09/01/2021

Sesso: non piacersi abbastanza rovina il rapporto?

Veronica Colella Pubblicato il 09/01/2021 Aggiornato il 09/01/2021

Dipende da quanto ci facciamo influenzare dallo sguardo maschile. Lo racconta uno studio spagnolo, confrontando le opinioni di donne etero, disessuali e gay

We're just not connecting anymore

Sono poche le fortunate che non cambierebbero quasi niente del proprio aspetto. Se non è il naso sono le cosce, se non sono le cosce allora le caviglie. Non tutte però si portano questo genere di preoccupazioni anche tra le lenzuola.

Pare infatti che tra donne la paura di essere criticate o di risultare meno attraenti agli occhi della partner sia minore, mentre chi ha fatto proprie le aspettative maschili (vere o presunte) tende a godersi di meno anche il sesso.

È quello che suggerisce uno studio dell’Università di Jaén, in Spagna, mettendo a confronto un campione di 354 partecipanti reclutate online.

Colpa del male gaze?

La capacità di trovarsi difetti sempre nuovi è diventata comune a donne e uomini di qualsiasi età, superando lentamente anche le barriere di genere. Tuttavia, studi precedenti hanno ipotizzato che almeno sotto questo aspetto le donne lesbiche abbiano una vita più facile. Gli standard di bellezza proposti dalla società occidentale, che ci vuole eternamente giovani e mai abbastanza magre, dipendono anche dal cosiddetto “male gaze”. Rimuovere dall’equazione lo sguardo maschile, secondo alcune teorie, offrirebbe una zona franca.  

E questa parziale rassicurazione dovrebbe essere sufficiente per un rapporto più sereno con il sesso, senza le onnipresenti paturnie su cellulite e smagliature riscontrate da studi precedenti sulla sessualità femminile. Il primo segno che queste preoccupazioni sfuggono di mano? Quando si insiste per coprire le zone critiche anche durante il sesso, evitando alcune posizioni o preferendo tenere addosso almeno una maglietta.

Alla radice dell’insoddisfazione

Per mettere alla prova questa premessa, un team di ricercatrici guidato dalla professoressa Silvia Moreno-Domínguez del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Jaén ha somministrato due questionari di autovalutazione a donne eterosessuali, lesbiche e bisessuali. Uno per quantificare il livello di insoddisfazione verso la propria immagine o il proprio peso, valutando ad esempio quanto spesso ci si sofferma a rimuginare sulle dimensioni di questa o quella parte del corpo, e uno per valutare invece il livello di soddisfazione verso la propria vita sessuale, considerando anche azioni e sentimenti del partner per determinare se ci si sente desiderate o trascurate, se ci si inizia ad annoiare o se il sesso è ancora divertente.

Quanto conta la pressione sociale

Contrariamente al luogo comune, l’insoddisfazione per la propria immagine è una costante per tutte a prescindere dall’orientamento sessuale. È confermato però che non sempre essere scontente di quello che si vede allo specchio ha una ricaduta negativa sulla propria vita sessuale. Per la maggior parte delle donne l’eventuale insoddisfazione dipende dalla bassa frequenza dei rapporti, ovvero da una vita sessuale più piatta di quello che si vorrebbe, ma solo le donne eterosessuali e bisessuali sono influenzate anche dalla propria immagine, con una correlazione più evidente tra cattiva opinione di sé e vite sessuali insoddisfacenti. La spiegazione più probabile di questa differenza, secondo le ricercatrici, è una maggiore pressione a conformarsi alle aspettative sociali. I criteri dell’attrazione sono soggettivi, ma l’idea che per essere desiderabili si debba rispecchiare un certo standard è dura a morire. Una tendenza che le prossime generazioni, più attente a inclusività e diversità, ci auguriamo si lascino alle spalle.