Donne allo specchio. E se smettessimo di considerarlo un nemico?
Dedicato a chi non si piace quasi mai, a chi non si sente mai abbastanza e a chi vuole davvero cambiare le carte in tavola. “Fuga dallo specchio” è una guida pratica per piacersi di più
Dati alla mano, il 90 per cento degli adulti vorrebbe cambiare qualcosa del proprio corpo. Una percentuale da non trascurare che merita una riflessione. Ed è proprio l’insoddisfazione dell’immagine che abbiamo di noi stessi il punto cardine del libro “Fuga dallo specchio” (edizioni Feltrinelli) scritto dal dottor Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta, direttore del Body Image Research Group e responsabile scientifico di Emotifood. Il volume è una vera e propria guida pratica per aiutare i lettori a piacersi di più, partendo da un aspetto spesso trascurato, le potenzialità della nostra mente.
Tutto inizia da adolescenti
«L’origine di questa visione distorta del corpo coincide molto spesso con l’età adolescenziale, quando avvengono i maggiori cambiamenti a livello fisico, per esempio la comparsa del ciclo mestruale e delle forme per le ragazze, oppure di peli e brufoli per i ragazzi. Si tratta di una transizione spesso dolorosa, alla quale difficilmente si è preparati», precisa l’autore. Senza dimenticare che oggi, nove ragazzi su dieci vengono bullizzati e si sentono diversi a causa del loro aspetto fisico. Una condizione che lascerà delle cicatrici difficili da cancellare nell’animo di questi giovani, che saranno poi gli adulti di domani. Ecco che quindi quel 90% assume un significato non di poco conto nell’evoluzione di ognuno di noi, complici anche gli immancabili “filtri” che furoreggiano sui social più usati dai giovani come Instagram e TikTok.
La bellezza paga ma non appaga
«Partendo dal presupposto che l’immagine corporea è l’immagine mentale che ciascuno ha del proprio corpo, l’insoddisfazione incombe quando questa stessa immagine è distante da quella che si desidera», prosegue il dottor Mian che è stato anche inventore di uno strumento, il Body Image Revealer (rilevatore dell’immagine corporea), presentato a SuperQuark. Gli studi a riguardo hanno permesso di comprendere la natura emotiva della percezione corporea, cioè che è principalmente “come” guardiamo e pensiamo il nostro corpo a modificare come lo viviamo e non le modifiche che vi apportiamo. La percezione del corpo è dovuta a molti fattori e alcuni sono ambientali e contestuali: se sono in ansia o triste, in genere, tendiamo a vedere per primi i difetti davanti allo specchio, spesso amplificandoli. Anche la famiglia d’origine può influenzare l’immagine corporea, perché avere dei genitori che tendono a massimizzare la cura di sé fanno percepire ai figli che l’aspetto estetico è un valore oltre che un merito. Inoltre, un ambiente colpevolizzante ed eccessivamente critico dove si richiedono standard eccessivi di performance scolastica o sportiva possono generare insicurezze che possono sfociare anche nel non piacersi e sentirsi mai abbastanza. «Lo stesso vale per gli amici che si frequentano che possono anche essere un territorio di confronto anziché conforto emotivo», precisa il dottor Mian. Inoltre, più tempo passiamo davanti ad uno specchio per scrutarci, valutarci e osservarci, spesso senza un reale motivo pratico, e più attenzione daremo ad eventuali imperfezioni, con il rischio di farle divenire il fulcro dei nostri pensieri e preoccupazioni.
Nessuno è difettoso
Mentre in passato, con il passare dell’età, aumentava di pari passo la saggezza, spostando l’interesse verso personalità e fascino, oggi si cerca di nascondere l’età anagrafica, come se non si dovesse mai invecchiare. In questo modo, purtroppo, non si possono superare quelli che ciascuno di noi considera difetti fisici. «L’età può mitigare il problema del non piacersi, ma deve soprattutto cambiare il modo di dialogare con se stessi e come ci si guarda allo specchio, cercando una visione dell’insieme di tutto il corpo, piuttosto che del particolare», conclude l’esperto. Come spiegato nel libro, con esempi pratici, il segreto è accettare quello che non si può cambiare. Se non si interiorizza questo concetto, non si riuscirà a superare il nostro limite primario: vedere un difetto e pensare che tutti lo noteranno, rendendoci persone poco piacevoli. Anche ricorrere a numerosi trattamenti di chirurgia o medicina estetica non è efficace, se la mente non è in grado di seguire i cambiamenti – inevitabili – del corpo.
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