Disturbi alimentari: l’altra pandemia
I disturbi alimentari negli ultimi due anni sono cresciuti in maniera drammatica, soprattutto fra i giovani. Ora bisogna uscirne
Un’altra pandemia che sì è nascosta ed è cresciuta dietro quella del virus. È quella dei disturbi alimentari: anoressia, bulimia, binge eating. Ma cosa ha inciso maggiormente in questa escalation? E che cosa si sta facendo per uscirne, anche in vista di “un’onda lunga” del post-Covid che potrebbe vedere la situazione peggiorare nel prossimo periodo?
Numeri in crescita
I disturbi alimentari che già in Italia avevano un impatto molto alto (nel nostro Paese ci sono circa 3 milioni e mezzo di malati) nell’ultimo periodo, quello del Covid-19, sono cresciuti moltissimo. «Le cifre sono chiare: si è visto un aumento che va dal 35 al 50% dei casi sul territorio nazionale, mentre le richieste di aiuto nei servizi specializzati sono arrivate al 400% in più. Numeri del genere non possono che far vedere in modo chiaro il nesso fra pandemia e disturbi alimentari. Quello che rimane da accertare è solo quale fra i vari fattori negativi ha agito di più come trauma nella mente dei ragazzi» spiega il dottor Leonardo Mendolicchio, psichiatra, responsabile dell’Unità Operativa Disturbi Alimentari all’Auxologico Piancavallo (Verbania).
Piacere “alternativo”
Lo stare lontano dagli altri, il “distanziamento” è stato la chiave di questa pandemia. Se però da un lato ha ridotto il dilagare del virus, specialmente quando i vaccini non erano ancora disponibili, dall’altro ha creato non pochi danni a livello psicologico. «Sicuramente l’isolamento ha giocato un ruolo. I contatti umani sono, per tutti, anche una fonte di appagamento. La vicinanza, la condivisione stimolano alcune aree cerebrali ben precise: quelle del piacere. Quando questo non succede più si cercano altri sistemi di gratificazione: il cibo è uno di questi. Ed è quello che è successo a molti adolescenti e anche a tanti adulti. Non dimentichiamoci che il cibo è stato oggetto di un’attenzione crescente fin dall’inizio della pandemia con la paura che potesse venire meno e l’accumulo di scorte in casa. Il senso di fame spesso si è alterato ed è cambiata, fra smartworking e DAD, anche la frequenza dei pasti».
Fra paura e aggressività
A completare il quadro ci sono stati poi i “brutti sentimenti” che hanno caratterizzato questo periodo.
La pandemia ha risvegliato le paure più ancestrali, quelle legate alla morte, propria e dei propri cari. Un sentimento di angoscia profonda che può aver portato al riemergere o all’apparire dei disturbi alimentari.
«C’è poi l’aggressività, in particolare fra i ragazzi. La rabbia è un meccanismo di difesa antichissimo che nei momenti di emergenza, come è stato ed è questo, si slatentizza, esce fuori. Si creano delle sacche di disagio che alimentano diversi problemi psichici, fra cui anche i disturbi alimentari».
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