26/10/2017

La stitichezza

Si tratta di una ridotta frequenza della defecazione. In linea generale, una persona è considerata stitica quando evacua meno di tre volte alla settimana oppure quando le sue abitudini di evacuazione cambiano nel tempo (defeca con minore frequenza).

Occorre considerare, però, che la problematica è estremamente soggettiva: infatti, i modi e i tempi di evacuazione sono strettamente personali, per cui una persona può sentirsi stitica già dopo un giorno di mancata espulsione delle feci, mentre un’altra no.

Le cause

Nella maggioranza dei casi la stitichezza (o stipsi) è causata da abitudini alimentari inadeguate, in particolare da uno scarso consumo di fibre, dall’abitudine di bere poco e dalla fretta a tavola.

Anche una scarsa attività fisica è deleteria: a lungo andare, la muscolatura dell’intestino perde tono, si rilassa e non è più in grado di espellere l’ammasso fecale.

Altri fattori di rischio sono: lo stress, il cambiamento della dieta (per esempio, per un viaggio), i ritmi sonno-veglia irregolari, i pasti a orari sempre diversi, la tendenza a rimandare lo stimolo a evacuare o a reprimerlo, il soffermarsi per poco tempo in bagno.

Più raramente alla base ci sono l’assunzione di determinati farmaci (come ansiolitici, sonniferi, antidepressivi) o malattie (tipo polipi intestinali, diverticolosi, diabete).

I sintomi

La stitichezza si manifesta con emissione di feci dure, asciutte, difficili da espellere (evacuazione difficile o incompleta).

La stipsi talvolta si associa a gonfiore intestinale. Infatti, il ristagno delle feci nella parte terminale dell’intestino favorisce il proliferare dei batteri della putrefazione che producono gas e ne ostacola l’espulsione.

Le cure

In molti casi, per migliorare la situazione, è sufficiente fare attenzione e ciò che si mangia e a come si mangia. In particolare, è bene:

 aumentare il consumo di fibre (contenute in frutta, verdura e legumi), che rendono le feci più morbide e voluminose, favoriscono lo stimolo alla defecazione e accelerano la motilità intestinale;

 mangiare piccole quantità di tutto, anche di grassi, così da mantenere la flora intestinale in equilibrio;

 consumare yogurt, latti fermentati e latticini in genere, perché accrescono il grado di acidità intestinale (il pH), che promuove l’efficienza della flora batterica intestinale e, di conseguenza, la corretta evacuazione;

 limitare gli alimenti con azione astringente, come limone, tè, cacao, more, mirtilli, fichi d’india, ribes nero;

 bere molto nell’arco della giornata, così da stimolare la motilità dell’intestino, ammorbidire le feci e facilitarne l’espulsione;

 masticare con calma e a lungo gli alimenti, in modo da favorire la produzione di saliva, che aiuta la scomposizione dei cibi e, dunque, la formazione delle feci;

 ridurre gli alimenti che favoriscono la produzione di gas e il gonfiore addominale (legumi, carboidrati e grassi);

– muoversi il più possibile,

– mantenere ritmi di sonno-veglia regolari,

– non sottoporsi a troppo stress.

Solo nei casi più ostinati, il medico può decidere di prescrivere lassativi o farmaci procinetici.