Alimentazione salva tiroide
Una corretta e varia alimentazione è necessaria nella prevenzione e nella cura delle malattie della tiroide.
In particolare ci sono alcuni cibi che non dovrebbero mai mancare per mantenere questa ghiandola in buona salute: sono quelli ricchi di iodio.
Lo iodio contro l’ipotiroidismo
Lo iodio è fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide in quanto è un componente essenziale nella produzione degli ormoni (T3 e T4).
La carenza di questa sostanza favorisce la comparsa di malattie della tiroide come il gozzo endemico e l’ipotiroidismo congenito nel neonato.
Per contro, il consumo di alimenti che contengono elevate quantità di iodio (come le alghe marine) possono causare ipertiroidismo in persone predisposte, come quelle affette dalla malattia di Basedow o da noduli tiroidei iperfunzionanti.
Poco ma indispensabile
Lo iodio è un oligoelemento, cioè un minerale indispensabile per la salute, ma di cui l’organismo ha bisogno solo in piccolissime quantità.
In natura si trova nel suolo e nelle rocce e, per azione delle piogge e dell’erosione, viene trasportato fino al mare, che ne costituisce il serbatoio più ricco.
Le alghe e tutte le forme viventi marine ne contengono una buona quantità. Lo iodio si trova, in misura minore, anche negli organismi vegetali e animali che si vivono sulla terra.
Questa sostanza è presente in minime quantità anche nell’organismo umano, concentrato quasi esclusivamente nella tiroide. Infatti i due ormoni tiroidei, la tiroxina o T4 e la triiodotironina o T3, contengono iodio nella loro struttura chimica.
Dove si trova
Lo iodio non viene prodotto dall’organismo e deve quindi essere introdotto con l’alimentazione.
Il fabbisogno giornaliero di una persona adulta, in condizioni normali, è di circa 150 microgrammi (μg), che si possono raggiungere consumando i cibi che ne contengono di più, come pesci, molluschi, crostacei, e altri, sia pure meno ricchi, come latte, uova e carni.
Inoltre, lo iodio si trova nelle acque potabili, ma non sempre si riesce a raggiungere la quantità sufficiente.
Il sale iodato
La forma di prevenzione più semplice consiste allora nell’utilizzo del sale iodato, ossia “fortificato”. Non si tratta di altro che del comune sale da cucina al quale viene aggiunta una quantità definita di iodio, sufficiente per garantire un apporto minimo dell’oligoelemento.
In alcuni Paesi europei e negli Usa ne è stata resa obbligatoria la vendita e questo ha determinato la quasi completa scomparsa delle malattie da carenza iodica.
In Italia l’uso del sale iodato è una scelta individuale e questo fa sì che il suo consumo sia ancora limitato. Eppure è un sistema semplice e poco costoso per procurarsi un sufficiente apporto di iodio.
Il fabbisogno giornaliero
Per quanto riguarda la quantità di sale iodato da usare ogni giorno è la stessa raccomandata per il sale marino: 5 grammi, utili per fornire 150 microgrammi di iodio.
I bambini e i neonati hanno bisogno di una quantità minore di iodio, per cui bisognerà adeguarne la dose: 90 μg al giorno per il bambino e il lattante.
Una dose maggiore è invece raccomandata nelle donne in gravidanza (circa 200 μg) e nell’allattamento (290 μg).
Non si deve avere paura di andare incontro a sovradosaggio di iodio. Attenzione comunque a non eccedere con il sale iodato, per gli effetti negativi del sodio: se non si hanno problemi di ipertiroidismo, dosi di iodio anche superiori a quelle raccomandate sono prive di rischi. La tiroide infatti possiede un meccanismo naturale di adattamento e lo iodio in eccesso viene eliminato.
Il sale iodato non deve invece essere assunto se si sta già utilizzando un integratore alimentare che contiene iodio, per esempio quelli a base di alghe. Questo potrebbe infatti causare un sovradosaggio e, con il tempo, favorire nei soggetti predisposti la comparsa di un quadro di ipertiroidismo.
Utile anche il selenio
Un altro microelemento la cui carenza può contribuire alla comparsa di un ipotiroidismo è il selenio, necessario alla sintesi degli ormoni tiroidei.
Il contenuto di questo oligoelemento negli alimenti è estremamente variabile, condizionato dalle caratteristiche del terreno. L’Italia è un Paese a basso contenuto di selenio nel terreno e quindi sono scarse le quantità presenti negli alimenti.
Le fonti principali di selenio sono i cereali, in particolare il frumento.
Attenzione, però: l’alimentazione in caso di problemi alla tiroide non va improvvisata da soli, dopo sommarie auto-diagnosi. Se ne deve parlare con l’endocrinologo curante che può fornire i suggerimenti per una corretta dieta.
[new_accordion_slh_item title="No al pesce in caso di ipertiroidismo"]Se la tiroide produce una quantità eccessiva di ormoni, si deve fare attenzione al consumo di iodio nei cibi per evitare di stimolare la tiroide.
È quindi importante non usare il sale iodato ai pasti, preferendo una modica quantità di sale marino normale.
No anche alle alghe, perché sono l’alimento in assoluto più ricco di iodio, prestando attenzione anche al pane confezionato che può contenere sale iodato o conservanti allo iodio. Andrebbero evitati tutti i cibi che contengono additivi a base di alghe, come carragen, agar-agar (occorre controllare in etichetta).
Lo stesso discorso vale per crostacei, molluschi e in generale per i pesci di grandi dimensioni, che accumulano iodio in maggiori quantità: questi alimenti dovrebbero essere limitati.
Attenzione anche a latte e latticini, perché contengono una certa quantità di iodio: sono concessi ma in quantità limitate. Moderazione pure con le uova, il cioccolato e i prodotti a base di soia. Andrebbero in generale limitati tutti gli alimenti insaccati e conservati.
Occhio, infine, a cibi e sostanze eccitanti come caffè, tè e alcolici: non contengono iodio, ma possono aumentare i sintomi legati all’ipertiroidismo come agitazione, nervosismo e insonnia.
Sì a carne e ortaggi
La carne fresca di tutti i tipi può essere consumata due o tre volte alla settimana perché contiene iodio, ma in quantità minori rispetto al pesce di mare.
Se si ama il pesce, è possibile scegliere le tipologie di acqua dolce, come trota, persico, carpa, tinca. Per le uova, si può utilizzare solo l’albume, che è meno ricco di iodio. Il cioccolato andrebbe scelto nella varietà fondente, che contiene meno latte.
In generale vanno privilegiati gli alimenti freschi, il più possibile naturali. Per esempio verdure come cavoli, cavolfiori, rape, manioca e cipolle, che contengono sostanze chiamate tiocianati, in grado di inibire la captazione dello iodio, riducendo la produzione di ormoni da parte della tiroide.
Permessi anche pomodori, peperoni, fagiolini e tutti i legumi che sono una buona fonte di proteine alternative a carne, pesce e uova.
Come fonte di carboidrati, è consigliabile preferire i cibi a base di cereali integrali, meglio se non lievitati.
Da non trascurare il consumo giornaliero di frutta, che non ha controindicazioni specifiche per la tiroide.
Come condimenti, si possono utilizzare prevalentemente olio extravergine di oliva, erbe e spezie varie.