Endometriosi: perché è così difficile avere una diagnosi
Il sintomo più diffuso di questa patologia è il dolore, ma spesso viene sottovalutato. E così tra la comparsa dei primi fastidi e il loro trattamento possono passare anche degli anni
No, non è normale provare così tanto dolore quando arrivano le mestruazioni. E neppure durante i rapporti sessuali o andando in bagno, o magari accusare un dolore indefinibile e profondo nella parte bassa dell’addome o alla schiena. Si stima che in Italia soffrano di endometriosi circa 3 milioni di donne.
A causa della variabilità dei sintomi e di alcune vecchie concezioni sulla femminilità il ritardo diagnostico si aggira tra i sette e i nove anni.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Manuela Farris, ginecologa e membro della Società italiana di ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza (SIGIA).
Cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una malattia cronica che si sviluppa quando la mucosa che normalmente riveste solo la cavità uterina si insedia e cresce dove non dovrebbe. Su ovaie e tube, o anche sulla superficie di altri organi: frammenti di endometrio possono impiantarsi sul peritoneo, sull’intestino, su vagina e vescica e più raramente su fegato, diaframma, pleura e polmone. Il risultato di questa anomalia è che i tessuti si infiammano e possono formarsi cicatrici o noduli.
Se trascurata, è possibile che si abbiano difficoltà nel concepire – per questo, scrive Élise Thiébaut in Questo è il mio sangue (Einaudi), veniva chiamata la “malattia delle donne d’affari”: le donne con un livello di istruzione elevato e una carriera in genere hanno figli più tardi, quando l’endometrio ha avuto tutto il tempo di portare avanti la sua silenziosa invasione. Ma il sintomo più comune rimane il dolore, sminuito o sottovalutato anche quando diventa così intenso da risultare invalidante.
Un problema (anche) culturale
«Uno dei motivi per cui si arriva così tardi alla diagnosi è la credenza che le mestruazioni “debbano” fare male e che il dolore si debba semplicemente sopportare» spiega la dottoressa Farris. «Un atteggiamento che per fortuna si riscontra meno nei medici ma che rimane ancora piuttosto radicato nelle donne stesse e anche in famiglia, soprattutto quando a soffrire di forti dolori sono le adolescenti». Chi ha sempre avuto crampi durante il ciclo potrebbe dare per scontato che sia tutto sommato normale, così come gli altri malesseri che possono accompagnare quel periodo del mese: dai disturbi intestinali e della minzione al dolore durante i rapporti sessuali, il cui termine tecnico è dispareunia, ignorando che potrebbe essere un sintomo di endometriosi profonda. «Non è detto che l’endometriosi sia sempre dolorosa, dipende dal tipo e dalla localizzazione: tuttavia, è importante essere consapevoli che il dolore non andrebbe normalizzato o sminuito a prescindere dalla sua natura. Perché rassegnarsi a stare male, quando potrebbe essere trattato in maniera efficace?».
Quali trattamenti?
«A seconda dei casi, operarsi può non essere necessario. Finalmente c’è una terapia medica e non solo chirurgica: assumere per via orale un progestinico o un estroprogestinico spesso è sufficiente per garantire una vita normale. Un esempio è la pillola, ma per l’endometriosi ci sono anche farmaci a base di dienogest che non rientrano tra i contraccettivi» chiarisce l’esperta. «Insieme alla terapia medica, può essere d’aiuto in determinati casi seguire una dieta antinfiammatoria oppure ricorrere a fisioterapia e agopuntura per una migliore gestione del dolore. Che il dolore mestruale dipenda o meno dall’endometriosi, è importante valutare anche l’aspetto psicologico. Forti crampi possono essere un riflesso dello stress, il che non vuol dire che siano “inventati”: ci sono ragioni ormonali per cui si riflette sul ciclo» conclude la ginecologa.
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