05/03/2022

The Batman: Robert Pattinson è una rockstar mancata

Veronica Colella Pubblicato il 05/03/2022 Aggiornato il 05/03/2022

Nella nuova versione Batman somiglia più a una rockstar che a un playboy. E per la critica è il miglior film dell’Uomo Pipistrello dopo Il cavaliere oscuro (2008)

The Batman

Avevamo davvero bisogno di un altro Batman? A quanto pare sì, perché dalle prime recensioni The Batman, con Robert Pattinson come protagonista, sembra essere riuscito nell’intento di reinventare il personaggio, almeno dal punto di vista di chi l’ha sempre seguito solo al cinema. Addirittura, il regista Matt Reeves ha raccontato alla rivista Empire di essersi ispirato a Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana diventato icona grunge quasi controvoglia. Un accostamento nato sulle note di Something in the Way, per caso o per destino.

In questa versione Bruce Wayne è lontano anni luce dallo stereotipo del miliardario playboy: aver assistito all’omicidio dei suoi genitori lo ha reso antisociale e fragile, quasi un recluso.

Persino il maggiordomo Alfred ogni tanto dubita della sua sanità mentale.

Atmosfere noir

Se non siete mai riuscite a stare dietro all’universo cinematografico DC, niente paura. Potete entrare in sala facendo tabula rasa, perché The Batman e i suoi possibili sequel sono ambientati in una dimensione alternativa che non sfiora nemmeno quella in cui co-esistono Wonder Woman, Superman e il Batman di Ben Affleck.

Prendendo in prestito dalle atmosfere di Batman: Year One di Frank Miller e David Mazzucchelli (1987) – nonché da film come Taxi Driver (1976) di Scorsese e Chinatown (1974) di Polanski – Reeves ha scelto di ambientare il suo film in una Gotham City particolarmente buia, sporca e violenta. Più che un film di supereroi, è un noir classico: crimine e corruzione rendono la città ingovernabile e una serie di grotteschi omicidi firmati dall’Enigmista (Paul Dano) semina il terrore tra i ricchi e potenti. Il killer comunica per indovinelli e cifrari, lasciando intendere che la sua intenzione è di eliminare a uno a uno i membri dell’establishment di Gotham, incluso il sindaco. È per indagare su di lui che Batman (Robert Pattinson) unirà le forze con il commissario Gordon (Jeffrey Wright), finendo per mettersi contro il boss mafioso Carmine Falcone (John Turturro) e lo sgraziato criminale Oswald Cobblepot (Colin Farrell, in versione appesantita e sfregiata – lo si riconosce appena dagli occhi), ovvero Il Pinguino.

La genesi di Catwoman

Uno dei punti di forza del cast è l’innegabile chimica tra Robert Pattinson e Zoë Kravitz, impeccabile anche all’anteprima newyorchese nel suo vestito di velluto a tema felino firmato da Oscar de la Renta.

Nel film, le strade di Bruce Wayne e Selina Kyle – la futura Catwoman – si incrociano per puro caso: lei lavora come cameriera in un locale malfamato gestito da Cobblepot, lui è sulle tracce dell’Enigmista. Oltre a sfamare una piccola colonia di gatti randagi, Selina si prende cura di Anika, coinquilina con cui ha una relazione più intima rispetto alla semplice amicizia. Quando Anika scompare, Selina si troverà a dover risolvere un mistero tutto suo. E la strada più veloce è allearsi con Batman, stringendo un legame che lo costringerà a mettere in discussione la sua rigida visione del mondo.

Affinità tra freak

Nelle intenzioni di Reeves c’è una trilogia, con possibili spin-off. E nessuno ci spera più di Robert Pattinson, per niente turbato dalla prospettiva di portare il costume almeno fino al 2026. Quello di Batman è stato un ruolo fortemente voluto, non solo per le affinità caratteriali – possono entrambi portare rancore per sempre, o così dice – ma anche perché è sempre stato attratto dai freak, almeno nella fase più matura della sua carriera. E in effetti in questa versione Bruce Wayne è tutto meno che emotivamente stabile: più che una scelta ideologica, uscire ogni notte per dare la caccia ai criminali è una forma distorta di terapia.