25/10/2017

Il raffreddore

Il raffreddore è l’infezione delle vie respiratorie più comune e diffusa durante la stagione fredda.

Negli ultimi anni pare si sia incattivito: i sintomi sono sempre più forti e la guarigione sempre più difficile. Ecco perché.

Le cause

Il raffreddore, o rinite, è una vera e propria infezione delle vie aeree superiori, in particolare delle cavità nasali e del nasofaringe (un grosso canale a forma di imbuto, posto in continuità con le cavità nasali e con la gola).

È causato da alcuni virus (del genere Rhinovirus), che si trovano perfettamente a loro agio all’interno delle mucose nasali, un ambiente umido e caldo, ideale per la loro sopravvivenza.
Una volta che i virus hanno colonizzato il naso di una persona, si diffondono rapidamente nell’ambiente, attaccando gli altri soggetti con cui vengono in contatto.

La via di contagio più diretta è per aerosol: i virus si propagano attraverso le minuscole particelle d’acqua sospese nell’aria, espulse con gli starnuti o anche semplicemente parlando.

Tuttavia, ci si può contagiare anche tramite il contatto con gli oggetti che sono stati toccati da una persona affetta da raffreddore. I virus, infatti, possono sopravvivere sugli oggetti di uso comune fino a circa tre ore. E dagli oggetti è facile che si trasmettano al naso o alla bocca, quando ci si tocca senza accorgersene.

I sintomi

Tutti identificano il raffreddore con i suoi sintomi principali: secrezione (o rinorrea) e ostruzione nasale, che sono dovuti al tentativo, da parte dell’organismo, di rimuovere i virus dalle cellule della mucosa che essi hanno infettato.

La rinorrea, infatti, intrappola i virus per spingerli all’esterno oppure per veicolarli in gola, nell’esofago, da dove passano allo stomaco per essere distrutti dai succhi gastrici. Non solo: la secrezione nasale contiene sostanze chimiche naturali, con azione antisettica.

In realtà, il raffreddore si manifesta in modo più complesso, attraversando tre fasi fondamentali.

  1. In un primo momento compaiono sintomi lievi, per lo più malessere generale, prurito e pizzicore al naso e alla gola, qualche starnuto.
  2. Dopo poche ore, si entra nella fase conclamata: il naso si arrossa e cola, gli occhi bruciano e diventano lucidi e gli starnuti non lasciano tregua.
    Le secrezioni nasali sono inizialmente sierose, chiare, acquose e poi mucose, bianche e dense. La persona può manifestare anche tosse e febbre.
  3. Allo stadio acuto segue quello finale: il muco diventa ancora più denso e giallastro, compaiono il catarro in gola e la sensazione di naso tappato e orecchie ovattate.

Inoltre, occorre considerare che per almeno quattro o cinque giorni la persona è soggetta ad affaticabilità, difficoltà di concentrazione, peggioramento della qualità e della quantità del sonno, limitazione dei rapporti interpersonali. Tutti questi sintomi, comunque, non costituiscono un rischio per l’individuo che li contrae, soprattutto se è adulto, giovane e in buona salute.

Il ruolo dello starnuto

Il meccanismo involontario dello starnuto è un espediente attraverso il quale l’organismo tenta di difendersi dall’ingresso di agenti dannosi nelle vie aeree.

Tutto ha inizio quando i sensori nervosi che si trovano nel naso segnalano la presenza di particelle estranee: polvere, allergeni o, appunto, virus.

Allora scatta l’emergenza: il naso inizia a emettere muco, i muscoli respiratori si contraggono, comprimendo il torace, e occludono le vie respiratorie nel tentativo di bloccare l’ingresso ai nemici.

Nei polmoni, a questo punto, si crea una pressione eccessiva di aria. Le vie respiratorie di conseguenza si aprono improvvisamente, provocando un’esplosione di aria che arriva a superare la velocità di 150 Km orari.

In questo modo l’organismo favorisce l’espulsione degli agenti irritanti e tenta di mantenere libere le vie respiratorie. Ecco perché, quando scappa lo starnuto, è bene non trattenerlo.

Da non confondere con la rinite allergica

Il comune raffreddore non va confuso con la rinite allergica, chiamata anche raffreddore da fieno o febbre da fieno. Quest’ultima è una reazione allergica delle prime vie respiratorie e degli occhi, caratterizzata da un’infiammazione della mucosa nasale.

È causata da un’eccessiva sensibilità agli acari, ai pollini, alle muffe o ad altri allergeni. Spesso la rinite allergica è l’anticamera dell’asma, nel senso che molte persone con raffreddore da fieno poi diventano asmatiche.

Può comparire a qualsiasi età: in genere gli episodi iniziano durante l’infanzia e raggiungono la massima frequenza tra i 20 e i 30 anni, per poi diminuire con il passare del tempo.

I sintomi caratteristici della rinite allergica sono: starnuti a raffica, consecutivi, naso chiuso e che cola con una secrezione molto liquida, solletico alla gola, prurito al naso.

In alcuni casi il raffreddore è accompagnato da disturbi agli occhi (si parla di rinocongiuntivite: gli occhi bruciano, prudono, lacrimano e non sopportano la luce). A volte possono comparire anche mal di testa e fastidio all’orecchio.

La rinite allergica può anche essere cronica: i sintomi sono simili, anche se di intensità variabile e presenti durante tutto l’anno.

Le forme che durano a lungo

Da qualche tempo sono in aumento i raffreddori che durano a lungo o addirittura che cronicizzano e che spesso comportano anche delle complicazioni, come le infezioni all’orecchio (otite) o ai seni paranasali (sinusite), che richiedono l’uso di antibiotici (perché causate da sviluppo di batteri). Le ragioni sono diverse.

Innanzitutto, va precisato che i virus del raffreddore cambiano e si evolvono in continuazione, diventando più resistenti.

In secondo luogo, l’organismo è sempre più vulnerabile all’attacco dei microrganismi che portano le infezioni. Alla base di questo indebolimento ci sono vari fattori, come: i ritmi stressanti di vita, l’eccessiva esposizione al freddo, le infezioni recenti o in atto, le reazioni allergiche, le inalazioni di polvere o gas irritanti, l’inquinamento dell’ambiente esterno.

Anche il riscaldamento è nocivo: produce un’eccessiva secchezza dell’ambiente, che influisce sfavorevolmente sulla capacità delle mucose respiratorie di difendersi dal contatto con virus e batteri. Senza contare che vivere in ambienti chiusi e spesso affollati rende la vita più facile ai virus.

La forma cronica: il naresma

Un gruppo di ricercatori italiani, coordinati dal professor Matteo Gelardi, responsabile dell’Unità operativa di rinologia della Clinica otorinolaringoatrica dell’università Policlinico di Bari, ha identificato una forma di rinite cronica, non legata a cause infettive o allergiche, ma piuttosto a un’infiammazione sempre presente, che ha chiamato naresma.

Il naresma ha manifestazioni diverse rispetto a quelle del raffreddore comune. La caratteristica più tipica è che compaiono una serie di starnuti non appena ci si alza al mattino. Gli starnuti vengono scatenati dal minimo cambio di temperatura.

Inoltre, il naresma provoca un flusso di muco nasale intenso, superiore a quello di un normale raffreddore. Di notte, è impossibile respirare con il naso, che è sempre ostruito. Questo, a sua volta, provoca due altri inconvenienti: il russamento e le apnee notturne. Il naresma non è accompagnato da mal di gola come il raffreddore virale e non si presenta con bruciore o prurito agli occhi come nelle allergie.

Le cure

Non esiste una cura vera e propria per il raffreddore (come del resto non esiste in generale per le malattie causate da un virus). Tutta colpa dell’estrema varietà di virus che lo possono causare. Ogni nuova generazione di virus, infatti, ha una costituzione chimica leggermente diversa dalla precedente, di conseguenza trovare dei farmaci efficaci è molto difficile. Fortunatamente, in genere, l’infezione guarisce spontaneamente nel giro di sette giorni.

I farmaci utili

Per alleviare le manifestazioni, comunque, si può ricorrere ad alcuni farmaci sintomatici di automedicazione, cioè da banco, acquistabili in farmacia senza ricetta medica.

 Decongestionanti: sono spray che contengono vasocostrittori, sostanze che riducono l’irrorazione della mucosa del naso. Danno sollievo immediato, ma non vanno utilizzati per un lungo periodo (non più di un paio di volte al giorno) perché provocano effetti collaterali, come tachicardia, ipertensione, senso di irrequietezza e assuefazione.

 Antinfiammatori: come i decongestionanti, sono farmaci da banco, in genere spray e colliri, a base di disodiocromoglicato. Hanno un’azione disinfiammante e sono quindi utili per prevenire i primi sintomi. Nei casi di rinite persistente si può ricorrere ai cortisonici. Vanno sempre assunti su prescrizione medica. Ne basta una sola inalazione quotidiana.

 In caso di naresma, l’uso di cortisonici topici (da applicare localmente) e di antistaminici permette di migliorare le condizioni di vita generali, ma soprattutto di arrestare il percorso della malattia verso il suo possibile epilogo, cioè una poliposi nasale o anche un’asma bronchiale.

No agli antibiotici

Gli antibiotici vanno sempre evitati, a meno che non vengano prescritti dal medico in caso di sovrainfezione batterica. Infatti, più si consumano antibiotici – assolutamente inefficaci contro i virus – più si rischia di andare incontro a un’infezione da batteri resistenti, che può degenerare in otite e sinusite (infiammazione dei seni paranasali).

Ogni volta che si assumono antibiotici, i batteri a essi sensibili vengono eliminati, a differenza dei batteri meno sensibili o resistenti, che invece si moltiplicano e possono trasmettersi alle persone con cui si viene a contatto (in famiglia, asilo, scuola, ufficio, luoghi pubblici). Un’infezione da batteri resistenti può diventare anche seria e richiedere l’ospedalizzazione.

I prodotti fitoterapici

In tutti i casi, è indicata l’Echinacea, che ha un’azione immunostimolante, antinfiammatoria e antibatterica. La cura prevede una fase iniziale di attacco: tre dosi da 25 gocce ciascuna di tintura madre ogni mezzora. Poi, bisogna prendere 50 gocce ogni sei ore fino a quando ci si sente meglio.
Ottima anche la Manuca, uno degli antibiotici naturali più potenti, grazie alle sue proprietà immunostimolanti e antinfiammatorie, che può essere affiancata dall’Uncaria. Modi e tempi della cura sono gli stessi di quelli indicati per l’Echinacea.

Molto utilizzato il Pelargonium sidoides, che riduce sensibilmente i sintomi del raffreddore se assunto tempestivamente: prendere 50 gocce di tintura madre o due compresse tre/quattro volte al giorno fino alla fine della fase critica.

In presenza di secrezioni dense, che ostruiscono il naso e rendono difficoltosa la respirazione, si può usare il Timo: antisettico ed espettorante, disinfetta e fluidifica il muco, facilitandone l’eliminazione. Può essere consumato sotto forma di infuso (mettere 4 g di erba essiccata in 200 ml di acqua bollente per qualche minuto, poi filtrare) tre volte al giorno, dopo i pasti principali, per qualche giorno.
Indicati anche i macerati glicerici di Rosa canina, ricca di vitamina C, con proprietà immunostimolanti e antinfiammatorie, e di Ribes nero, che ha un’azione immunostimolante ed è in grado di migliorare la resistenza al freddo. In entrambi i casi, prendere 50 gocce di macerato glicerico in mezzo bicchiere di acqua quattro volte al giorno, fino a quando ci si sente meglio.

I rimedi omeopatici

Ai primi sintomi, è consigliabile prendere cinque granuli ogni due-tre ore di Aconitum alla 9 CH: aiuta a bloccare il raffreddore sul nascere o, perlomeno, a limitarne le manifestazioni e l’intensità. Continuare la cura fino a quando ci si sente meglio.

Se si è già nella fase conclamata, meglio Allium cepa e Belladonna alla 9 CH, che liberano le vie aree riducendo l’infiammazione. Prendere cinque granuli ogni due-tre ore fino al miglioramento dei sintomi.

Se al mattino il naso è pieno di muco, ma la persona riesce facilmente a soffiarselo, e poi si tappa nel corso del giorno, diventando anche un po’ secco, è perfetta Pulsatilla alla 9 CH. Prendere cinque granuli una volta al giorno per una settimana.

Nella terza fase, si può usare Kalium muriaticum alla 5 CH: ha azione fluidificante, secretiva, mucolitica e, dunque, scioglie il muco bianco. Va bene anche quando le orecchie sono tappate. Prendere cinque granuli quattro volte al giorno per qualche giorno. Se compare tosse è utile Bryonia alla 5 o 9 CH: prendere cinque granuli tre/quattro volte al giorno per qualche giorno.