ABESART 28CPR RIV 150MG
6,44 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 17/10/2015
Trattamento dell’ipertensione essenziale. Trattamento di malattie renali in pazienti con ipertensione e diabete mellito tipo 2 come parte di un regime di farmaci antipertensivi (vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1)
Ogni compressa rivestita con film contiene 150 mg di irbesartan. Eccipienti: 26 mg di lattosio monoidrato per compressa. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità nei confronti della sostanza attiva o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedi sezione 6.1).
Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.4 e 4.6).
L’uso concomitante di ABESART con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o compromissione renale (velocità di filtrazione glomerulare GFR < 60 ml/min/1.73 m²) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1). Posologia
- La usuale dose iniziale e di mantenimento raccomandata è di 150 mg una volta al giorno, con o senza cibo.
Abesart alla dose di 150 mg una volta al giorno generalmente fornisce un migliore controllo della pressione arteriosa nell’arco delle 24 ore rispetto a 75 mg.
Tuttavia l’inizio della terapia con 75 mg deve essere preso in considerazione, particolarmente in pazienti emodializzati e nei pazienti anziani di età superiore ai 75 anni.
In pazienti insufficientemente controllati con 150 mg una volta al giorno, la dose di Abesart può essere aumentata a 300 mg, oppure può essere aggiunto un altro agente antipertensivo.
In particolare l’aggiunta di un diuretico come l’idroclorotiazide ha mostrato un effetto additivo con Abesart (vedi sezione 4.5).
In pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si dovrebbe iniziare la terapia con 150 mg di irbesartan una volta al giorno e aumentarla fino a 300 mg una volta al giorno come dose di mantenimento preferita per il trattamento della malattia renale.
La dimostrazione del beneficio sul rene nei pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si basa su studi nei quali l’irbesartan e’ stato impiegato in aggiunta ad altri medicinali antipertensivi, al bisogno, per raggiungere la pressione arteriosa desiderata.
(vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1).
Popolazioni speciali Ridotta funzionalità renale: Nei soggetti con ridotta funzionalità renale non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio.
Una dose iniziale più bassa (75 mg) deve essere presa in considerazione nei pazienti sottoposti ad emodialisi (vedi sezione 4.4).
Insufficienza epatica: Nei soggetti con lieve o moderata insufficienza epatica non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio.
Non ci sono dati clinici relativi a pazienti con insufficienza epatica grave.
Pazienti anziani: Sebbene negli anziani di età superiore ai 75 anni debba essere presa in considerazione la possibilità di iniziare la terapia con 75 mg, generalmente non e’ necessario l’aggiustamento della dose.
Pazienti pediatrici: la sicurezza e l’efficacia nei bambini da 0 a 18 anni non è stata stabilita.
I dati attualmente disponibili sono descritti nelle sezioni 4.8, 5.1 e 5.2 ma non può essere fatta nessuna raccomandazione sulla posologia.
Metodo di somministrazione Uso orale Avvertenze e precauzioni
- Deplezione del volume intravascolare: ipotensione sintomatica, soprattutto dopo la prima dose, si può verificare in pazienti volume e/o sodio–depleti a causa di intenso trattamento diuretico, dieta iposodica, diarrea o vomito.
Tali condizioni devono essere corrette prima della somministrazione di Abesart.
Ipertensione nefrovascolare: esiste un incremento del rischio di ipotensione grave e insufficienza renale in soggetti portatori di stenosi bilaterale dell’arteria renale, o stenosi dell’arteria renale con unico rene funzionante, e trattati con farmaci che agiscono a livello del sistema renina– angiotensina–aldosterone.
Sebbene ciò non sia documentato con Abesart, un effetto simile dovrà essere previsto anche con antagonisti del recettore per l’angiotensina–II.
Insufficienza renale e trapianto renale: quando Abesart viene usato in pazienti con insufficienza renale è raccomandato un controllo periodico dei livelli sierici del potassio e della creatinina.
Non ci sono dati clinici relativi alla somministrazione di Abesart a pazienti con trapianto renale recente.
Pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 e malattia renale: gli effetti di irbesartan sugli eventi sia renali, sia cardiovascolari non sono stati uniformi in tutti i sottogruppi in una analisi effettuata sugli studi con pazienti con malattia renale avanzata.
In particolare sembravano meno favorevoli nelle donne e nei soggetti non bianchi (vedi sezione 5.1).
Iperkaliemia: come con altri farmaci che interferiscono con il sistema renina–angiotensina– aldosterone, durante il trattamento con Abesart si può manifestare iperpotassemia, specialmente in presenza di disfunzione renale, proteinuria manifesta dovuta a malattia renale diabetica e/o insufficienza cardiaca.
Si raccomanda, nei pazienti a rischio, un adeguato monitoraggio del potassio sierico (vedi sezione 4.5).
Litio: la combinazione di litio e Abesart non è raccomandata (vedi sezione 4.5).
Stenosi della valvola aortica e mitralica, cardiomiopatia ostruttiva ipertrofica: come per altri vasodilatatori è richiesta una speciale attenzione nei pazienti affetti da stenosi aortica o mitralica, o cardiomiopatia ostruttiva ipertrofica.
Aldosteronismo primario: i pazienti con aldosteronismo primario in genere non rispondono a farmaci antipertensivi che agiscono attraverso l’inibizione del sistema renina–angiotensina.
Quindi, l’uso di Abesart non è raccomandato.
Generali: in pazienti in cui il tono vasale e la funzionalità renale dipendono prevalentemente dall’attività del sistema renina–angiotensina–aldosterone (es.
pazienti con scompenso cardiaco congestizio grave o con patologie renali sottostanti, inclusa la stenosi dell’arteria renale), il trattamento con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o antagonisti dei recettori dell’angiotensina–II, che interessano tale sistema, è stato associato a ipotensione acuta, azotemia, oliguria o raramente, insufficienza renale acuta.
Come per qualsiasi antipertensivo, un eccessivo calo della pressione sanguigna in pazienti con cardiopatia ischemica o malattia cardiovascolare ischemica, può determinare infarto miocardico o ictus.
Come osservato per gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, irbesartan e gli altri antagonisti della angiotensina sembrano meno efficaci nel diminuire la pressione sanguigna in persone di razza nera, forse a causa di una maggiore prevalenza di condizioni di bassi livelli di renina nella popolazione nera ipertesa (vedi sezione 5.1).
Gravidanza: il trattamento con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA) non deve essere iniziato durante la gravidanza.
A meno che non venga considerata essenziale una terapia continua con AIIRA, alle pazienti che programmano una gravidanza si dovrebbe cambiare la terapia verso trattamenti ipertensivi alternativi con un comprovato profilo di sicurezza per l’uso durante la gravidanza.
Quando viene diagnosticata la gravidanza il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se adeguato, si deve iniziare una terapia alternativa (vedi sezioni 4.3 e 4.6).
Lattosio: questo farmaco contiene lattosio.
I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucoso–galattoso non devono assumere questo farmaco.
Pazienti pediatrici: irbesartan è stato studiato in popolazioni pediatriche di età fra 6 e 16 anni, ma i dati presenti sono insufficienti per supportare una estensione dell’uso in bambini finchè non saranno disponibili ulteriori dati (vedi sezioni 4.8, 5.1 and 5.2).
Duplice blocco del sistema renina–angiotensina–aldosterone (RAAS): Esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta).
Il duplice blocco del RAAS attraverso l’uso combinato di ACE– inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.
Gli ACE–inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica. Interazioni
- Diuretici ed altri agenti antipertensivi: altri agenti antipertensivi possono aumentare gli effetti ipotensivi dell’irbesartan; comunque Abesart è stato somministrato senza problemi con altri farmaci antipertensivi, come beta–bloccanti, calcio–antagonisti ad azione prolungata e diuretici tiazidici.
Precedenti trattamenti con alte dosi di diuretici possono comportare una condizione di ipovolemia e rischio di ipotensione all’inizio della terapia con Abesart (vedi sezione 4.4).
Integratori di potassio e diuretici risparmiatori di potassio: in base all’esperienza sull’uso di altri farmaci attivi sul sistema renina–angiotensina, l’uso contemporaneo di diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio, sostituti del sale da cucina contenenti potassio o altri farmaci che possano aumentare la potassiemia (es.
eparina) può condurre ad un incremento dei livelli sierici di potassio e quindi non è raccomandato (vedi sezione 4.4).
Litio: sono stati riscontrati aumenti reversibili delle concentrazioni sieriche di litio e tossicità durante la somministrazione concomitante di litio e inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina.
Finora simili effetti sono stati riportati molto raramente con irbesartan.
Quindi questa combinazione non è raccomandata (vedi sezione 4.4).
Se la combinazione risulta necessaria, si raccomanda di controllare attentamente i livelli sierici di litio.
Farmaci antinfiammatori non–steroidei: quando gli antagonisti dell’angiotensina II vengono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non–steroidei (ovvero inibitori selettivi COX–2, acido acetilsalicilico (> 3 g/die) e FANS non selettivi), può verificarsi una attenuazione dell’effetto antipertensivo.
Come per gli ACE–inibitori, l’uso simultaneo di antagonisti dell’angiotensina II e FANS può portare a un aumento del rischio di peggioramento della funzionalità renale, compresa una possibile insufficienza renale acuta, e a un aumento del potassio sierico, in special modo in pazienti con modesta funzionalità renale preesistente.
La combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente negli anziani.
I pazienti devono essere adeguatamente idratati e dopo l’inizio della terapia combinata si deve considerare il monitoraggio della funzione renale, da effettuare periodicamente in seguito.
Ulteriori informazioni sulle interazioni di irbesartan: Negli studi clinici, la farmacocinetica dell’irbesartan non e’ stata influenzata dall’idroclorotiazide.
Irbesartan e’ principalmente metabolizzato da CYP2C9 e per una quota minore attraverso la glucuronizzazione.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche significative in seguito a somministrazioni concomitanti di irbesartan con warfarin, un medicinale metabolizzato dal CYP2C9.
Gli effetti degli induttori CYP2C9, come la rifampicina, sulla farmacocinetica dell’irbesartan non sono stati valutati.
La farmacocinetica della digossina non e’ stata alterata dalla somministrazione concomitante di irbesartan.
I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina–angiotensina– aldosterone (RAAS) attraverso l’uso combinato di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.1). Effetti indesiderati
- In studi clinici controllati con placebo su pazienti ipertesi, l’incidenza totale degli eventi avversi nei soggetti trattati con irbesartan (56.2%) è stata sovrapponibile a quella rilevata nei soggetti trattati con il placebo (56.5%).
Le interruzioni della terapia dovute ad effetti indesiderati clinici o di laboratorio sono stati meno frequenti per i pazienti trattati con irbesartan (3.3%) che per quelli trattati con placebo (4.5%).
L’incidenza degli eventi avversi non è dipesa da dose (nel range posologico raccomandato), sesso, età, razza o durata del trattamento.
In pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzionalità renale normale, è stata riportata vertigine ortostatica e ipotensione ortostatica nello 0,5% dei pazienti (cioè non comune), ma in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.
La seguente tabella presenta le reazioni avverse riportate in studi controllati contro placebo in cui sono stati trattati con irbesartan 1965 pazienti ipertesi.
Le voci contrassegnate con un asterisco (*) si riferiscono alle reazioni avverse che sono state ulteriormente riportate in > 2% dei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca e in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.
La frequenza delle reazioni avverse sotto elencate viene definita secondo la seguente convenzione: molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1,000, < 1/100); rara (≥ 1/10.000, < 1/1.000); molto rara (< 1/10.000).
Nell’ambito di ogni raggruppamento delle frequenze, gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine di gravità decrescente.
Le seguenti reazioni avverse aggiuntive sono state riportate durante l’esperienza post marketing; derivano da relazioni spontanee: Disturbi del sistema immunitario : non nota: reazioni di ipersensibilità come angioedema, rash, orticaria Disturbi del metabolismo e della nutrizione : non nota: iperpotassiemia Patologie del sistema nervoso : Comune: Capogiro, vertigine ortostatica* Non nota: Vertigine, cefalea Patologie dell’orecchio e del labirinto : Non nota: tinnito Patologie cardiache : non comune: tachicardia Patologie vascolari : comune: ipotensione ortostatica* non comune: flashing Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche : non comune: tosse Patologie gastrointestinali : comune: nausea/vomito non comune: diarrea, dispepsia/bruciore non nota: disgeusia Patologie epatobiliari : non comune: ittero non nota: epatite, disfunzione epatica Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo :non nota: Vasculite leucocitoplastica Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo : comune: dolore muscoloscheletrico* non nota: artralgia, mialgia (in alcuni casi associata ad aumento dei livelli plasmatici della creatina chinasi), crampi muscolari Patologie renali e urinarie : non nota: funzione renale compromessa, inclusi casi di insufficienza renale in pazienti a rischio (vedi sezione 4.4) Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella non comune: disfunzione sesssuale Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione : Comune: affaticabilità non comune: dolore toracico Analisi di laboratorio: Molto comune: l’iperpotassiemia* si e’ verificata più spesso nei pazienti diabetici trattati con irbesartan rispetto a quelli trattati con placebo.
Nei pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzione renale normale, l’iperpotassiemia (≥ 5,5 mEq/l) si e’ verificata nel 29,4% dei pazienti nel gruppo irbesartan 300 mg e nel 22% dei pazienti nel gruppo placebo.
Nei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca, l’iperpotassiemia (≥ 5.5 mEq/L) si e’ verificata nel 46.3% dei pazienti nel gruppo irbesartan e nel 26,3% dei pazienti nel gruppo placebo.
Comune: sono stati osservati aumenti significativi nella creatina chinasi plasmatica (1,7%) nei soggetti trattati con irbesartan.
Nessuno di questi aumenti e’ stato associato ad eventi clinici muscoloscheletrici identificabili.
Nell’1,7% dei pazienti ipertesi con malattia renale diabetica in stato avanzato trattati con irbesartan, e’ stata osservata una diminuzione dei valori dell’emoglobina*, non clinicamente significativa.
Pazienti pediatrici: in uno studio clinico randomizzato su 318 bambini ed adolescenti ipertesi, tra i 6 e i 16 anni di età, durante la fase in doppio cieco di tre settimane, si sono verificati i seguenti eventi avversi correlati: cefalea (7,9%), ipotensione (2,2%), capogiro (1,9%), tosse (0,9%).
Nel periodo in aperto di 26 settimane di questo studio clinico, le più frequenti anomalie di laboratorio riportate sono state incrementi della creatinina (6,5%) ed elevati valori di CK nel 2% dei bambini trattati.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette.
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza: l’uso di AIIRA non è raccomandato nel primo trimestre dei gravidanza (vedi sezione 4.4).
L’uso di AIIRA è controindicato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.3 e 4.4).
L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un lieve aumento del rischio.
Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA), un simile rischio può esistere per questa classe di medicinali.
Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che la prosecuzione della terapia con AIIRA sia considerata essenziale.
Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve essere iniziare una terapia alternativa.
E’ noto che nella donna l’esposizione ad AIIRA durante il secondo ed il terzo trimestre induce fetotossicità umana (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedi sezione 5.3).
Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un AIIRA dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.
I neonati le cui madri abbiano assunto AIIRA devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedi sezioni 4.3 e 4.4).
Allattamento: Siccome non sono disponibili informazioni relativamente all’uso di irbesartan durante l’allattamento, irbesartan non è raccomandato e sono preferibili trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio comprovati durante l’allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonati o neonati pre–termine.
Fertilità: Irbesartan non ha effetto sulla fertilità dei ratti trattati e sulla loro progenie fino ai livelli di dosaggio che inducono i primi segni di tossicità parenterale (vedere sezione 5.3) Conservazione
- Nessuna specifica condizione di conservazione.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.