Le cure per l’ansia
L’ansia può essere tenuta sotto controllo. Il problema è che la maggior parte dei soggetti che ne soffre sottovaluta la situazione oppure sceglie il fai da te o, ancora, chiede un aiuto solo per affrontare le conseguenze più visibili della malattia, come la tachicardia o il mal di testa.
Raramente, insomma, un ansioso chiede un consulto quando inizia a manifestare i primi sintomi fisici o psicologici: quasi sempre trascina il suo problema, fino a quando non è più capace di gestirlo. Eppure esistono soluzioni molto efficaci.
Due tipi di trattamenti
La cura dell’ansia si basa essenzialmente su due tipi di trattamenti: la psicoterapia e la terapia farmacologica.
In genere, se la psicoterapia può essere efficace anche se impiegata da sola, i farmaci vengono quasi sempre usati in associazione alla terapia psicologica: infatti, riducono l’intensità dei sintomi in tempi relativamente brevi, ma non risolvono le cause del disturbo.
In alcune forme di ansia possono risultare utili anche le terapie di gruppo, che hanno il vantaggio di permettere ai partecipanti di confrontarsi e dialogare con altre persone che soffrono degli stessi disturbi. Questo facilita l’esternazione dei propri sentimenti, ridimensiona il problema e riduce la sensazione soggettiva di essere “anormale”.
La psicoterapia
Le psicoterapie più adatte in questi casi sono quelle a indirizzo cognitivo-comportamentale, che aiutano gli ansiosi a modificare il loro atteggiamento e i loro costrutti mentali.
Queste terapie prevedono una serie di colloqui individuali (solitamente a cadenza settimanale o quindicinale), durante i quali il terapista invita la persona a parlare di come si sente e la guida in un percorso di ristrutturazione cognitiva. Il paziente svolge un ruolo attivo e, insieme al medico, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali alla cura delle problematiche che la affliggono.
Lo psicoterapeuta fornisce al soggetto anche informazioni su come funziona il suo disturbo, in particolare sulle modalità di insorgenza e su come si manifesta, e gli insegna tecniche di gestione dell’ansia.
In alcuni casi si utilizzano anche tecniche di rilassamento sia per interrompere il processo di autoalimentazione dell’ansia sia per abbassare lo stato di tensione generale.
La cura delle fobie prevede poi un avvicinamento molto progressivo agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli più lontani dall’oggetto.
Il percorso di guarigione in genere richiede alcuni mesi. Poi è importante fare una terapia di mantenimento, in cui lavorare sulla vulnerabilità e sui modi per evitare le ricadute.
La cura con i farmaci
I farmaci più utilizzati sono quelli che modulano i sistemi di neurotrasmissione, ossia quei sistemi che hanno il compito di trasmettere tutte le informazioni (di tutti i tipi, per esempio muscolari, sensoriali, nervose) fra le cellule del sistema nervoso e che sembrano alterati in caso di ansia. Le classi più utilizzate sono due e vanno sempre prescritte dal medico:
– i tranquillanti, in particolare benzodiazepine, che hanno proprietà sedative, ansiolitiche e miorilassanti. Dunque, agiscono calmando la persona sia a livello fisico sia a livello mentale. Spesso, si tratta degli stessi farmaci usati con modalità fai da te. La differenza, però, è enorme: in questo caso, infatti, la cura è formulata sulla base delle esigenze del singolo caso e controllata;
– gli antidepressivi che agiscono sul sistema noradrenergico e su quello serotoninergico, ossia i sistemi controllati rispettivamente dalla noradrenalina e dalla serotonina. Si tratta di due neurotrasmettitori che intervengono nei meccanismi che regolano il tono dell’umore, la capacità di reagire alle situazioni e il rapporto con il mondo esterno. Queste molecole riducono i sintomi tipici degli ansiosi e li aiutano ad avere una qualità di vita migliore.
Consigli utili
Per migliorare la situazione si possono anche adottare tutta una serie di strategie. Ecco alcune delle più efficaci.
– Fare sport: Fare movimento aiuta a sfogarsi, ad allentare stress e tensioni. Sì, dunque, alla pratica di uno sport.
Soprattutto in vista o dopo una giornata particolarmente intensa può essere di grande aiuto andare in palestra, in piscina o anche semplicemente al parco a camminare per liberare la mente e recuperare la calma.
Attenzione però: è importante non ignorare il proprio corpo e seppellire le emozioni che con l’attacco di ansia cercano di riaffiorare. Se dopo l’attività sportiva ci si sente ancora in crisi, è bene chiedersi che cosa c’è che non va.
– Coltivare i propri hobby: Dedicarsi alle proprie passioni o ricercarne delle nuove è un’ottima strategia per coltivare la propria interiorità e alimentare relazioni con persone che condividono i propri interessi.
Bisogna però fare in modo che questo non diventi solo una via per sfogare le proprie tensioni, per riempirsi di impegni e non occuparsi di sé in modo più globale.
– Leggere: La lettura può essere considerata un mezzo di crescita personale. I libri, infatti, offrono spunti, suggeriscono soluzioni, consigliano cosa fare in certi momenti.
L’importante è non rifugiarsi nel mondo dell’irreale: benché validi supporti, i libri non possono sostituire l’esperienza.
– Ammettere la paura: Tutte le persone devono capire che avere delle paure è una cosa normale e addirittura naturale, che può capitare a tutti e che fa parte del processo di crescita personale. Se si continua a non ammettere la paura dell’abbandono, della morte, del rifiuto e a nasconderla, soffocandola, prima o poi esploderà.
Se, invece, si accetta il fatto di poterla provare, allora si inizia a capirla e a riconoscerla. Così non c’è più bisogno di attuare strategie di “evitamento”: si diventa in grado di accogliere i cambiamenti perché si sa di poterli affrontare.
– Non minimizzare: È sbagliato cercare di convincersi che va tutto bene e a darsi una pacca sulla spalla. Altrimenti, si finisce con il sottovalutare la situazione.
Anche se a soffrire di ansia è una persona cara è bene non sottovalutare la situazione: in caso contrario l’ansioso si sente un malato immaginario totalmente incompreso nel suo dolore e sta peggio.
– Imparare ad ascoltare la sofferenza: Più l’ansia viene respinta, più diventerà potente. La cosa migliore quindi è accettarla e imparare ad ascoltarla. Spesso, permettere al malessere di esprimersi e “sfogarsi” è sufficiente per migliorare le cose. Poi, però, è bene chiedere l’aiuto di uno psicologo che, in base alle situazioni, può suggerire una terapia. Prima si interviene, infatti, è meglio è.