Teatro: a dicembre vanno in scena ironia, provocazioni e laboratori aperti
I cartelloni di dicembre offrono dai classici alle sperimentazioni più contemporanee, con attori e registi dal curriculum prestigioso
Il mese di dicembre si apre con tante proposte accattivanti, che incuriosiscono e invitano a sedersi in platea. Colpisce la varietà dei generi portati in scena. Oltre a classici immortali, come Cechov e Shakespeare, c’è infatti la drammaturgia contemporanea più provocatoria e ci sono sperimentazioni innovative: body-performance che mettono il linguaggio del corpo al centro dei vari quadri narrativi e lavori di “arte partecipata”, frutto di una collaborazione fra attori famosi e cittadini.
Il fascino di tutte queste pièce tanto diverse sta nel fatto che il teatro è l’unico luogo in cui lo spettatore può lasciarsi trasportare, fingendo che tutto sia vero, anche se è smaccatamente simulato.
Su il sipario!
“El nost Milan”, dal titolo di una commedia di Carlo Bertolazzi del 1893, è la prima puntata di un progetto triennale di coinvolgimento dei cittadini nella creazione teatrale, ideato e diretto da Serena Sinigaglia, co-direttrice artistica del Teatro Carcano di Milano. Con il coordinamento scenico di Tindaro Granata, Lella Costa e 160 milanesi che partecipano ai laboratori sul territorio portano in scena “la povera gente” (2-4 dicembre). In tutte le pièce del progetto sono i cittadini stessi a raccontare la Milano più vera, quella della fine dell’Ottocento e quella dei giorni nostri.
Al Manzoni di Roma, dall’1 al 18 dicembre, si apre il sipario sulla la commedia a tema familiare “Le sorellastre” di Ottavia Bianchi, che ne è anche interprete con Patrizia Ciabatta, Beatrice Gattai e Giulia Santilli (regia di Giorgio Latini).
L’innovazione va in scena al Gobetti di Torino (6-11 dicembre) con “Fine pena ora”: da un libro dell’ex magistrato e membro del CSM Elvio Fassone, Simone Schinocca trasferisce sul palco la reale corrispondenza fra un ergastolano e il suo giudice, durata trent’anni nonostante le vite apparentemente inconciliabili dei due protagonisti. Questa amicizia inaspettata e commovente è l’ancora che salva la vita al detenuto e gli apre barlumi di speranza, suscitando domande sulla carcerazione e sul suo valore riabilitativo.
Al Duse di Bologna ecco Eugène Labiche, padre del vaudville, con l’atto unico “Il delitto di via dell’Orsina”, interpretato da Massimo Dapporto con la regia di Andrée Ruth Shammah: una commedia degli equivoci che vira al noir seminando inquietudine (9-11 dicembre).
Il teatro Del Monaco di Treviso (9-11 dicembre) e poi il Goldoni di Venezia (15-18 dicembre) ospitano “Il compleanno. The birthday party” di Harold Pinter, con la regia di Peret Stein e una compagnia di attori capitanata da Maddalena Crippa. È la storia inverosimile di un gruppo di personaggi paurosi, che vivono infelici ma isolati dal mondo perché si sentono al sicuro: fino a un evento inaspettato.
“Kristo, quadri di dubbia saggezza” (9-18 dicembre al Teatro Stabile di Catania) è il frutto della ricerca sperimentale del regista Roberto Zappalà. Nella performance, con testi a cura di Nello Calabrò e interpreti Salvatore Romania e Massimo Trombetta, si susseguono quadri scenici con un uomo che si crede Cristo, finge di essere Cristo, è un povero Cristo: tutte sfaccettature di una figura schizofrenica che lavora sul suo corpo e sulla sua voce, con parole che interrogano, sconcertano e fanno riflettere.
Due classici sono in programma al Carignano di Torino e al Rossetti di Trieste: rispettivamente “Il gabbiano” di Cechov (13-18 dicembre), dramma delle illusioni perdute diretto da Leonardo Lidi, e “La tempesta” di Shakespeare, diretta da Alessandro Serra, dove il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo.
A Napoli, al Ridotto del Mercadante (13-18 dicembre), “Il tempo di una festa, appunti per una morte dolcissima” di Simone De Beauvoir con la regia di Noemi Francesca è la ricerca di qualcosa che possa rendere l’idea della morte più sopportabile.
Sara Bosi è autrice e protagonista di “Darling”, al Teatro Parenti di Milano (9-22 dicembre), con la supervisione artistica di Pierfrancesco Favino. Un’unica interprete si incarna in quattro donne, diverse per età, sogni ed emozioni (l’amore, la disillusione, la tristezza, la rabbia), che si interrogano cosa voglia dire crescere e vivere nella società e nei rapporti umani di oggi.
Sempre a Milano, dal 30 novembre al 4 dicembre, si ride al Manzoni con la sferzante comicità di Max Angioni in Miracolato.
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