Sesso: se ne fa sempre meno (anche da soli)
Diversi studi hanno rilevato un calo di attività sessuale tra i giovani di Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone o la Finlandia. E le motivazioni non sono ancora del tutto chiare
Nel mondo si fa meno sesso. A rivelarlo sono le indagini sul benessere sessuale condotte negli ultimi dieci anni in paesi come l’Australia, il Regno Unito, la Finlandia, il Giappone e gli Stati Uniti. E proprio gli americani sembrano esserne rimasti particolarmente colpiti. Un nuovo studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior ha passato in rassegna i dati relativi alle indagini condotte nel 2009 e nel 2018, scoprendo che sono in calo tutte le forme di attività sessuale in coppia e persino la masturbazione tra gli adolescenti.
Distratti, sinceri e preoccupati
Difficile spiegare perché i giovani e meno giovani americani, di età compresa tra i 14 e i 49 anni, si siano disaffezionati al sesso. Le motivazioni possono essere tante, diverse per uomini e donne, per single e coppie e anche in base all’età. Tuttavia, le ipotesi non mancano.
Intervistate dalla rivista Scientific American, due delle autrici dello studio hanno elencato alcuni fattori che potrebbero aver contribuito al fenomeno.
Nell’era dell’intrattenimento continuo, non sarebbe poi così strano se per i più giovani esistessero semplicemente più alternative per passare il tempo: videogiochi e social media potrebbero competere con il sesso.
O magari la possibilità di discutere più apertamente della loro sessualità ha allentato la pressione sociale.
Per chi si scopre asessuale o demisessuale potrebbe essere meno difficile ammettere di non essere poi così interessato al sesso, o di non esserlo sempre. Magari non si fa meno sesso, ma si è più sinceri sul sesso che si fa davvero.
Difficile poi non affrontare un calo di desiderio quando si hanno preoccupazioni economiche o di salute. Non è un caso, fanno notare le ricercatrici, che diversi studi a livello mondiale abbiano rilevato un declino più marcato nell’attività sessuale di chi appartiene alle fasce di reddito più basse, segno che ansia e problemi hanno il loro impatto.
Se il sesso fa paura
Tra le diverse ipotesi, è stata anche presa in considerazione l’idea che il crescente interesse dei 18-29enni per il sesso estremo – quello che le ricercatrici definiscono “rough sex” – possa aver creato nuove paure e inibizioni. Nella maggior parte dei casi si tratta di attività consensuali, desiderate e piacevoli per entrambi i partner, ma c’è anche chi potrebbe sentirsi obbligato a farsi piacere qualcosa per non sembrare troppo rigido.
È capitato persino a Billie Eilish, scrive Arwa Madhawi sul Guardian, convinta che la pornografia abbia deviato le sue aspettative riguardo al sesso e le abbia reso più difficile dire di no a quello che non le piaceva. E se è comodo puntare il dito contro l’industria del porno, la vera responsabilità è di chi impedisce la diffusione di adeguati programmi di educazione sessuale che parlino anche di piacere e consenso.
E se non fosse un problema?
C’è anche un’ultima ipotesi che varrebbe la pena di prendere in considerazione. Forse, più che esserci disaffezionati al sesso, potremmo aver iniziato a preferire la qualità alla quantità. Lo facciamo solo se ci va e non perché quella sera non c’è niente in tv (e quando mai, ora che c’è lo streaming?). E magari lo facciamo meglio.
È il caso dell’Italia, almeno per quanto riguarda le coppie. In Piacere e fedeltà (Il Mulino), i demografi Daniele Vignoli e Gianpiero Dalla Zuanna elencano tra i cinque grandi cambiamenti nel modo di vivere l’intimità anche l’importanza maggiore che riveste il sesso nelle relazioni. Aumentano le coppie abituate a dedicare molto tempo ai preliminari, la ricerca del piacere non esclude più le donne e in generale la frequenza dei rapporti per chi è sessualmente attivo è aumentata.
Lo conferma anche il rapporto Censis del 2019 sulle abitudini sessuali dei 18-40enni: vero che si è ampliata l’area dei giovani che non fanno sesso – tra vergini, coppie bianche e single che al momento dell’indagine non avevano rapporti – ma chi ne fa lo fa più spesso e con molti meno complessi che in passato.
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