Sei una shopaholic? Attenta all’effetto Black Friday
Per chi tende all’acquisto compulsivo i saldi e le offerte sono una tentazione irresistibile. Un esperto di Guida Psicologi spiega come recuperare un rapporto sano con lo shopping
Ora che lo shopping è una questione globale, le grandi occasioni non sono più limitate ai tradizionali saldi di fine stagione. Tra Black Friday e Cyber Monday, giornate di “follia” in cui i prezzi si abbassano e i magazzini si svuotano alla velocità della luce, resistere alla tentazione del superfluo diventa ancora più difficile.
Poco importa se non hai davvero bisogno di un quinto paio di sneakers, dell’ennesima micro-borsetta o di quel cappotto meraviglioso ribassato al 50%, il canto da sirena degli sconti è troppo seducente per non approfittarne.
Il guaio è che non tutti riescono a tenere sotto controllo gli impulsi, soprattutto in un periodo in cui pubblicità e social network solleticano il desiderio d’acquisto e alimentano le debolezze di chi vede nello shopping una risposta a bisogni più profondi. Lo conferma il dott. Giuseppe Iannone di GuidaPsicologi.it, invitando a non prendere sottogamba i segnali della sindrome da acquisto compulsivo.
Shopaholism, una vera dipendenza
Il paragone potrà sembrare azzardato, ma secondo gli esperti il disturbo da shopping compulsivo è una forma di dipendenza. Alla base c’è la difficoltà nel controllare i propri impulsi, anche quando si finisce con il danneggiare finanze, salute e rapporti sociali. «Il disturbo condivide diverse analogie con la dipendenza da sostanze» spiega il dott. Iannone. «Per esempio, la tolleranza che fa sì che la persona investa sempre più tempo, soldi ed energie per gli acquisti. Ma anche il craving, ossia quella voglia smodata e irresistibile di fare shopping, e i sintomi di astinenza, che si manifestano quando la persona non può fare acquisti».
Chi non proprio non riesce a fermarsi, neanche quando è consapevole di stare esagerando con pacchi e pacchettini, rischia di perdersi nello shopping al punto da iniziare a trascurare lavoro, amici e affetti. Per non parlare di eventuali debiti, a cui si associano anche vergogna e senso di colpa.
Il richiamo dei saldi
Per chi soffre di questo disturbo eventi come il Black Friday possono trasformarsi in una cassa di risonanza. Sconti e offerte sollecitano quella parte del cervello che trae gratificazione dal fare acquisti, rendendo più difficile resistere alle spese folli. «Nel nostro cervello esiste un circuito chiamato “sistema di ricompensa”. Ogni volta che questo sistema viene attivato si genera una sensazione piacevole, grazie al rilascio di specifici neurotrasmettitori come la dopamina» spiega l’esperto. Le parole magiche che attivano il sistema, come “promo” o “affare”, fanno parte del linguaggio della pubblicità e chi si occupa di marketing ne è consapevole. Se pensate che a essere vulnerabili siano solo i casi limite, state peccando di ingenuità. «Una ricerca condotta dalla Copenhagen Business School ha rivelato che ben il 95% dei nostri acquisti è determinato da decisioni inconsapevoli, impulsi o abitudini» precisa il dott. Iannone.
Gestire le emozioni in una società consumista
È proprio quando ci sentiamo più giù che riempire il carello ci fa sentire meglio, innescando circoli viziosi. «È stato osservato che emozioni negative, come la rabbia, l’ansia, la tristezza, la noia e il senso di colpa fungono da antecedenti a comportamenti di acquisto incontrollati» spiega l’esperto. Non aiuta che l’ambiente intorno a noi sia particolarmente ricco di tentazioni e richiami all’acquisto. «Ovviamente anche i fattori socioculturali giocano un ruolo importantissimo nella manifestazione di questo disturbo. Non è un caso che lo shopaholism sia un fenomeno che si manifesta prevalentemente nei Paesi del Primo Mondo, nei quali la presenza di un’economia basata sul mercato, la disponibilità di un’ampia varietà e quantità di beni, un reddito maggiore e tanto tempo libero favoriscono l’emergere del fenomeno».
A essere più a rischio di sviluppare comportamenti compulsivi da shopping sono le donne, in particolare nella fascia d’età in cui la vita inizia a farsi più complicata. «L’età di esordio del disturbo va dai 20 ai 30 anni e il suo decorso sembra essere cronico. Si tratta di un disturbo associato in maniera significativa a disturbi dell’umore, dell’ansia, da uso di sostanze, da disturbi alimentari o da altre forme di disturbo nel controllo degli impulsi. In Italia, si stima che ne soffra circa il 6% della popolazione».
Come difendersi
Se fare spese è diventata più una mania che un piacere, riconoscere i segnali è il primo passo per recuperare un rapporto più sano con lo shopping. Se pensate di averne bisogno, non sentitevi in imbarazzo nel chiedere aiuto prima che la situazione sfugga di mano. «Gli interventi psicologici e psicoterapici mirano a identificare i contesti nei quali il fenomeno tende a manifestarsi, a riconoscere gli antecedenti che scatenano una condotta di acquisto compulsiva (come le emozioni negative) e a esplorare modi alternativi di trascorrere il proprio tempo. Anche la consulenza finanziaria e i gruppi di auto-aiuto (come i Debitori Anonimi) sono una risorsa per chi soffre di shopaholism. Infine, lasciare il bancomat a casa quando si esce, uscire con una quantità limitata di contanti o uscire in compagnia sono comportamenti che possono contribuire a frenare la tendenza alle spese eccessive», conclude il dott. Iannone.
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