Mozzarella: 10 cose che non sai
Dall’etichettatura all’abbinamento con i cibi più insoliti, ecco 10 curiosità sul formaggio fresco più conosciuto e amato dagli italiani
Gli italiani sono considerati i maggiori esperti e consumatori di mozzarella. Ma è davvero così? Ecco 10 curiosità segnalate da Assolatte.
- È il formaggio fresco più consumato in Italia: il 95% degli italiani consuma almeno una volta al mese una mozzarella, in genere di latte vaccino.
- Viene prodotta anche su alcune navi di crociera. Una compagnia ha impiantato su alcune navi un mini caseificio per produrle fresche ogni giorno.
- È l’unico formaggio “marchiato” italiano. L’Unione europea le ha concesso il marchio Stg (Specialità tradizionale garantita): è uno dei 7 prodotti caseari europei ad avere ottenuto il riconoscimento. Per avere il logo Stg le aziende devono realizzarla secondo la “ricetta” e il metodo depositati a Bruxelles e nelle forme consentite (tonda, a treccia o sferica).
- “Dimagrisce” se viene conservata male. Gli sbalzi termici influenzano la conservabilità della mozzarella, incidono sul sapore, sul profumo e perfino sul suo peso. Nessun rischio per il consumatore.
- Squisita anche con la frutta. I bocconcini sono una delizia con le fragole, la “palla” tagliata a fettine si accompagna bene con il pompelmo e il fiordilatte diventa più fresco se abbinato a insalata verde e kiwi a fette.
- Non può essere venduta sfusa. La legge italiana stabilisce che la mozzarella fresca debba essere commercializzata confezionata all’origine e vieta di vendere mozzarelle sfuse, fatta eccezione per gli spacci aziendali.
- È il formaggio italiano più diffuso nel mondo. I consumi sono in crescita in tutto il mondo e superano ormai le 50mila tonnellate annue in gran parte dei Paesi europei ma non solo. Nella classifica mondiale dei divoratori, l’Italia guadagna la medaglia di bronzo: l’oro va agli Stati Uniti, l’argento al Brasile.
- Per produrre quella vaccina serve quasi il doppio del latte rispetto a quella bufalina. Per ottenere 1 kg di mozzarella vaccina occorrono circa 7 litri di latte mentre per quella bufalina ne bastano 4.
- In un ipermercato se ne trovano fino a 70 versioni: da quella più tradizionale, venduta in liquido di governo, a quella più asciutta, ideale per la pizza.
- Era già nota nel Rinascimento. È citata per la prima volta nel 1570, nel manuale del cuoco Bartolomeo Scappi. L’etimologia rimanda al verbo “mozzare” con cui si indica l’operazione che il mastro casaro compie tagliando a mano la pasta filata per formare i bocconcini.
L'idea da gourmet
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