Museo della Vagina, a Londra contro pregiudizi e tabù
Nasce a Londra il Museo della Vagina. Il suo obiettivo? Promuovere la conoscenza dell’anatomia femminile e aiutare le donne a conoscersi davvero
È stato inaugurato a Londra il primo Museo della Vagina, nato sulla scia del Museo Fallologico Islandese ma con una missione più ambiziosa. Rispetto al suo equivalente maschile – una raccolta privata che mette a confronto centinaia di organi maschili appartenenti a più di 90 specie diverse – il Museo della Vagina fondato da Florence Schechter vuole promuovere la conoscenza dell’anatomia femminile.
Tutto ciò in una società che preferisce avvolgere nel mistero tutti i dettagli che non hanno a che fare con la riproduzione, impedendo alle donne di conoscersi davvero.
Il Museo di Camden
Dopo due anni di incontri e mostre itineranti in giro per il Regno Unito, il progetto ha trovato la sua prima casa semi-permanente a Camden Market, dove è già possibile visitare la prima mostra gratuita, in esposizione fino al 28 febbraio 2020. Tra i pannelli e le installazioni glitterate di Muff Busters: Vagina Myths and How to Fight Them ci sono molte false percezioni da correggere – dall’idea che gli assorbenti interni non siano adatti alle ragazze vergini a quella che impone come standard di ordine e pulizia la depilazione totale – ma è solo un primo passo.
Nelle intenzioni della fondatrice e del suo staff (la curatrice Sarah Creed e l’esperta di marketing Zoe Williams) il Vagina Museum dovrebbe diventare uno spazio di discussione e di riflessione sui diritti delle donne, della comunità LGBT+ e delle persone intersex, in modo che nessuno debba più vergognarsi del proprio corpo. Secondo un sondaggio promosso da Jo’s Trust, organizzazione benefica per la lotta ai tumori della cervice uterina, l’imbarazzo non è una questione da sottovalutare: è il motivo per cui nel 2018 un quarto delle donne inglesi tra i 25 e i 29 anni ha disertato il Pap-test.
Altri musei sulla femminilità…
Il Museo di Camden è in buona compagnia: in Danimarca il Kvindemuseet (Women’s Museum) di Aarhus documenta dal 1982 la storia delle dinamiche di genere e discute le politiche sull’uguaglianza, sul corpo e sulla sessualità, mentre in Italia abbiamo il Museo delle Donne di Merano, che ripercorre i progressi fatti in materia di emancipazione, senza dimenticare tasti dolenti come il lavoro.
L’installazione più spettacolare invece si trova all’interno del museo di Brooklyn, nell’Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art: The Dinner Party, realizzato da Judy Chicago tra il 1974 e il 1979, è un gigantesco banchetto con 39 posti a tavola dedicati ad altrettante icone femminili della storia, apparecchiato con piatti di porcellana decorati con motivi che ricordano vulve e farfalle. I nomi di altre 999 donne sono inscritti in oro sul pavimento, seguendo i bordi della tavolata triangolare.
…e qualche lettura
Per chi volesse approfondire la tematica, un classico imperdibile sono I monologhi della vagina di Eve Ensler (Il Saggiatore, 2018), spettacolo teatrale che ha rotto il silenzio su esperienze come il primo ciclo, le visite dal ginecologo o lo stupro. In materia di stereotipi e pregiudizi sul ciclo mestruale c’è Questo è il mio sangue di Elise Thiébaut (Einaudi, 2018), mentre per colmare lacune e togliersi curiosità riguardo le misteriose questioni dell’orgasmo femminile potete scegliere tra Vengo prima io di Roberta Rossi (Fabbri Editori, 2019), Vagina. Una storia culturale di Naomi Wolf (Mondadori, 2013) e Il libro della vagina di Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl (Sonzogno, 2018), adatto anche alle più giovani.
I tabù sulla femminilità come sappiamo riguardano anche la libertà di scelta: per questo consigliamo Piuttosto m’affogherei (Enciclopedia delle donne, 2018) di Valeria Palumbo, “storia vertiginosa” di zitelle celebri come George Eliot e Cristina di Svezia, e King Kong Theory di Virginie Despentes (Fandango, 2019), manifesto di liberazione tradotto in 16 paesi.
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