02/09/2024

Venezia 81: Maura Delpero in concorso con Vermiglio

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 02/09/2024 Aggiornato il 02/09/2024

Vermiglio è il secondo film italiano in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia. La regista Maura Delpero l'ha presentato insieme al suo cast

Vebezia 81 - Vermiglio

Dopo il pluripremiato Maternal, Maura Delpero firma un secondo lungometraggio dal titolo Vermiglio, presentato in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia e che, come si è potuto notare durante la conferenza ufficiale, ha colpito molto l’attenzione della stampa straniera.

D’altra parte stiamo parlando di una regista raffinata, che ha già avuto modo di distinguersi e ben rappresenta la “rivoluzione gentile” al femminile del cinema italiano.

Il suo Vermiglio arriverà nelle sale cinematografice il 19 settembre, distribuito da Lucky Red.

Nel cast troviamo Tommaso Ragno, Giuseppe De Domenico, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi, Orietta Notari, Carlotta Gamba, Santiago Fondevila Sancet, Sara Serraiocco. E per la prima volta sullo schermo: Rachele Potrich, Anna Thaler, Patrick Gardner, Enrico Panizza, Luis Thaler, Simone Benedetti.

Vermiglio attraverso le parole di Maura Delpero

Vermiglio è ambientato in Val di Sole (in Trentino) durante l’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. Quella che viene raccontata è la storia di una grande famiglia che, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino perde la pace proprio nel momento in cui il mondo ritrova la propria.

«Vermiglio nasce da un sogno che ho fatto poco dopo la morte di mio padre, il quale mi è apparso come non l’avevo mai conosciuto, ovvero come un bimbo di sei anni felice che stava nella casa della sua infanzia. Da qui ho iniziato a scrivere il film, frutto di un movimento dell’anima, seguito da un filo narrativo in cui ho cercato di immaginare persone e luoghi che conoscevo benissimo, ma in un momento che non ho mai conosciuto» – spiega Maura Delpero – «L’ambientazione in Val di Sole, da dove viene la mia famiglia paterna, è stata ulteriore fonte d’ispirazione perché la comunità mi permetteva di avere un “caso studio” e lavorare sulla guerra tenendola fuori campo. Viene raccontato il passaggio dalle guerre mondiali al mondo come lo conosciamo ora, che si può leggere come la sensazione del passaggio dal paese alla città, dal collettivo all’individuale».

E aggiunge: «Spesso esploro il mio inconscio attraverso il cinema, che è un processo onirico in cui emergono varie cose. Lavorando a questo film, per esempio, mi sono resa conto di avere dentro di me le donne che mi hanno preceduto, da mia nonna a mia madre».

Le dichiarazioni del cast

«C’è stato un lungo lavoro preparatorio per questo film e io mi sono fatto rapire dall’incanto della voce antica di Maura. Questo lavoro ha un elemento poetico molto forte» – racconta Tommaso Ragno – «È stato importante per me arrivare a capire il codice di comportamento di quel luogo così diverso da ciò a cui siamo abituati, un luogo mitico. La montagna è molto bella, ma anche sorprendentemente soffocante e al tempo stesso fortemente spirituale. Essere sopraffatti da una rza così possente ha creato un abbandono naturale».

«L’incontro con Maura è stato magico e per costruire il mio personaggio mi sono lasciata trasportare dalle sue parole. Adele rappresenta l’operosità di questa famiglia e anch’io ho pensato subito a mia nonna, che riusciva a fare più cose contemporaneamente con un ritmo diverso dal nostro» – spiega Roberta Rovelli.

La parola passa quindi a Martina Scrinzi: «Io ho da sempre un approccio pragmatico con i miei pesonaggi, quindi ho letto molti libri degli anni’40 della Val di Sole, ho analizzato il calendario rurale delle famiglie di agricoltori, ho imparato il dialetto, ma anche a mungere e ricamare».

E a Giuseppe De Domenico: «Io invece, per riprendere l’eleganza di quel periodo, mi sono riguardato le foto del mio bisnonno che era paracadutita durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche film come Casablanca. Poi, grazie alla visione di Maura, mi sono sentito sorretto in questo filo narrativo sospeso tra la bellezze delle vette innevate il terrore dei precipizi».