08/09/2018

Venezia 75, Micaela Ramazzotti e il Caravaggio perduto

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 08/09/2018 Aggiornato il 10/09/2018

Micaela Ramazzotti è la protagonista di Una storia senza nome, film di Roberto Andò presentato fuori concorso a Venezia 75

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Venezia 75 si avvia verso il suo gran finale, ma non smette di sorprende con bei film. Un esempio è Una storia senza nome di Roberto Andò, presentato fuori concorso. Una storia con i contorni del giallo, che cerca di dare una sua lettura a posteriori di vicenda reale diventata leggenda, ovvero il furto della Natività di Caravaggio avvenuto a Palermo nel 1969, che anni dopo si scoprì essere stato commissionato dalla mafia.

Protagonista è Micaela Ramazzotti, con al fianco un cast importante con attori del calibro di Alessandro Gassmann, Renato Carpentieri, Laura Morante e Antonio Catania.

Il film uscirà nelle sale il 20 settembre.

Una storia in regalo

Valeria (Micaela Ramazzotti) è la giovane segretaria di un produttore cinematografico, che ha una doppia vita professionale: è infatti ghost-writer per il famoso sceneggiatore Alessandro Pes (Alessandro Gassmann). Un giorno Valeria riceve da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione (Renato Carpentieri), la trama di un film senza nome che racconta il misterioso furto, avvenuto a Palermo nel 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, la Natività. La sceneggiatrice non potrà fare a meno di appassionarsi alla storia, per poi trovarsi coinvolta in un meccanismo implacabile e rocambolesco.

A tu per tu con i protagonisti

«Provo sempre molta gratitudine nei confronti degli sceneggiatori, che mi scrivono sempre dei ruoli bellissimi» Micaela Ramazzotti.«Stavolta devo a loro ancora di più, dato che è la prima volta che Roberto Andò sceglie una protagonista donna per un suo film».
E continua: «Non era facile interpretare una scrittrice, perché il suo lavoro è quello di osservare e saper raccontare. Non sapevo da dove partire, ma poi ho pensato di infilarmi i suoi occhiali e di rubacchiare il suo sguardo. Noi attori forse non sappiamo davvero chi siamo, quindi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica chi dobbiamo essere».
«Non può esserci un buon film senza una buona sceneggiatura» le fa eco Alessandro Gassmann.«Quello che mi ha colpito di questa opera è la capacità di rendere la complessità comprensibile per ogni tipo di pubblico». Invece sul suo ruolo dice: «Rappresento il classico cialtrone, che è drammaticamente presente anche nella nostra società e ci fa drammaticamente ridere».
«Ho deciso di raccontare una storia che mi riguarda, perché palermitana» spiega invece il regista Roberto Andò.«I pentiti del furto avevano praticamente scritto una loro sceneggiatura, probabilmente manipolando i fatti, io ho voluto creare l’opportunità di avere una versione diversa, che rivelasse la realtà in modo più profondo. E così è venuto fuori questo film che mischia il comico-grottesco con il tragico».