Smettila di scusarti sempre
È un’abitudine diffusa, che fa apparire deboli e senza personalità. Ecco come “disintossicarsi” da questa consuetudine dannosa
Scusa se ti disturbo. Ti spiace se mi siedo? Perdona la domanda… Quante volte ci si rivolge agli altri scusandosi in partenza? Giustificarsi senza motivo, a volte, nasconde una forma di insicurezza che bisogna superare, per interagire in modo equilibrato con gli altri e far valere le proprie ragioni.
Gentili sì, zerbini no
Per molti questa tendenza deriva dal desiderio di non irritare il prossimo, di “partire con il piede giusto”, soprattutto se l’argomento da affrontare è scottante o l’interlocutore è di malumore. Ma un conto è essere gentili, mostrare rispetto e buona educazione, un altro è abbassare la testa solo per paura di essere criticati, esclusi o disapprovati.
Un atteggiamento remissivo rischia di far apparire deboli, impedisce che i propri sforzi di affermazione personale vengano riconosciuti, non vi fa interagire con gli altri in maniera decisa, chiara e risoluta.
Vi rende ipercritici verso voi stessi e vi spinge a tenere sempre un basso profilo, a volte persino a farvi calpestare, pur di essere notati e apprezzati.
Qualche consiglio
Disattivate il pilota automatico e, appena sentite che quella parola sta affiorando sulle vostre labbra prima ancora di averlo pensato, fermatevi e contate fino a 5. Dovete davvero chiedere perdono per qualcosa? Fatelo, altrimenti sforzatevi di bandire quella parola dalla conversazione: rischiate di perdere credibilità, nel momento in cui dovrete davvero scusarvi, sinceramente e per una giusta causa. Lo dite per rompere il ghiaccio di fronte a una conversazione spinosa? Imparate a gestire l’ansia anticipatoria in un altro modo, per esempio preparandovi bene al colloquio e mettendo in conto che vi sentirete agitati e nervosi.
Un aiutino in più?
In Rete ci sono applicazioni e programmi, come Just not sorry di Google Chrome, che segnalano se mail e messaggi che si stanno scrivendo assumono una connotazione troppo remissiva e arrendevole. Vengono evidenziate espressioni come “vorrei solo dire che”, “non sono un’esperta ma”, spiegando perché sono inopportune, suscettibili di interpretazioni sbagliate, e suggerendo alternative più autorevoli e convincenti (per esempio “usa grazie al posto di scusa, è più efficace”).
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