28/06/2019

Se ti fa male lì, vai dal ginecologo

Maura Prianti
A cura di Maura Prianti
Pubblicato il 28/06/2019 Aggiornato il 28/06/2019

Il dolore pelvico può arrivare a impedire di avere rapporti sessuali. Eppure si può curare, anche se in molte lo ignorano

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I medici lo chiamano dolore pelvico, le donne che ne soffrono, invece, spesso non lo chiamano, perché tendono a ignorare quel fastidio all’interno della vagina che, a volte, può diventare così forte da impedire di avere rapporti sessuali.

Non sei sola: colpisce 1 donna su 3!

Nonostante in tante soffrano di questo disturbo, solo 1 donna su 10 ha ricevuto una diagnosi corretta da parte del ginecologo, eppure il 22% di chi ci combatte si sente a disagio, il 20% è nervosa per colpa di questo disturbo, il 13 % ne è frustrata e il 9% si definisce addirittura esausta. Spesso, infatti, i medici tendono a considerare il dolore intimo come normale o fisiologico, ma chi deve conviverci quotidianamente vede calare a picco la propria qualità della vita, non solo sessuale.

Ecco chi ti può aiutare

Per aiutare le donne a rivolgersi al ginecologo e parlargli del loro problema pelvico, Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) ha lanciato una campagna informativa, pubblicando sul proprio sito e distribuendo negli ospedali amici delle donne, cioè con il Bollino Rosa, un opuscolo gratuito: “Conoscere, comunicare, curare il dolore pelvico cronico”.

Prova a tenere un diario

Sul sito dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, è possibile anche compilare un diario digitale, dove ogni giorno va scritto il livello di dolore. Va compilato per 3 mesi e poi presentato allo specialista, che così avrà una base da cui partire per analizzare il problema ginecologico in modo più scientifico. Non solo, ma il diario dovrebbe aiutare le signore a discutere di certi sintomi con meno imbarazzo.

Per curarlo ci vuole tempo e pazienza

“La sindrome da dolore pelvico cronico oggi si può curare in modo efficace con numerosi approcci terapeutici”, spiega il dottor Filippo Murina, responsabile del Servizio di Patologia del Tratto Genitale Inferiore, ospedale V. Buzzi, università degli Studi di Milano. “Fondamentale è porre una corretta e tempestiva diagnosi di una condizione che, se apparentemente non presenta elementi visibili, può essere facilmente diagnosticata con un accurato e mirato esame clinico che consideri l’esistenza del problema”.