, con o senza fase pre-leucemica, in pazienti trattati con antracicline (compresa l'epirubicina).
La leucemia secondaria è più comune quando questi medicinali sono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in combinazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con agenti citotossici o quando le dosi delle antracicline sono state aumentate.
Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da uno a tre anni.
(Vedere paragrafo 5.1).
Gastrointestinali - L'epirubicina cloridrato induce il vomito.
La mucosite/stomatite di solito si manifesta subito dopo la somministrazione del farmaco e, se grave, può progredire in pochi giorni fino all'ulcerazione delle membrane mucose.
Nella maggior parte dei pazienti, la guarigione da questi eventi avversi avviene entro la terza settimana di terapia.
Funzionalità epatica - La principale via di eliminazione dell'epirubicina cloridrato è il sistema epatobiliare.
I livelli di bilirubina sierica totale e di AST devono essere misurati prima e durante il trattamento con epirubicina cloridrato.
I pazienti con bilirubina o AST elevate possono presentare una minore clearance del medicinale con un aumento della tossicità globale.
Per questi pazienti si raccomandano dosi più basse (vedere paragrafi 4.2 e 5.2).
I pazienti con grave danno epatico non devono assumere epirubicina cloridrato (vedere paragrafo 4.3).
Funzione renale - La creatinina sierica deve essere misurata prima e durante la terapia.
È necessario un aggiustamento della dose nei pazienti con livelli di creatinina sierica > 5 mg/dL (vedere paragrafo 4.2).
Effetti al sito di iniezione - L'iniezione in un vaso di piccole dimensioni o le iniezioni ripetute nella stessa vena possono causare flebosclerosi.
Il rischio di flebite/tromboflebite nel sito di iniezione può essere minimizzato seguendo le procedure di somministrazione raccomandate (vedere paragrafo 4.2).
Stravaso - Lo stravaso di epirubicina cloridrato durante l'iniezione endovenosa può causare dolore locale, gravi lesioni tissutali (comparsa di vescicole, cellulite grave) e necrosi.
Se durante una somministrazione endovenosa di epirubicina cloridrato compaiono segni o sintomi di stravaso, l'infusione del medicinale deve essere interrotta immediatamente.
Gli effetti indesiderati derivanti dallo stravaso di antracicline possono essere prevenuti o ridotti utilizzando immediatamente un trattamento specifico, ad esempio il dexrazoxano (fare riferimento al riassunto delle caratteristiche del prodotto).
Il dolore del paziente può essere alleviato raffreddando l'area e mantenendola fredda, utilizzando acido ialuronico e DMSO.
Il paziente deve essere monitorato attentamente durante il periodo successivo, poiché la necrosi può verificarsi diverse settimane dopo lo stravaso.
Consultare un chirurgo plastico per valutare la possibilità di rimozione.
Altro - Come con altri agenti citotossici, con l'uso di epirubicina cloridrato sono stati segnalati casi di tromboflebite ed eventi tromboembolici, tra cui embolia polmonare (in alcuni casi fatale).
Sindrome da lisi tumorale - L’epirubicina cloridrato può causare iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale (sindrome da lisi tumorale).
I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere misurati dopo l'inizio del trattamento.
L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire la presenza di acido urico nel sangue possono ridurre al minimo le potenziali complicazioni della sindrome da lisi tumorale.
Effetti immunosoppressivi/aumento della suscettibilità alle infezioni - La somministrazione di vaccini vivi o di vaccini vivi-attenuati a pazienti immunosoppressi da agenti chemioterapici, compresa l'epirubicina cloridrato, può causare infezioni gravi o fatali (vedere paragrafo 4.5).
La vaccinazione con vaccini vivi deve essere evitata nei pazienti che ricevono epirubicina cloridrato.
È possibile somministrare vaccini uccisi o inattivati; tuttavia, la risposta a questi vaccini può essere ridotta.
Sistema riproduttivo: l’epirubicina cloridrato può causare genotossicità.
Gli uomini e le donne trattati con epirubicina cloridrato devono utilizzare metodi contraccettivi adeguati.
Se opportuno e possibile, i pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono richiedere un consulto genetico.
Uso endovescicale - La somministrazione di epirubicina cloridrato può causare sintomi di cistite chimica (come disuria, poliuria, nicturia, strangolamento, fastidio alla vescica, necrosi della parete vescicale) e costrizione vescicale.
Occorre prestare particolare attenzione ai problemi di cateterizzazione (come l'ostruzione uretrale causata da tumori intravescicali di grandi dimensioni).
Via endoarteriosa - La somministrazione endoarteriosa dell’epirubicina cloridrato (embolizzazione arteriosa transcatetere per le terapie localizzate o regionali del carcinoma epatocellulare primario o delle metastasi epatiche) può produrre (oltre alla tossicità sistemica qualitativamente simile a quella osservata dopo la somministrazione endovenosa dell’epirubicina cloridrato) eventi localizzati o regionali, comprendenti ulcere gastro-duodenali (probabilmente dovute al reflusso dei medicinali nell’arteria gastrica) e restringimento dei dotti biliari a causa di colangite sclerosante indotta da medicinali.
Questa via di somministrazione può avere come conseguenza la necrosi estesa del tessuto perfuso.
Avvertenza sugli eccipienti Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per ml, cioè essenzialmente ”senza sodio”. Interazioni
- L’epirubicina cloridrato può essere utilizzata anche in combinazione con altri agenti chemioterapici antitumorali.
La tossicità cumulativa può manifestarsi con effetti sul midollo osseo/sangue e sul sistema gastrointestinale (vedere paragrafo 4.4).
L'uso di epirubicina cloridrato in chemioterapia in combinazione con altri agenti potenzialmente cardiotossici, così come l'uso concomitante con composti cardioattivi (ad esempio, calcio-antagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca per l'intera durata del trattamento.
L’epirubicina cloridrato è ampiamente metabolizzata dal fegato.
Le alterazioni del metabolismo epatico indotte da terapie concomitanti possono influenzare il metabolismo dell'epirubicina cloridrato, la sua farmacocinetica, l'efficacia terapeutica e/o la tossicità (vedere paragrafo 4.4).
Le antracicline, compresa l'epirubicina, non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici, a meno che la funzione cardiaca del paziente non sia attentamente monitorata.
I pazienti che assumono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, in particolare quelli con un'emivita lunga come il trastuzumab, possono essere esposti a un rischio maggiore di insorgenza di cardiotossicità.
Trastuzumab ha un'emivita variabile e può rimanere nel sistema circolatorio fino a sette mesi.
Pertanto, se possibile, il medico deve evitare una terapia a base di antracicline fino a sette mesi dopo la fine del trattamento con trastuzumab.
Se le antracicline vengono utilizzate prima di questo periodo, la funzione cardiaca deve essere monitorata attentamente.
La vaccinazione con vaccini vivi deve essere evitata nei pazienti che assumono epirubicina cloridrato.
È possibile somministrare i vaccini uccisi o inattivati, tuttavia la risposta a questi vaccini può essere ridotta.
La cimetidina aumenta l’AUC di epirubicina cloridrato del 50% e l'uso di questo medicinale deve essere interrotto durante il trattamento con epirubicina cloridrato.
Quando somministrato prima dell’epirubicina cloridrato, il paclitaxel può causare aumento delle concentrazioni plasmatiche dell’epirubicina cloridrato immodificata e dei suoi metaboliti, questi ultimi, tuttavia, non sono tossici né attivi.
La co-somministrazione di paclitaxel o docetaxel non ha influenzato la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato quando l’epirubicina cloridrato è stata somministrata prima dei taxani.
Questa combinazione può essere utilizzata se si utilizza una somministrazione scaglionata tra i due agenti.
L’infusione di epirubicina cloridrato e paclitaxel deve essere eseguita con almeno un intervallo di 24 ore tra i due agenti.
Il dexverapamil può modificare la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato e possibilmente aumentarne gli effetti depressivi sul midollo osseo.
Uno studio ha trovato che, quando viene somministrato immediatamente dopo l’epirubicina cloridrato, il docetaxel può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metaboliti dell’epirubicina cloridrato.
La chinina può accelerare la distribuzione iniziale dell’epirubicina cloridrato dal sangue ai tessuti e può influenzare la ripartizione dell’epirubicina cloridrato nei globuli rossi.
La co-somministrazione di interferone α2-b può causare una riduzione dell’emivita terminale di eliminazione dell’epirubicina cloridrato, sia totale che parziale.
La possibilità di un marcato disturbo della ematopoiesi deve essere considerata con un (pre-) trattamento con cure che influiscono sul midollo osseo (come farmaci citostatici, sulfamidici, cloramfenicolo, difenilidantoina, derivati amidopirinici, agenti antiretrovirali).
I pazienti che ricevono una terapia in combinazione con antracicline e dexrazoxano possono avere un aumento della mielosoppressione. Effetti indesiderati
- I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati e riportati durante il trattamento con le seguenti frequenze: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non noto (la frequenza non può essere stabilita sulla base dei dati disponibili).
Oltre il 10% dei pazienti trattati può sviluppare effetti indesiderati.
Gli effetti indesiderati più comuni sono mielosoppressione, disturbi gastrointestinali, anoressia, alopecia e infezioni.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.Sistema d’organo Molto commune Comune Non comune Raro Molto raro Non nota Infezioni ed infestazioni Infezione, congiuntivite Sepsi*, Polmonite* Shock settico, Cellulite Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi) Leucemia mieloide acuta, Leucemia linfocitica acuta Patologie del Sistema emolinfopoietico Mielosoppressione (Anemia, leucopenia, neutropenia, Granulocitopenia, trombocitopenia, Neutropenia febbrile Disturbi del Sistema immunitario Ipersensibilità§, Reazione anafilattica* Disturbi del metabolismo e della nutrizione Appetito diminuito, Disidratazione* Iperuricemia* Patologie del sistema nervoso Sensazione di bruciore§ Capogiri Patologie dell’occhio Cheratite Patologie cardiache Tachicardia ventricolare, blocco atrioventricolare, Blocco di branca, bradicardia, Insufficienza cardiaca congestizia Cardiotossicitàll; Patologie vascolari Vampate di calore, Flebite* Emorragia*, Vampate* Embolia, embolia arteriosa*, Tromboflebite Shock* Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Embolia polmonare* Patologie gastrointestinali Nausea, vomito, Stomatite, infiammazione delle mucose, diarrea Dolore gastrointestinale*, Erosione gastrointestinale*, Esofagite, ulcera gastrointestinale* Emorragia gastrointestinale Disagio addominale, Erosione della mucosa orale, Ulcerazione della bocca, Dolore orale, Sensazione di bruciore delle mucose, Emorragia dalla bocca, Pigmentazione della bocca* Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Alopecia, Tossicità cutanea Eruzione cutanea, prurito, Pigmentazione delle unghie*, Alterazioni della pelle, Iperpigmentazione della pelle Orticaria*, Eritema* Reazioni di fotosensibilità* Patologie renali e urinarie Cromaturia*† Pollachiuria§ Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Amenorrea Azoospermia Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Malessere, Piressia* Eritema in sede di infusione, Brividi* Astenia Flebosclerosi, Dolore, Necrosi dei tessuti molliε Esami diagnostici Alterazioni dei livelli delle transaminasi Riduzioni della frazione di eiezione Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Cistite chimica*§ Fenomeno di richiamo* Δ * ADR identificate post-marketing. † Colorazione rossa dell’urina per 1 - 2 giorni dopo la somministrazione. § In seguito a somministrazione endovescicale. Δ Ipersensibilità da pelle irradiata (reazione di richiamo della radiazione).
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- (Vedere paragrafo 5.3) Fertilità L'epirubicina cloridrato può indurre danni cromosomici negli spermatozoi umani.
Gli uomini in trattamento con epirubicina cloridrato devono utilizzare metodi contraccettivi efficaci durante il trattamento e per almeno 4 mesi dopo l'ultima dose.
Se opportuno e possibile, devono richiedere un consulto sulla possibilità di conservare lo sperma, poiché la terapia può causare infertilità irreversibile.
L’epirubicina cloridrato può causare amenorrea o menopausa precoce nelle donne pre-menopausali.
Gravidanza Le donne in età fertile devono essere avvisate di evitare una gravidanza durante il trattamento e devono utilizzare metodi contraccettivi efficaci durante il trattamento e per almeno 7 mesi dopo l'ultima dose.
Dati sperimentali su animali suggeriscono che l'epirubicina cloridrato può causare danni al feto se somministrata a donne in gravidanza.
Se l'epirubicina cloridrato viene utilizzata durante la gravidanza o se la paziente rimane incinta durante la somministrazione di questo medicinale, la paziente deve essere informata del potenziale rischio per il feto.
Non sono disponibili studi su donne in gravidanza.
L'epirubicina cloridrato deve essere usata durante la gravidanza solo se il potenziale beneficio giustifica il rischio potenziale per il feto.
Allattamento Non è noto se l'epirubicina cloridrato venga escreta nel latte materno umano.
Poiché molti farmaci, incluse altre antracicline, sono escreti nel latte materno e poiché vi è la possibilità di gravi reazioni avverse da epirubicina cloridrato nei lattanti, le madri devono interrompere l'allattamento con latte materno prima di assumere questo farmaco. Conservazione
- Conservare in frigorifero (2°C-8°C).
Non congelare.
Conservare il flaconcino nel cartone esterno per tenerlo al riparo dalla luce.
Per la conservazione dopo la diluizione, vedere paragrafo 6.3.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.