Sensibilità al glutine: che differenza c’è con la celiachia?

Redazione Pubblicato il 18/05/2016 Aggiornato il 18/05/2016

Si può essere intolleranti al glutine senza essere celiaci. È una condizione chiamata ipersensibilità: ecco come riconoscerla e le regole per affrontarla

glutine

Esiste un disturbo che ha gli stessi sintomi dell’intolleranza al glutine e si cura allo stesso modo, ma non è celiachia. Si chiama sensibilità al glutine e spiegherebbe perché alcune persone non digeriscono questa proteina ma, sottoposte ai dovuti accertamenti, non risultano malate: gli esami, infatti, danno risultato negativo.

Secondo gli studi, la sensibilità al glutine  colpirebbe 6 volte più della celiachia, ma spesso non viene diagnosticata, perché confusa con la sindrome del colon irritabile. È più frequente nel sesso femminile.

La fascia d’età tra i 30 e i 50 anni è la più colpita, a differenza della celiachia che compare spesso da bambini. Al momento non è chiaro se una persona suscettibile al glutine sia più a rischio di diventare celiaca in futuro.

Scopri le differenze

I sintomi sono gli stessi della celiachia: dolore addominale, bruciore di stomaco, nausea e vomito, gas intestinale, stitichezza e diarrea. A volte compaiono anche mal di testa, affaticamento, crampi, eczemi e macchie. La differenza è nei tempi di comparsa dei disturbi: brevi per la sensibilità al glutine (pochi giorni), più lunghi per la celiachia (due o tre mesi).

Agli ipersensibili bastano pochi giorni di dieta senza glutine per vedere regredire i fastidi, mentre per la celiachia ci vogliono da tre a sei mesi, a volte anche di più.

Inoltre, a differenza dei celiaci, che rimarranno tali tutta la vita, gli ipersensibili possono sperare, dopo un periodo di astensione dal glutine (in genere uno o due anni), di poter gradualmente tornare a una dieta normale. Va detto però che il problema può anche peggiorare.

Gli esami da fare

Al momento non esiste ancora un percorso di diagnosi definito. Vengono eseguiti prick test e RAST (esami del sangue) per scartare l’ipotesi di un’allergia al grano e in seguito gli esami per la celiachia (analisi del sangue e prelievo di un tessuto intestinale con biopsia).

Alimenti sì, alimenti no

Una volta confermata la diagnosi, dovete evitare: frumento, segale, orzo, farro, kamut, triticale, monococco, couscous, bulgur, seitan, mentre sono consentiti riso, mais, grano saraceno, amaranto, manioca, miglio, quinoa, sorgo e teff. L’avena, secondo il Ministero della salute, è tollerata dalla maggior parte di celiaci e ipersensibili, ma può essere contaminata durante la preparazione.