Allergie no-stop
Complici smog e specie vegetali esotiche, questi disturbi non hanno più stagionalità e sono più seri
Non è un buon momento per gli allergici e non solo perché è arrivata la primavera. Si registra un progressivo incremento delle allergie verso pollini emergenti, sempre più diffusi. Questo fenomeno sembra dovuto alla rapida espansione di alcune specie infestanti come l’ambrosia oltre che all’introduzione di nuove specie esotiche per uso ornamentale in parchi e giardini. Alcuni fattori ambientali poi, come l’inquinamento, peggiorano i sintomi.
E come se non bastasse, il totale sconvolgimento delle stagioni e delle temperature ha anticipato o protratto alcune fioriture e ne ha rese altre perenni così chi è predisposto si ritrova tutto l’anno a contatto con i fattori allergizzanti.
Ci sono però anche buone notizie sul fronte della prevenzione e della cura.
Un fenomeno in crescita
«Per capire come è cambiato il quadro dei disturbi allergici dobbiamo partire dai dati» sottolinea il dottor Giovanni Paoletti, specialista in allergologia ed immunologia clinica dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas. «Possiamo dire che attualmente un 30% della popolazione mondiale è allergica ai pollini in generale ed è in continua crescita tanto che si stima che questa percentuale possa arrivare al 50% entro il 2050. Si tratta di un fenomeno rilevante da tenere sotto controllo. Negli ultimi 20 anni, a causa dell’incremento della temperatura nel globo con relativo aumento della produzione d’anidride carbonica, la produzione dei pollini è triplicata causando un aumento esponenziale dei soggetti che si sono prima sensibilizzati e che poi sono diventati allergici. E questo fa sì che ci sia una sempre maggiore possibilità di avere una risposta molto più importante e severa».
Non solo in primavera
«Il surriscaldamento globale che porta a un sensibile allungamento dei tempi di fioritura fa sì che si debbano temere anche piante più “familiari”» continua l’allergologo. «La pollinazione del cipresso e dell’ontano, per esempio, un tempo concentrate nei mesi di gennaio e febbraio, si sta allungando fino a primavera inoltrata. La parietaria è un’erba infestante molto diffusa ma nel Sud Italia, a causa delle alte temperature, oggi tende a pollinare quasi in maniera perenne e questo può creare grosso discomfort a chi è allergico perché la sintomatologia si protrae ben oltre le solite 2-3 settimane in quanto rimane a contatto con i fattori allergizzanti per tutto l’anno».
Il fattore inquinamento
Un ulteriore elemento capace di esercitare un’importante azione di potenziamento sulla fenomenologia allergica è l’inquinamento atmosferico. Come spiega il dottor Paoletti, «l’inquinante trasportato dal polline viene inalato e rimane a contatto con la mucosa dove agisce in maniera pro infiammatoria favorendo in generale il processo di sensibilizzazione e acuendo i sintomi nel paziente allergico. Ci sono dei lavori recenti che dimostrano come alcuni fattori inquinanti che si trovano comunemente nell’atmosfera soprattutto nelle grandi città arrivino addirittura a modificare l’allergene potenziandone l’azione. È stato dimostrato in maniera chiara per le graminacee ma ci sono dati interessanti anche sul polline della betulla che, se esposto ad elevati livelli di inquinanti come avviene nelle aree industriali e metropolitane, risulta più aggressivo dello stesso polline originatosi in zone rurali».
L’articolo completo con il calendario pollinico, le cure e la nuova terapia desensibilizzante è sul numero di Silhouette donna di aprile, ora in edicola.
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