Sensibilità: non è una debolezza. E puoi trasformarla in una risorsa
Sono tante le persone emotive, sia uomini che donne, che vivono questo tratto del loro carattere con disagio. In realtà non hanno nulla di cui vergognarsi. E anzi, possono utilizzarlo a loro vantaggio
Le persone sensibili vivono la loro emotività come un ostacolo, soprattutto quando si mette in mezzo la timidezza a complicare ulteriormente il loro rapporto con il mondo. Tuttavia, questo aspetto del carattere non è un difetto da eliminare: con il giusto atteggiamento può diventare una risorsa. Non è un mistero che le persone sensibili tendano a essere ipercritiche verso se stesse.
Non c’è niente di sbagliato
I momenti di “cortocircuito” – non riuscire a parlare in pubblico, arrossire spesso, non riuscire a controllare la voce o diventare improvvisamente scoordinati nei movimenti – sono il loro incubo. Il messaggio che molte di loro interiorizzano, crescendo in culture dove la sensibilità equivale a fragilità, è di essere sbagliate o inadeguate. Sono abituate ad essere rimproverate o prese in giro per le loro reazioni eccessive e ad associare la loro forte percettività agli stimoli fisici ed emotivi come una forma di debolezza.
Lo sforzo di adattarsi alle richieste esterne e di nascondere le proprie reazioni autentiche può diventare fonte di ansia e spingere ad evitare tutte le situazioni a rischio. Ma se invece la soluzione fosse andare incontro alla propria natura?
In realtà è molto comune
La psicologa americana Elaine N. Aron ha dedicato la sua carriera allo studio della sensibilità, ribaltando la percezione comune riguardo a quella che lei definisce Sensory-Processing Sensibility (SPS). Ha scoperto che il tratto dell’ipersensibilità è più comune di quanto si pensi – il 15-20% della popolazione potrebbe essere classificato come PAS (Persona Altamente Sensibile) – non è sinonimo di introversione (il 30% è a tutti gli effetti estroverso) e non è una caratteristica squisitamente femminile, ma è equamente distribuito nella popolazione.
5 vantaggi che non ti aspetti
Accogliere questo modo di essere, anziché cercare di combatterlo, ne mette in luce i vantaggi. Lo psicoterapeuta Rolf Seilin, in Le persone sensibili hanno una marcia in più (Feltrinelli), ne nomina alcuni.
- Maggiore empatia: la maggior parte degli ipersensibili prova un profondo desiderio di rendere il mondo più umano ed è pronta ad agire in prima persona. Messa al servizio degli altri, questa spinta al continuo miglioramento può portare vantaggi all’intera comunità.
- Maggiore consapevolezza: le persone sensibili sono allenate a un maggiore sforzo mentale, per chiarirsi le idee, sbrogliare conflitti interiori e soddisfare le richieste interiori ed esteriori. Una palestra per la ricchezza interiore, che può essere condivisa con gli altri.
- Maggiore ricettività agli stimoli: questo aspetto può facilmente portare a uno spiacevole sentimento di sopraffazione, ma imparare a controllarlo può rendere l’esistenza di un ipersensibile molto intensa.
- Intuizione allenata: il costante scrutinio di sé e degli altri e la tendenza ad analizzare ogni dettaglio può rendere distratti e inefficienti sul lavoro. Diventa invece un vantaggio se viene utilizzato per anticipare le richieste e soddisfarle con precisione.
- Tendenza a smorzare i conflitti: l’emotività può portare a evitare situazioni di conflitto, anche quando sarebbe necessario affrontarle. Tuttavia, la tendenza a trovare soluzioni alternative allo scontro diretto rende ottimi team player, oltre a contribuire in modo silenzioso e discreto a un buon ambiente.
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