We are who we are, il debutto seriale di Luca Guadagnino
Il regista Luca Guadagnino ci presenta We Are Who We Are, la sua prima serie tv, che andrà in onda su Sky Atlantic e NOW TV dal 9 ottobre
Dopo Paolo Sorrentino, Sky e HBO riescono ancora una volta a portare in una dimensione seriale un grande regista cinematografico. Stavolta è il turno di Luca Guadagnino, pronto a debuttare dal 9 ottobre (alle ore 21.15) su Sky Atlantic (e in streaming su NOW TV) con We Are Who We Are, una serie tv di otto episodi che ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico.
Merito di una storia delicata che mette al centro gli esseri umani, raccontati sempre con grande raffinatezza ed empatia dal regista, che ha scelto ancora una volta un cast di attori (famosi e non) che fa la differenza.
Si va dai giovani protagonisti Jack Dylan Grazer e Jordan Kristine Seamón, assolutamente da tenere d’occhio, a certezze come Chloë Sevigny e Alice Braga. E ancora: Tom Mercier, Spence Moore II, Scott Mescudi, Faith Alabi, Francesca Scorsese, Corey Knight, Ben Taylor, Sebastiano Pigazzi e Beatriche Barichella.
In una base militare americana, in Veneto
Siamo in Veneto, nel 2016. Fraser è un quattordicenne timido e introverso, costretto a lasciare New York per seguire la madre Sarah e la compagna di lei Maggie, trasferite dall’esercito americano statunitense in una base militare italiana. Qui il ragazzo ha inizialmente difficoltà ad ambientarsi, ma poi incontra Caitlin che vive lì ormai da diversi anni (tanto da parlare molto bene l’italiano) e con cui stringe un legame speciale. Intorno a loro un gruppo di amici composto dalla spavalda Britney, il simpatico Craig, il geloso Craig e gli italiani Enrico e Valentina. Il regista ci porta nel loro mondo fatto di prime esperienze, inquietudini, sorrisi e ricerca della propria identità, ma anche in quello dei loro genitori, non privo di problemi.
A tu per tu con Luca Guadagnino
«Per me è sempre un nuovo inizio e questa non è solo la mia prima serie tv, ma anche la prima volta che lavoro con Sky e HBO, al fianco di sceneggiatori come Paolo Giordano e Francesca Manieri. Ogni impresa che affronti ti cambia ed è stato bellissimo vedere le nostre idee prendere forma e trasformarsi in una serie: i 94 giorni in cui abbiamo girato è stata una gioia collettiva» – ci racconta un entusiasta Luca Guadagnino durante la conferenza stampa (via Zoom) di We Are Who We Are – «La serie può essere anche considerata come un lungo film, infatti era stata selezionata per il Festival di Cannes (che però non si è fatto) e poi l’abbiamo presentata in anteprima al San Sebastian Film Festival».
Sull’ambientazione invece dice: «La base militare è un luogo piccolo, ma presenta caratteristiche che possono essere declinate in senso universale. Poi ho scelto come anno il 2016, perché vedevo il periodo pre-Trump come una occasione ghiotta per vedere come i personaggi riflettono a tal proposito».
Luca Guadagnino è molto felice del suo cast: «Dirigere degli attori vuol dire confrontarsi con varie identità ed essere sorpreso da ciascuno di loro. Jack, per esempio, ha una saggezza unica, riflette come il suo personaggio deve comunicare. Jordan invece mi ha colpito fin da subito con il self-tape che mi ha mandato, il suo è un talento ricco di emozioni chiuse e aperte al tempo stesso ed era quello che cercavamo. Comunque ho amato ognuno di loro e le loro interpretazioni».
La parola ai protagonisti
«Io non porterei mai i capelli come Fraser e non indosserei i suoi abiti, ma farlo mi ha aiutato ad entrare maggiormente nel ruolo. Luca ci ha dato tanta libertà per capire i nostri personaggi e vestire i loro panni ogni giorno, interagendo con gli altri, ci ha permesso di trovare l’equilibrio perfetto » – racconta Jack Dylan Grazer – «Mi è piaciuta la compagnia dei miei colleghi, mi ricordo una giornata ad Asiago in cui ho riso tantissimo. Questo ha contribuito a rendere ancora più bella questa esperienza».
Lo pensa anche Jordan Kristine Seamón: “Ho legato tantissimo con il resto del cast, tanto che ho percepito la mia famiglia sul set come se fosse quella reale. Questo anche grazie a Luca con cui mi sono trovata subito in sintonia”.
«Io mi sono affidata subito a Luca, che cerca sempre l’autenticità e il meglio in ognuno di noi»- conferma Chloë Sevigny – «Non era facile vestire i panni di una donna nell’esercito, ma sul set avevamo una consulente con una carriera importante nell’esercito e il suo è stato un contributo preziosissimo».
«È stato un sogno lavorare con Chloë e scoprire insieme i nostri personaggi» – aggiunge Alice Braga – «Poi la sceneggiatura mi ha entusiasmato fin dalla prima lettura, anche perché questa è una serie che riesce a dare ai ragazzi un esempio di come affrontare il mondo».
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