07/09/2018

Staminali in cosmetica: il punto della situazione

Alberta Mascherpa Pubblicato il 07/09/2018 Aggiornato il 14/09/2018

Ricavate da frutti e fiori, rappresentano l’ultima frontiera dell’anti-aging

staminali

L’argomento è un po’ “spinoso”: usare o meno le cellule staminali in cosmetica? Abbiamo cercato di fare chiarezza con il professore Leonardo Celleno, dermatologo e Presidente dell’Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia.

«La normativa vieta l’impiego di cellule staminali umane nei cosmetici; vengono utilizzate quindi cellule staminali vegetali che sono molto versatili e hanno la possibilità di moltiplicarsi all’infinito, creando costantemente nuove cellule specializzate e non specializzate in grado di riparare i tessuti danneggiati e riprodurre una pianta identica all’originale».

Una scoperta interessante

Le prime a essere impiegate in cosmetica sono state le staminali di una rara varietà di mela svizzera in grado di interagire con le cellule della cute e del follicolo pilifero aumentandone la durata di vita e migliorandone la capacità rigenerativa, riuscendo così a rallentare il processo di invecchiamento fisiologico della cute e dei capelli. «La scoperta fatta dagli scienziati svizzeri ha dato il via a ulteriori ricerche che hanno evidenziato l’effetto positivo di estratti di cellule staminali ricavate dalla stella alpina e dall’albero delle farfalle (Buddleja davidii) ricco di verbacoside, un potente antiossidante e fotoprotettivo, e ancora da mirtilli, fragole e lamponi contenenti antociani, antiossidanti notevolmente potenti ad attività antinfiammatoria» afferma Celleno.

«Nei cosmetici non vengono usate però le cellule staminali per intero bensì i loro estratti, concentrati in sostanze come vitamine, amminoacidi, lipidi, minerali, da cui si ottengono principi funzionali in grado di “collaborare” direttamente con le altre cellule, di “intervenire” su quei processi fisiologici rallentati dall’età».

Una potente azione rigenerante

Le staminali “green” aiutano a stimolare i fibroblasti, a difendere le cellule dai danni indotti dalle radiazioni ultraviolette e a contrastare l’azione dei radicali liberi contribuendo così a rallentare l’invecchiamento. «Queste cellule contengono anche i cosiddetti “EGF simili” (Epidermal growth factor – fattori di crescita dell’epidermide), paragonabili a quelli umani, che vengono usati nei cosmetici per stimolare la ricrescita e il trofismo di un tessuto con una decisa azione di ringiovanimento» continua l’esperto.

Sì o no?

«L’opinione pubblica su questo argomento è divisa: da un lato vi è un forte entusiasmo, dall’altro un altrettanto forte scetticismo dal momento che gli effetti delle staminali non sono ancora supportati da studi scientifici validi e significativi» spiega Celleno. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

«Sicuramente l’impiego di queste sostanze rappresenta un valido aiuto per cercare di mantenere la pelle giovane il più possibile, senza dimenticare però che il cosmetico non è un elisir miracoloso, ma uno strumento che può contribuire a mantenere in buono stato la pelle e i capelli» conclude l’esperto.