Atelofobia: quando l’imperfezione è inaccettabile
Perfezioniste fino all’estremo, inflessibili e segretamente insicure. Vi riconoscete? Ecco come imparare ad accettare eventuali difetti e debolezze
Per chi soffre di atelofobia è difficile perdonarsi anche la minima sbavatura, quell’errore banale che capita a tutti e che ai loro occhi diventa inammissibile, gigantesco. È la paura di non essere mai abbastanza e di non avere diritto a una seconda possibilità, forse perché si fatica a credere che le altre persone possano avere standard meno rigidi e inflessibili dei propri.
Così si vive ogni scelta e ogni azione sul filo dell’angoscia, nata dal rifiuto di scendere a compromessi con l’incerto e l’imperfetto.
Lo spiegano gli esperti di Guidapsicologi.it, offrendo qualche suggerimento su come gestire e superare questo disturbo ansioso prima che prenda il sopravvento.
Alle origini del disagio
Si fa presto a puntare il dito sulle manie di perfezionismo, ma a essere vulnerabile a questo disturbo non è solo chi ha una personalità di questo tipo.
Potrebbe dipendere dal vissuto di esperienze traumatiche legate all’imperfezione e quindi dal timore che la storia si ripeta al minimo passo falso. Altre volte invece sono state la rigidità e le pretese eccessive degli adulti durante l’infanzia a far passare il messaggio che l’unica maniera per evitare delusioni e giudizi è non sbagliare mai. Oppure ancora l’atelofobia potrebbe avere a che fare con la mancanza di sicurezza e fiducia in se stessi, con il rifiuto di accettare difetti o debolezze o con il disagio provato verso cose e situazioni imperfette.
Un biglietto di sola andata per l’esaurimento
I sintomi più comuni sono l’ansia considerevole, l’inflessibilità nel giudizio e la tendenza a svolgere ogni compito prendendosi più tempo del necessario nel tentativo di avvicinarsi alla perfezione, diventando persino ossessivi.
Siccome ogni imperfezione è vissuta come un disonore, chi soffre di atelofobia tende a evitare di mettersi in situazioni in cui i propri punti deboli rischiano di saltare fuori, rinunciando anche a opportunità e occasioni pur di non esporsi. Non è detto però che tutti rimangano impantanati nella propria angoscia, c’è anche chi cerca di contrastare questa immagine di sé come perennemente insufficiente trasformandosi in un workaholic o prendendo mille impegni, iperproduttivo fino all’esaurimento.
E poi ci sono i sintomi fisici, legati all’ansia e alla paura: sudorazione, tensione muscolare, rigidità corporea, secchezza delle fauci, tremori, nausea o affaticamento.
Se le paure irrazionali legate a questa fobia non vengono elaborate, prendendosi il tempo di ascoltare le proprie emozioni e capire da dove vengono, la vita può diventare molto complicata. Sale la frustrazione e si abbassa l’autostima, portando all’esaurimento fisico ed emotivo o all’ansia generalizzata, che se cronica può avere anche sintomi depressivi.
Chi stai cercando di accontentare?
A volte la ricerca della perfezione nasce dal bisogno di piacere a tutti. Vivere seguendo le aspettative degli altri però significa perdere la capacità di essere fedeli a se stessi, trasformando ogni obiettivo in una sfida insormontabile. È il caso di chi passa troppo tempo a chiedersi cosa pensano gli altri, di chi non è in grado di chiedere aiuto o di dire di no, di chi procrastina per paura di deludere o di chi attende le risposte degli altri prima di prendere una decisione, oppure di chi sente il bisogno di giustificarsi continuamente, anche quando non ce n’è motivo.
In particolare, ci sono due aspetti psicologici legati alla sensazione di non essere all’altezza nelle relazioni. Da un lato c’è il liking gap, quella paura di non piacere che porta a stimare al ribasso l’impressione fatta sugli altri dopo una conversazione o un incontro, dall’altro l’effetto spotlight, quella vena di egocentrismo da cui nasce la convinzione che l’altra persona faccia caso a ogni nostro gesto, parola, dettaglio fisico o vizio linguistico senza perdersi un dettaglio. E quindi non c’è altra scelta che mostrare sempre la migliore immagine di sé. In realtà, questo riflettore puntato addosso è solo nella testa di chi sottovaluta quanto ognuno si senta al centro del suo mondo.
Come si supera
Per liberarsi dell’atelofobia è necessario guardarsi dentro e risalire alle cause di tanta paura. Ecco perché la terapia è lo strumento più efficace: l’aiuto di un professionista permette di approfondire aspetti che da soli potrebbe essere difficile indagare. Terapia e modalità di intervento varieranno a seconda delle caratteristiche e delle esigenze di ogni paziente, ma in generale il terapeuta può aiutare a:
- Riformulare il concetto della persona e di ciò che significa perfezione e imperfezione, verso una visione più conciliante e realistica.
- Ripensare al perché si dovrebbe essere perfetti e soprattutto per cosa o per chi.
- Visualizzare la sofferenza e il disagio generati dall’autoesigenza e proporre modi più sani di vedere e vivere una situazione.
- Lavorare sull’accettazione, sul concetto di sé e sulle proprie debolezze, per normalizzarli e ridurre i livelli di disagio.
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