11/11/2021

Felici ad ogni costo? Non è una buona strategia

Veronica Colella Pubblicato il 11/11/2021 Aggiornato il 11/11/2021

E se il segreto per una vita felice fosse smettere di dare tutta questa importanza alla felicità? Una ricerca mette in guardia dalle aspettative irragionevoli

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Nel ventunesimo secolo la felicità non è solo un sentimento, è uno stile di vita. Peccato che questa faccenda della felicità come traguardo metta addosso una pressione tremenda. Non solo nutre aspettative irrealistiche, ma insegna a vedere le emozioni negative come nulla più che spiacevoli incidenti di percorso.

Ed ecco che la ricerca della felicità si trasforma nel suo esatto opposto, ovvero nella fonte di una nuova angoscia esistenziale.

Lo racconta un recente articolo pubblicato sul Journal of Positive Psychology, invitando a non impoverire il proprio orizzonte emotivo in nome di un ideale difficile da raggiungere.

Felici si diventa?

La ricerca della felicità può avere i suoi pregi, sottolineano i ricercatori. Studi precedenti hanno suggerito che dare la priorità a quei comportamenti che alla lunga ci renderanno più felici, anziché concentrarci su quello che al momento risulta più gratificante, è una buona strategia di vita. È quel genere di pensiero positivo che aiuta a rimboccarsi le maniche, terreno fertile per le emozioni positive e per alti livelli di soddisfazione personale. Felici in un certo senso si diventa, ma non deve mancare la consapevolezza che i momenti di tristezza, noia o ansia sono inevitabili e in una certa misura necessari. Attraverso due studi, condotti su un campione complessivo di 496 partecipanti, i ricercatori sono giunti alla conclusione che ignorare questo dato di fatto porti a un evidente paradosso.

Più si cerca di essere felici a tutti i costi, svalutando le emozioni negative e quello che possono insegnarci, più si diventa infelici. La pressione psicologica esercitata per non sentirsi ansiosi e depressi danneggia l’autostima, facendo sentire in colpa chi proprio non riesce a essere sempre felice e sorridente. Basta una giornata storta per convincersi che la propria vita non è degna di essere vissuta, come se non essere sempre al top fosse un fallimento personale.

Il valore degli opposti

In fatto di sensi di colpa, lo scrittore inglese Matt Haig è un vero esperto. Le sue riflessioni sulla salute mentale hanno aiutato migliaia di lettori a sentirsi meno soli, smantellando pregiudizi su ansia e depressione. Nel suo ultimo libro, Parole di conforto (appena pubblicato da edizioni E/O con la traduzione di Elisa Banfi), raccoglie riflessioni, citazioni e liste che lo hanno aiutato a superare i momenti peggiori. Inclusa la realizzazione che definirsi sulla base di una sola emozione è riduttivo. “Adesso cerco di non pensare a me stesso in termini binari” scrive Haig. “Non sono una persona contenta né una persona triste. Non sono una persona calma né una persona paurosa. Sono una persona contenta-triste-calma-paurosa. (…) Nessuna sensazione diventa l’unica, se le lasci entrare tutte. E il modo per lasciarle entrare tutte è riconoscerne il valore. Capire che il buio potrebbe portare la luce. Che la sofferenza di oggi potrebbe portare la speranza di domani”.

Scegliere una vita piena

Un altro buon motivo per non trasformare la felicità in ossessione lo offrono gli psicologi sociali Shigehiro Oishi e Erin C. Westgate, secondo cui non bisogna sottovalutare l’importanza di vivere una vita “psicologicamente ricca”. A rendere la vita piena non è la sola felicità, ma anche le esperienze che ci aiutano a cambiare prospettiva, il brivido della curiosità, le sfide alla nostra comprensione e il saliscendi di emozioni intense che accompagna una vita densa di avvenimenti.