Le allergie respiratorie
Gli allergeni possono scatenare differenti tipologie di allergie respiratorie. Analizziamo cause, sintomi e possibili cure per le differenti tipologie di allergia
Quelle respiratorie sono indubbiamente le allergie più frequenti nel nostro Paese: interessano, infatti, circa il 15% della popolazione.
Possono essere divise in due grandi gruppi: le allergie respiratorie stagionali, che compaiono cioè solo in determinati periodi dell’anno, e quelle perenni, che possono manifestarsi in qualsiasi momento. Le prime sono causate essenzialmente dai pollini, mentre le seconde da acari, muffe, pelo degli animali o sostanze alle quali si è esposti per motivi di lavoro.
Entrambe le forme allergiche, comunque, sono caratterizzate dagli stessi sintomi.
Scatenate da allergeni presenti nell’aria
Le allergie respiratorie, come dice il nome stesso, sono reazioni scatenate da allergeni che entrano a contatto con l’organismo attraverso l’aria respirata e che provocano disturbi all’apparato respiratorio. Si distingue fra forme stagionali e forme croniche.
Le allergie respiratorie stagionali sono innescate quasi sempre dall’inalazione dei pollini e si presentano con periodicità stagionale (durante la fioritura). Infatti, si verificano esclusivamente nei periodi dell’anno in cui fioriscono le piante. Ecco perché sono dette anche pollinosi. Si calcola che ogni anno siano 10 milioni gli italiani che nel periodo primaverile, quello più a rischio, devono fare i conti con questo problema.
Le allergie respiratorie croniche sono provocate perlopiù da allergeni perenni, con i quali si può entrare in contatto quotidianamente, essenzialmente acari, muffe, pelo degli animali, sostanze chimiche. Queste reazioni non hanno una periodicità fissa: possono comparire in qualsiasi momento perché gli allergeni che le scatenano sono presenti tutto l’anno.
Anche gli alimenti e i farmaci possono essere responsabili della comparsa di allergie respiratorie croniche o stagionali.
I pollini
I pollini non sono altro che le cellule riproduttive maschili (chiamate in termini tecnici gametofiti) prodotte dalle piante durante la fioritura. Si tratta di granelli leggerissimi e microscopici, di colore giallognolo, che hanno il compito di fecondare altri vegetali della stessa specie.
Vengono trasportati dal vento anche a grande distanza, ecco perché durante la stagione della fioritura l’aria ne è satura: un centimetro cubo d’aria contiene fino a 20-25.000 pollini.
A causa delle loro dimensioni ridotte, possono essere facilmente inalati dalla persona durante la normale respirazione e penetrare in profondità nelle vie respiratorie, fino a raggiungere la parte terminale dei bronchi.
In Italia, i pollini che causano con maggiore frequenza allergie sono quelli prodotti da quattro famiglie di piante: graminacee, urticacee, composite e betulacee. Tuttavia, ci sono persone allergiche anche a pollini di altre specie. In genere, un soggetto è allergico solo ad alcuni allergeni, difficilmente lo è a tutti i pollini.
I mesi più a rischio sono quelli più caldi: tra marzo e settembre, con una punta massima in aprile e maggio. Occorre considerare, però, che ciascuna pianta ha il proprio periodo di fioritura.
Gli individui allergici ai pollini spesso presentano un’allergia anche ad allergeni perenni, come il dermatofagoide (l’acaro comune) e il pelo di cane e gatto.
Gli acari della polvere
Gli acari sono aracnidi (della stessa classe dei ragni e delle zecche) molto piccoli, non visibili a occhio nudo, diffusi in tutto il mondo. Sono responsabili del 60% delle allergie respiratorie e danno problemi tutto l’anno, soprattutto nei bambini.
Ne esistono tante specie diverse, ma a causare più frequentemente allergie sono gli acari che si nutrono di polvere, di scaglie di pelle morta e di forfora che si staccano dalla superficie del corpo.
Le particelle allergizzanti sono costituite dai loro escrementi che, una volta liberati nell’aria, vengono facilmente inalati, scatenando allergie respiratorie.
Gli acari si annidano soprattutto nei materassi, nei cuscini, nei tappeti, nei tendaggi, nelle moquette, insomma negli oggetti che trattengono facilmente la polvere, le scaglie di pelle morta e la forfora: in ogni grammo di polvere ne sono presenti da 2.000 a 15.000. La temperatura alta e l’umidità, anche quella prodotta dal sudore, ne favoriscono la crescita.
Le muffe
Le muffe sono un tipo di fungo che può proliferare in diversi luoghi e superfici, come erbe, terriccio, formaggi, pane, foglie, formando uno spesso strato verdastro.
A scatenare l’allergia sono le spore con le quali queste muffe si riproducono, che hanno dimensioni ancora più piccole di quelle dei pollini e che sono trasportare dal vento. In ogni metro cubo di aria ne sono presenti dalle 10.000 alle 20.000. Certi tipi di spore, come l’aspergillus, il cladosporium e l’alternaria, hanno una forma tale da riuscire facilmente a penetrare nelle vie respiratorie e a raggiungere i bronchi e gli alveoli polmonari.
Le muffe proliferano soprattutto durante l’estate e l’autunno, quando il clima è più caldo e umido. Tuttavia, sono presenti nell’aria durante tutto l’anno, per questa ragione possono causare allergie in qualunque momento. Solamente quando il terreno è ricoperto dalla neve, che ne impedisce la diffusione nell’atmosfera, non danno problemi.
Il pelo degli animali
Secondo alcune recenti ricerche, vivere con un animale costituisce un fattore protettivo nei confronti delle allergie: il contatto con i cuccioli, infatti, allenerebbe il sistema immunitario, limitando le reazioni allergiche.
Tuttavia, occorre considerare che alcune persone sono allergiche proprio agli animali o, meglio, al mix costituito da peli caduti, cellule morte e proteine contenute nella saliva dell’animale (con la quale molti animali si puliscono).
Si tratta, infatti, di particelle microscopiche che si diffondono facilmente e, oltretutto, permangono a lungo in un ambiente: chi è particolarmente sensibile può manifestare una reazione anche quando entra in una stanza in cui da mesi non vive più alcun animale o quando si avvicina a persone che sono venute direttamente a contatto con un animale.
L’animale più “pericoloso” da questo punto di vista è il gatto, la cui saliva e la cui forfora contengono un forte allergene, seguito da cane e cavallo.
Occasionalmente possono causare allergie anche criceti, cavie, conigli, bovini e suini.
Occorre considerare che, spesso, il cucciolo domestico è un finto allergene: non è cioè il contatto con i suoi peli, la sua saliva o la sua forfora a causare l’allergia, ma quello con gli acari che si annidano nel suo pelo. In questo caso, dunque, l’animale è un semplice veicolo del vero colpevole: gli escrementi degli acari.
Come si manifestano
Le pollinosi e le allergie perenni si differenziano solo per il periodo di comparsa: le prime si ripresentano sempre nello stesso momento dell’anno, mentre le seconde non hanno una periodicità fissa.
Dal punto di vista dei sintomi, non ci sono diversità. Entrambe si manifestano con rinite e/o asma.
Talvolta compaiono anche arrossamento e gonfiore agli occhi, lacrimazione, fastidio alla luce, senso di malessere generale, debolezza e stati di ansia o depressione.
La rinite
È una reazione allergica infiammatoria delle prime vie respiratorie (essenzialmente la mucosa del naso) e degli occhi dovuta all’inalazione di allergeni.
È una delle malattie allergiche più diffuse al mondo: in Europa la forma stagionale, detta anche raffreddore da fieno o febbre da fieno anche se in realtà non compare la febbre, interessa fra il 10 e il 18% della popolazione, mentre la forma cronica il 13%. Può comparire a qualsiasi età: in genere, gli episodi iniziano durante l’infanzia e raggiungono la massima frequenza tra i venti e i trent’anni, per poi diminuire con il passare del tempo.
La rinite si manifesta con alcuni sintomi caratteristici: starnuti consecutivi (detti anche a salve), naso chiuso e gocciolante, con secrezioni molto liquide, solletico alla gola, prurito al naso. In alcuni casi il raffreddore è accompagnato da problemi agli occhi (si parla di rino-congiuntivite), in particolare bruciore, prurito, lacrimazione e fastidio alla luce. Talvolta, possono comparire anche mal di testa e fastidio all’orecchio.
Spesso la rinite allergica anticipa l’asma, nel senso che molte persone con rinite poi diventano asmatiche. In alcuni casi, i due disturbi sono presenti contemporaneamente. Almeno il 60% degli asmatici soffre di rinite e circa il 20-30% dei malati di rinite allergica soffre anche di asma.
L’asma allergica
L’asma allergica è una malattia infiammatoria su base allergica, caratterizzata da un’ostruzione delle vie respiratorie e da un aumento della responsività dei bronchi, e dovuta all’inalazione di allergeni, nella maggior parte dei casi acari. Può essere stagionale o perenne in relazione alla sostanza scatenante.
Il disturbo è molto diffuso sia tra gli adulti sia tra i bambini: in Europa il 5-10% della popolazione adulta, cioè 40 milioni di persone, e il 4-8% dei bambini soffre di asma allergica.
La malattia si manifesta con veri e propri attacchi, detti anche crisi: episodi improvvisi o graduali, in cui la mucosa dei bronchi si ispessisce, la loro muscolatura si contrae e il passaggio dell’aria è reso più difficoltoso. La persona, di conseguenza, è soggetta a crisi respiratorie, respiro sibilante, senso di costrizione toracica e tosse.
Il corpo, inoltre, per catturare più aria aumenta la frequenza respiratoria: ecco perché il cuore batte più velocemente e la persona è presa da un senso di affanno e di mancanza d’aria. La serietà dei sintomi dell’asma varia da caso a caso.
L’asma professionale
Esiste anche una forma particolare di asma allergica dovuta all’inalazione di determinate sostanze sul posto di lavoro. Per questo si parla di asma allergica professionale. I disturbi sono simili a quelli della forma classica, anche se in questo caso, in genere, si nota un miglioramento durante il fine settimana, quando la persona non è più esposta alle esalazioni irritanti.
Gli allergeni che più comunemente possono scatenare questa forma di allergia sono:
– formaldeide, presente nei prodotti usati dal personale medico, dagli addetti allo sviluppo di fotografie e dalle persone che lavorano la gomma e la plastica;
– tinture per capelli, cui sono esposti i parrucchieri;
– sostanze plastiche, colle e vernici, per la presenza di isocianati, e di resine epossidiche, cui sono esposte molte categorie professionali (come verniciatori e imballatori);
– legno (soprattutto quercia, noce di Mansonia, mogano), che può causare problemi nei falegnami e negli intarsiatori;
– enzimi proteolitici, impiegati nelle aziende chimiche;
– polvere del seme di ricino, presente sui mercantili;
– resina di Colofonia, usata nelle industrie elettroniche;
– sali di platino, sostanza cui sono esposti orafi e tecnici di laboratorio;
– nichel, cobalto e cromo, metalli utilizzati nell’industria metallurgica, nelle placcature metalliche, nell’edilizia;
– grano e farina, cui sono esposti agricoltori, mugnai, panettieri;
– cavie, topi e conigli, usati soprattutto per gli esperimenti di laboratorio;
– gamberi e crostacei, sostanze cui sono esposte le persone addette alla loro lavorazione;
– penicillina, cefalosporine e sulfamidici, cui sono esposti coloro che lavorano alla loro preparazione.
I consigli di prevenzione
Ecco le regole da seguire per prevenire le allergie respiratorie.
– Limitare l’esposizione ai fattori che scatenano l’allergia respiratoria può aiutare a diminuire i sintomi e le cure. Non sempre è possibile evitare il contatto con gli allergeni, ma è comunque importante fare il possibile per ridurlo.
– Cambiare i filtri di condizionatori e umidificatori. Nei filtri e nei condotti di condizionatori e umidificatori possono annidarsi acari, polveri, muffe, allergeni batterici o di origine animale. Per questo, è importante fare una corretta e regolare manutenzione e pulizia di questi apparecchi. È bene anche non ostruire le grate dei condizionatori, così da favorire la dispersione degli elementi nocivi.
– Mantenere il giusto tasso di umidità in casa. In presenza di umidità, si sviluppano più facilmente muffe e batteri, per cui nell’aria si disperdono spore e prodotti di scarto. Anche gli acari amano gli ambienti umidi. Per questa ragione, è importante mantenere un tasso di umidità adeguato in casa, intorno al 50-55%, se necessario anche ricorrendo a umidificatori e deumidificatori.
– Aerare gli ambienti mentre si fanno le pulizie. Alcuni prodotti per le pulizie, come disinfettanti, detergenti, sgrassanti e lucidi per mobili, possono rilasciare sostanze chimiche tossiche o irritanti per le vie aeree. Per questo, mentre si utilizzano questi prodotti o subito dopo, è utile ventilare gli ambienti, aprendo le finestre per qualche minuto. In generale, è buona norma arieggiare le stanze ogni giorno, anche d’inverno, per favorire il ricambio dell’aria. In città e nelle zone trafficate, è meglio farlo nelle prime ore del mattino, quando l’aria esterna è meno carica di smog e altre particelle inquinanti.
– Fare attenzione agli apparecchi elettrici. Gli apparecchi elettronici (come elettrodomestici, computer, televisore), in particolare quelli che funzionano ad alto voltaggio, emettono campi elettromagnetici e ozono che possono risultare irritanti per le vie respiratorie. Se possibile, cercare di limitare il numero di questi strumenti negli ambienti in cui si trascorre molto tempo e tenerli spenti quando non li si utilizzano (staccandoli dalla corrente).
– Lavare cani e gatti. Lavare gli animali domestici una volta alla settimana, così da diminuire il più possibile gli allergeni presenti sul loro corpo e tenerli lontano dai mobili imbottiti (come divani e tappeti) e dalla camera da letto.
– Eliminare i residui alimentari. Conservare i residui alimentari negli appositi contenitori ed eliminarli con regolarità: costituiscono un ottimo terreno per la deposizione di uova ed escrementi da parte di animali e insetti che possono contribuire alla comparsa di allergie.
– Non lasciare in giro per casa libri vecchi e giornali perché la carta è un ottimo habitat per gli acari.
– Non fumare. Smettere di fumare o perlomeno ridurre il numero di sigarette. È dimostrato infatti che il fumo, anche quello passivo, favorisce la comparsa e le esacerbazioni delle malattie allergiche.
Il decalogo anti-pollini
– Tra le 10 e le 16, periodo di maggiore concentrazione di pollini nell’aria, tenere chiuse le finestre e i finestrini dell’auto ed evitare attività all’aperto o passeggiate in campagna.
– In casa e in ufficio, se possibile, usare condizionatori d’aria o generatori di anioni, che abbassano la concentrazione di pollini. Se l’auto ha l’aria condizionata, installare un filtro antipolline.
– Non passeggiare in campi o giardini in cui l’erba è stata tagliata da poco.
– Quando si rientra a casa, fare una doccia, lavarsi i capelli e cambiare i vestiti per eliminare i pollini attaccatisi nel corso della giornata, evitando così l’esposizione notturna.
– Non stendere le lenzuola all’aperto per evitare che raccolgano pollini.
– Durante il giorno, all’aperto, è utile indossare un paio di occhiali scuri: la luce del sole aumenta il fastidio.
– Non consumare alcolici: stimolano la produzione di muco e dilatano i vasi, peggiorando la secrezione e la congestione nasale.
– Nella fase acuta dell’allergia, se possibile, trascorrere un po’ di tempo al mare, un ambiente scarsamente saturo di pollini. Chi è allergico alla parietaria deve preferire la montagna: la pianta non cresce oltre i 1.000 metri di altitudine, mentre cresce sulle zone costiere.
– Prima di scegliere i luoghi di villeggiatura, è opportuno informarsi sull’eventuale presenza dei pollini ai quali si è allergici.
– Ricordare che le concentrazioni di pollini sono maggiori nelle giornate ventose e soleggiate e calano con la pioggia.
Il decalogo anti-acari
– Fare il possibile per non creare umidità negli ambienti domestici: evitare di stendere i panni bagnati all’interno; tenere la porta della cucina chiusa e una finestra leggermente aperta quando si cucina; non lasciare che il vapore prodotto dalla doccia o dal bagno si disperda in altri locali, aprendo le finestre per eliminarlo; aerare i locali frequentemente; esporre cuscini, coperte e tappeti alla luce diretta del sole. Se, infatti, l’ambiente è secco, l’acaro si disidrata e muore.
– In casa, non superare una temperatura compresa fra i 18 e i 20 gradi, se non in tutti gli ambienti almeno nelle camere da letto che sono la dimora prediletta degli acari.
– Prediligere materassi e guanciali in lattice, materiale che consente una buona traspirazione senza essere permeabile alla polvere.
– Usare fodere sintetiche antiallergiche, cambiandole due volte alla settimana e lavandole a 60 gradi per almeno un’ora. Anche le lenzuola vanno cambiate con la stessa frequenza e lavate con la stessa modalità.
– Materassi, guanciali, coperte di lana e piumoni vanno esposti al sole e battuti almeno una volta alla settimana.
– Anche i tappeti e i tendaggi vanno esposti al sole almeno una volta alla settimana e battuti vigorosamente in luogo aperto. Meglio ancora sarebbe eliminarli.
– Evitare di lasciare abiti in giro per la stanza da letto perché tendono a raccogliere la polvere. Meglio riporli in un armadio dopo averli spazzolati con cura all’aria aperta.
– Pulire i pavimenti con un panno elettrostatico in grado di catturare la polvere senza sollevarla. Soltanto dopo questa operazione si può passare la scopa per raccogliere eventuali residui di dimensioni più grandi e infine lavare il pavimento con cura. Se si vuole usare l’aspirapolvere, bisogna scegliere modelli dotati di un sistema di filtraggio ottimale (filtro ad acqua o Hepa) e sostituire filtri e sacchetti con regolarità.
– Pulire ogni giorno, soprattutto gli angoli, utilizzando un panno umido, che è in grado di raccogliere una buona parte dei parassiti, partendo dalle superfici più alte.
– I peli dei peluche sono in grado di trattenere una quantità elevata di acari. Se si è allergici, meglio non tenerli in casa.
Quando servono gli acaricidi
Se le manifestazioni allergiche sono molto intense, è possibile ricorrere a sostanze chimiche per distruggere gli acari.
In genere, i preparati sono disponibili sotto forma di spray e hanno diversi meccanismi d’azione: alcuni agiscono direttamente sugli acari, altri rendono inoffensivi gli allergeni contenuti nelle particelle fecali e altri ancora sono fungicidi o battericidi con azione indiretta sugli acari. Ecco le principali sostanze utilizzate.
– Benzoato di benzile: ha un’azione acaricida e fungicida. Può essere impiegato su materassi, materiali imbottiti e tappeti.
– Miscela di polifenoli e derivati benzilici: degrada anche gli allergeni contenuti nella polvere e può essere spruzzato su materassi, guanciali e coperte.
– Pirimiphos-metile: è un composto che agisce per contatto e può essere irritante per le mucose e per la pelle.
– Acido tannico: viene impiegato per neutralizzare gli allergeni della polvere e può essere spruzzato sul letto e sui pavimenti.
– Miscela di acido benzoico, terpinolo, timolo ed essenze naturali: ha azione battericida e fungicida e agisce indirettamente sulla concentrazione degli acari.