La felicità secondo Francesco Gabbani
Francesco Gabbani, fresco di successo televisivo, torna alla sua amata musica con un nuovo album dal titolo Volevamo solo essere felici. E ce lo racconta
Volevamo solo essere felici: un titolo che, con il periodo che stiamo passando, risulta ancora più bello. A sceglierlo, per il suo nuovo album, è stato Francesco Gabbani che, dopo il successo del suo debutto televisivo con lo show green Ci vuole un fiore, torna a fare centro con la sua “leggerezza pensosa” in formato musica e parole.
Volevamo solo essere felici (in uscita il 22 aprile per BMG) è un viaggio introspettivo lungo dieci tracce (compresa la title track) da ascoltare con orecchie e cuore aperti.
Aspettando il tour estivo che arriverà e le date autunnali già fissate a Milano e Roma per l’1 e l’8 ottobre). Ne abbiamo parlato con lui via Zoom.
Il cuore pulsante dell’album
«Questo album lo considero una naturale evoluzione del mio percorso musicale che credo vada di pari passo alla mia evoluzione come essere umano, dato che la mia musica è espressione di ciò che sono» – spiega Francesco Gabbani – «Se il precedente “Viceversa” interpretava attraverso le canzoni il rapporto con gli altri, questo è frutto di una maggiore introspezione psicologica, mi sono guardato dentro cercando di andare in profondità».
E sottolinea: «La costante rimane l’espressione del mio punto di vista, che però è aperto all’interpretazione personale. Mi piace l’idea di fare delle riflessioni e porre delle domande, non di dare delle risposte. Da qui viene anche mio mio stile di scrittura in cui accosto spesso cose che apparentemente non c’entrano l’una con l’altra: lo faccio perché mi piace cercare la verità nel mezzo, nell’equilibrio degli opposti, tra il micro e il macro».
Naturalmente non si può fare a meno di parlare con lui del cuore pulsante dell’album, ovvero la felicità: «Ho scelto il titolo “Volevamo solo essere felici” perché ben rappresenta il mood dell’album. Non ho la presunzione di definire la felicità, anche perché è un concetto soggettivo e personale, che sconfessa ogni regola logica. La mia, per esempio, oggi la ricerco nelle piccole cose e lo dico senza ipocrisia, perché continuo ad vere una visione orientaleggiante della felicità, mi concentro sul qui e ora».
E confessa: «Oggi mi sento più sereno, c’è stato per me un cambiamento importante da “Viceversa” in poi. La popolarità improvvisa, infatti, portato un senso di malessere, mi svegliavo la mattina e non ero felice perché sentivo la pressione del giudizio del pubblico.
Chi dice che il successo non ti cambia la vita dice una cosa falsa, anche se io non ho mai cambiato le mie priorità. Però, per fortuna, sono uscito dalla situazione trovando l’essenza, il senso vero delle cose che faccio».
Tv, tra show e ricordi di Eurovision
Recentemente Francesco Gabbani si è dimostrato un fantastico mattatore tv nello show (dall’anima green) Ci vuole un fiore (da lui stesso scritto), andato in onda su Rai 1. «È stata davvero una bella esperienza, perché era tutto nuovo per me e mi sono divertito» – racconta – «Se ci fossero le medesime condizioni la ripeterei, però non pianifico nulla e sono aperto ad accogliere eventuali nuove opportunità che abbiano un senso per me. Mi piacerebbe portare la mia creatività, anche in termini di parallelo rispetto a quello che faccio musicalmente. Insomma, nelle mie mire non c’è la conduzione di un quiz televisivo, anche nella vita non si sa mai».
Inevitabile che si parli del suo Eurovision Song Contest del 2017 a Kiev (dove arrivò sesto con Occidentali’s Karma), città che ora vive la tragedia della guerra: «Mi ricordo che rimasi colpito dalla bellezza e dalla solarità di Kiev, tanto che mi ripromisi di tornare. Ora vedere certe immagini mi addolora. Io sono un pacifista convinto e trovo assurdo che nel 2022 ci siano ancora dei conflitti a fuoco, mi sento “disarmato” di fronte a questi scenari, mi fanno male. Purtroppo noi possiamo fare ben poco, se non dichiararci contro la guerra. Spero che le persone che stanno dietro a tutto questo possano rinsavire».
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