26/03/2020

Emozioni positive: perché la bellezza ci rende felici?

Veronica Colella Pubblicato il 26/03/2020 Aggiornato il 26/03/2020

La scienza indaga ma non conosce ancora le risposte. Sicuramente armonia e simmetria mettono tutti d'accordo oltrepassando le barriere culturali

discobolo di mirone

Recentemente la bellezza è diventata oggetto di studio anche per la scienza, alla ricerca di risposte sul grande potere che esercita sulle nostre emozioni.

Le sostanze protettive di cui è ricco sono i bioflavonoidi e la vitamina C in sinergia con la provitamina A.  

Le ragioni per cui questo accade non sono ancora del tutto chiare, ma il contributo delle neuroscienze potrebbe rivelarsi illuminante.

Definire la bellezza

Per comprendere il potere della bellezza, spiega il neuroscienziato Anjan Chatterjee in The Aesthetic Brain (Oxford University Press), la prima difficoltà da superare è chiarirne la natura. Si tratta di una qualità oggettiva oppure dipende dall’occhio di chi guarda? Come si può paragonare la bellezza di una coda di pavone e quella di un tramonto, oppure quella di una sinfonia e quella di un teorema matematico?
Rispondere a domande come queste può essere piuttosto complicato, soprattutto perché le considerazioni su cosa sia esteticamente gradevole dipendono in parte dalla società. Un buon esempio di queste differenze sono i trucchi di bellezza del passato: le nobildonne italiane del Cinquecento si armavano di pazienza e rasavano l’attaccatura dei capelli in modo da ottenere una fronte alta e spaziosa, mentre nel medioevo giapponese era di gran moda l’ohaguro, usanza comune nel sudest asiatico che prescrive di tingere i denti di nero con una mistura a base di ferro e tè.

Questione di regolarità e di simmetria

Nonostante le variazioni individuali o culturali, gli scienziati hanno evidenziato una serie di qualità che rendono la bellezza misurabile. Le forme e le proporzioni più frequenti in natura sono anche quelle che agli esseri umani risultano esteticamente più gradevoli: un esempio sono i frattali, come le spirali dei gusci di lumaca, le venature delle foglie o le corolle dei fiori.
Un altro criterio, applicabile anche alle logiche dell’attrazione, è la simmetria: come specifica Chatterjee, la preferenza per un certo tipo di volto ha oltrepassato i limiti culturali, mettendo d’accordo persone provenienti da zone geograficamente distanti, e anche educativi. I neonati non hanno ancora nessuna idea dei canoni estetici della loro società, eppure tendono a osservare con più attenzione i visi che trovano piacevoli.

Il segreto della felicità

Una volta definito ciò che è bello, rimane da capire perché piace. Secondo il filosofo Alexander Nehamas, la bellezza conquista perché è la promessa di una felicità futura, anche se la sua ricerca può condurci alla miseria. Attraverso le neuroscienze abbiamo scoperto che la bellezza attiva il meccanismo deputato alla ricompensa, riempiendoci a tutti gli effetti di felicità. Per capire come mai la nostra storia evolutiva abbia creato questo legame si sono fatte ipotesi che affondano le radici nel nostro passato.
Gli ambienti naturali che ci garantivano migliori possibilità di sopravvivenza sono quelli che tuttora troviamo piacevoli e riposanti, mentre in fatto di attrazione per i nostri simili le differenze culturali passano in secondo piano rispetto a quei tratti che suggeriscono buona salute e fertilità. Queste preferenze ancestrali si intrecciano nei nostri processi cognitivi ai ricordi, alle emozioni e al significato profondo che attribuiamo alla bellezza, con l’arte e con la poesia, rendendo questa felicità insospettabilmente complessa.