23/11/2022

Il bon ton del sexting

Veronica Colella Pubblicato il 23/11/2022 Aggiornato il 23/11/2022

Come tutte le forme di intimità, anche il sesso virtuale ha i suoi tempi. Alle richieste esplicite nella maggior parte dei casi si arriva solo dopo che il rapporto di coppia si è consolidato

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Più che un gioco tra sconosciuti, il sexting è diventato una delle tante forme di intimità di coppia. Per le nuove generazioni dopotutto mandare messaggi audio e farsi foto è naturale come respirare, forse più che sentirsi al telefono come si usava ai tempi del cordless. Così le autrici di uno studio pubblicato su Computers in human behavior si sono chieste quale sia la fase della relazione in cui se ne fa di più, se durante il corteggiamento, quando tutto è ancora nuovo ed eccitante, o al contrario quando si è raggiunto un livello di fiducia e confidenza tale da mettere da parte le inibizioni.

A piccoli passi

Lo studio fa riferimento al modello di Knapp, teorico della comunicazione secondo cui la formazione di ogni nuova coppia – così come la sua eventuale dissoluzione – è un processo graduale. Quando due persone si avvicinano l’una all’altra, a prescindere dal tipo di legame che le unirà, è come se salissero i gradini di una scala. Dalle prime impressioni si passa allo studiarsi a vicenda, sondando il terreno alla ricerca di interessi comuni e informazioni chiave, finché il rapporto non diventa più informale, aprendosi alle confidenze e creando aspettative verso il futuro.

Solo quando il livello di intimità cresce, superando anche il gradino del consolidamento della relazione, si arriva allo stadio di bonding in cui si è pronti per dare un nome al rapporto, rendendolo ufficiale.

Qual è il momento giusto

Dopo aver indagato le recenti esperienze di sexting di 133 studenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, intervistati durante la pandemia, i ricercatori hanno scoperto che contrariamente al luogo comune il sexting non è poi così utilizzato come metodo per rompere il ghiaccio, o per divertirsi con partner occasionali. Anzi, se fatto troppo presto rischia di essere meno gradito.

Il bon ton del sesso virtuale prevede che prima di esprimersi liberamente (o di chiedere all’altro di fare lo stesso) si arrivi almeno al quarto gradino, quello del consolidamento della coppia.

Nelle fasi iniziali la frequenza del sexting è molto più bassa – forse c’è troppo imbarazzo, o forse non abbastanza fiducia. Si potrebbe pensare che gli ansiosi siano i meno inclini a scambiarsi messaggi espliciti, ma i più inibiti risultano piuttosto quelli che si sentono a disagio con l’intimità affettiva.

Le buone maniere

Ormai il sexting ha perso la sua patina trasgressiva, diventando un preliminare come tanti altri, o un modo per mantenere vive passione e complicità anche nei rapporti a distanza. Oppure l’occasione per ricevere un boost di autostima, o ancora una forma di espressione della propria sessualità perfettamente coerente con i tempi. Probabilmente se ne farebbe anche di più, se si avesse la certezza matematica che tutti seguano le regole basilari dell’umana decenza. Se volessimo davvero stabilire un galateo del sexting, la prima regola dovrebbe essere quella di non fare pressioni su chi non si sente pronto o chi non ne trae piacere. Chiedere prima di inviare è semplice cortesia, cancellare su richiesta un dovere. E se i risultati sono involontariamente comici, avere la delicatezza di non farlo notare.