Isola dei famosi: canto del cigno per Ventura & Co.

Redazione Pubblicato il 15/03/2016 Aggiornato il 16/03/2016

C'era una volta il talent con quei famosi che combattono contro natura e austerità: ecco cosa rimane dell’Isola dei famosi

Frezza_LaFata

No, non sarò cattivo, sarò semplicemente onesto. Perché per recensire quello che finora si è visto della seconda edizione dell’Isola basterà guardare attentamente i fatti. E quelli parlano chiaro.
“C’era una volta l’Isola” sembrerebbe un incipit perfetto per cercare di spiegare quegli enormi vuoti che si scoprono durante la seconda puntata del reality di Canale 5.

Un incipit che potrebbe continuare con “quel reality in cui artisti più o meno famosi abbandonano le proprie comodità per adattarsi completamente al voler della natura e del proprio portafogli”.

Uno show senza “copione”

Quello a cui finora abbiamo assistito è uno show senza spessore e senza profondità, con un grazioso packaging il cui valore supera quello che vi contiene. Alessia Marcuzzi, sufficientemente brava in altre vesti, è inadeguata a tenere le redini di una macchina così complicata come questa: non riesce ad improvvisare, ad approfondire tematiche e personaggi, e tutto si riduce ad uno spacco di coscia, una risata sguaiata e ad uno slogan studiato a tavolino che c’azzecca davvero poco. Non che gli autori facciano qualcosa per aiutarla, per carità: non si capiscono le prove, i concorrenti annaspano in un evidente regime anarchico, il regolamento vige solo quando conviene.

I finti catechisti no, risparmiateceli!

Ma il resto del team non è da meno: Alfonso Signorini, pseudo re del gossip e del trash, fa finta di indignarsi dinanzi a 3 ragazze che cantano e ballano, accusandole di ocaggine, come se lui fosse al di fuori da certi giri. E parla di scorrettezze e immoralità da finto catechista di oratorio. Mara Venier aiuta ad alleviare la tensione, fa sorridere, ma non si capisce proprio perché non vi sia accordo nella conduzione, con interventi improvvisati e voci che si accavallano in cerca di protagonismo. Alvin, invece, fa l'”arbitro cornuto”, che attacca gratuitamente produzione e naufraghi, spacciando nervosismo per autorevolezza.

I preferiti della produzione e il popolo del web

Le vicende potevano essere interessanti, se soltanto fossero state condotte e affrontate con coerenza: l’accendino sull’isola, in barba al regolamento, si lascia passare con una pseudo punizione da scuola elementare; l’addio di Matteo Cambi non fa né caldo né freddo perché niente è stato fatto capire a proposito; Simona Ventura vince la prova leader perché rispetto agli altri piega le gambe durante lo sforzo fisico e risparmia energie. E si notano dei preferiti, a partire proprio da lei, dall’ex regina del reality, che diventa una delle concorrenti più calcolatrici mai viste su quelle spiagge, nonché la più odiata e criticata dal popolo del web negli ultimi giorni. Bruciandosi, di fatto, qualsivoglia ritorno da conduttrice.

Quanto manca alla fine?

Di quell’Isola storica ormai rimane ben poco, giusto qualche prova qua e là e un po’ di attriti tra concorrenti. Peccato per Fiordaliso, comparsata sacrificabile di un cast già partito annacquato, e invece troppa grazia per un Aristide che non ci fa e non ci è. Per non parlare di un Marco Carta senza grinta e passione, e quindi già probabile vincitore, come da classico schema di talent italiano, e di un Enzo Salvi che sembra si stia rendendo conto degli standard del programma, comunque più alti rispetto ai suoi film. Tutti gli altri sono “n.c.”. Ebbene, quanto manca alla fine di questa edizione?