Soia, nemica della fertilità maschile

Redazione Pubblicato il 01/12/2016 Aggiornato il 16/12/2016

Un nuovo studio ipotizza un effetto negativo della soia sulla fertilità maschile. Ma lui non deve eliminarla dal menu: basta che ne moderi il consumo

soia

Amica delle donne in menopausa, la soia può nascondere invece delle insidie per lui, perché un eccesso, potrebbe compromettere la fertilità maschile. Sono i risultati di uno studio della Fondazione IVI, Francisco Dominguez, l’istituzione medica leader mondiale della riproduzione assistita, nata a Valencia e ora presente in tutta Europa e in America con 52 cliniche.

Sostanze come la daidzeina e la genisteina (i cosiddetti “fitoestrogeni”), presenti in prodotti con soia, tra cui latte, yogurt, tofu o miso hanno un impatto negativo sulla qualità del liquido seminale e di conseguenza sulla capacità riproduttiva.

Utile, ma nelle giuste quantità

La soia è un legume utile per la salute. Contiene ben 8 amminoacidi essenziali (che il corpo non sintetizza, quindi bisogna assumerli attraverso gli alimenti), minerali e vitamine. Ha diverse proprietà: abbassa il colesterolo “cattivo” e mantiene in equilibrio quello “buono”, ha un basso indice glicemico e controlla la fame, è utile nei disturbi del ciclo e in menopausa. Ma non per questo bisogna abusarne.

L’impatto degli inquinanti ambientali

Lo studio dell’IVI, effettuato sui donatori di seme, ha cercato di analizzare l’effetto di inquinanti ambientali (si chiamano “interferenti endocrini” e sono sostanze chimiche con cui si viene a contatto tutti i giorni e che possono interferire negativamente con l’equilibrio ormonale) e di altre sostanze che, come i fitoestrogeni, incidono con la variazione nel numero dei cromosomi (aneuploidia) o con aberrazioni cromosomiche nel liquido seminale, modificandone la qualità.

I risultati sui donatori

Ha cercato di verificare, grazie a un questionario, a quali contaminanti i donatori di seme sono più spesso esposti. I test successivi hanno stabilito se queste sostanze erano presenti nel sangue, nell’urina e nel liquido seminale. Il gruppo di ricerca ha riscontrato alti livelli di questi interferenti endocrini nel seme dei donatori, che possono dare origine a spermatozoi con un numero inadeguato di cromosomi. Per esempio, queste anomalie sono le causa di una scarsa motilità degli spermatozoi che influenza negativamente la capacità riproduttiva di questi donatori.

E le conseguenze sulla fertilità femminile?

In una futura fase di ricerca, si cercherà di replicare lo studio sulle donne per valutare se questi agenti influenzano anche il numero di ovociti e la loro capacità di riproduzione. In attesa di conferme gli esperti consigliano di consumare la soia in germogli non più di due volte alla settimana.