Nostalgia: scopri il lato positivo
La nostalgia può diventare una risorsa, utile per superare momenti di crisi e dare un senso alla propria vita. L’importante è affrontare questa emozione con il giusto atteggiamento
Un tempo di nostalgia ci si ammalava, ma oggi la scienza riconosce il ruolo protettivo che può avere questo sentimento.
Ripensare al passato con dolcezza risolleva l’umore, trasmette serenità e ci fa sentire più vicini agli altri, ricordandoci tutti i buoni motivi per cui la vita vale la pena di essere vissuta.
Ecco perché non bisogna respingerla, anche quando sembra molto vicina alla tristezza.
Una mancanza che conforta
Quando la nostalgia è entrata nel vocabolario medico, racconta lo psicologo sociale Clay Routledge, è stata scambiata per un danno neurologico. Nel XVII secolo si sospettava addirittura dei campanacci delle mucche, in grado di scombinare le menti dei poveri soldati svizzeri fino a renderle così fragili da non poter sopportare di vivere a lungo lontano da casa. Solo a metà del XX secolo la nostalgia ha iniziato a essere riconosciuta come un sentimento universale, su cui indugiare di tanto in tanto per trovare conforto e rassicurazione. Anziché essere la causa scatenante dei sentimenti negativi, la nostalgia è un’emozione complessa che va molto oltre il dolore della perdita verso un tempo o un luogo che non c’è più. Proprio come il profumo delle madeleine, che riempiva Marcel Proust di una gioia incontenibile, i ricordi felici sono una vera e propria scorta di benessere.
Quando fa bene al cuore
Alcuni studi evidenziano come il gusto romantico per la saudade, malinconia che si nutre più di desideri che di rimpianti, sia un toccasana per lo stress. Stimolare la nostalgia migliora il senso di autostima, incoraggia la crescita psicologica e spinge a essere più altruisti e caritatevoli, perché aumenta il senso di inclusione sociale. Non stupisce quindi che durante la pandemia la nostalgia sia diventata anche il motore dei consumi, orientando i gusti verso ciò che è familiare e rassicurante. Nei mesi del lockdown le hit del passato – da Elvis a Cindy Lauper, passando per Madonna e Bon Jovi – hanno superato le novità, dirottando gli ascolti degli utenti di Spotify e iTunes. A molti è venuta voglia di rivedere i film che si sanno a memoria più che cercare qualcosa di nuovo, oppure di fare incetta di lievito per tornare a fare la pizza come la faceva nonna. Secondo Routledge, il ricorso alla nostalgia diventa problematico solo quando l’attaccamento al passato impedisce di guardare avanti. Se invece si accetta con serenità il cambiamento, la nostalgia può diventare una riserva di senso a cui attingere nei momenti di crisi e incertezza.
Quando diventa globale
Il boom della nostalgia potrebbe avere un effetto positivo a lungo termine anche secondo gli esperti di marketing. In un articolo apparso su The Conversation, Katja Brunk e Benjamin Hartmann suggeriscono che la nostalgia possa trasformarsi in uno stimolo per incoraggiare nuove pratiche di consumo, portandoci a tutti gli effetti a uno stile di vita più sostenibile e anche più felice. Non sono solo gli anni ’90 (o ’80) a essere ammantati di luce dorata nei nostri ricordi: un anno di rinunce può servire a recuperare la consapevolezza dei privilegi di cui molti di noi godevano fino a pochi mesi fa, dalla libertà di viaggiare a quella di abbracciarsi. Il gusto per questi piccoli piaceri potrebbe essere la chiave per trovare nuove opportunità, ripensando al modo in cui abitiamo le città e strutturiamo i nostri momenti di relax. Per adesso la nostalgia di tempi più semplici ci ha aiutato a riscoprire il giardinaggio, il turismo a portata di bicicletta e abitudini di consumo più oculate. La vera sfida, concludono gli autori, è puntare a soluzioni che ci restituiscano il meglio dei due mondi, la vecchia normalità e quella nuova.
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